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Dal Molin, a ottobre il referendum popolare
Publie le venerdì 8 agosto 2008 par Open-Publishing1 commento
Consegnate ieri al Parlamento le 60mila firme raccolte per la legge contro basi e trattati segreti
Dal Molin, a ottobre il referendum popolare
La destra chiede soldati, gli Usa il cantiere
Vicentini davanti a Montecitorio, nel gennaio 2007. Contro la nuova base Usa nel loro territorio, ...
di Checchino Antonini
Da destra si strepita, all’ombra dei capolavori palladiani, per avere militari anche per le strade di Vicenza. A metterci la faccia il signor Cattaneo Roberto, leader dei dipendenti italiani della Ederle, ossia del fiacco (ma potente) comitato Sì Dal Molin, spedito in Provincia da Forza Italia. Lui dice che servirebbero proprio perché c’è tensione per la nuova base Usa. Non riesce proprio a ingoiare lo tsunami che ha sfrattato il suo collega di partito (migratore dal Msi transitato per la Lega prima di indossare il doppiopetto berlusconiano) dalla poltrona di Palazzo Trissino da dove il nuovo sindaco, Achille Variati, Piddì - un passato remoto da democristiano «per bene» e un passato prossimo no-base - ha indetto ieri il referendum popolare sulla spinosa questione della nuova base Usa a meno di un paio di chilometri dai monumenti che sono valsi alla città la qualifica di patrimonio dell’Umanità.
Domenica 5 ottobre, insomma, la città andrà alle urne per rispondere alla seguente domanda: «È favorevole all’adozione da parte del Consiglio comunale di Vicenza, nella sua funzione di organo di indirizzo politico amministrativo, di una deliberazione per l’avvio del procedimento di acquisizione al patrimonio comunale, previa sdemanializzazione, dell’area aeroportuale "Dal Molin" ove è prevista la realizzazione di una base militare statunitense?». In questo caso - continua il questionario - dovrebbe essere destinato «ad usi di interesse collettivo salvaguardando l’integrità ambientale del sito?».
«E’ un momento importante per la città: finalmente possiamo esprimere il nostro parere - spiega a Liberazione , Cinzia Bottene, consigliera eletta con la lista Vicenza libera, promossa dal Presidio permanente, una delle voci più ative del composito fronte del No. Bottene racconta di aver chiesto che, almeno fino alla consultazione avvenuta, non si aprano i cantieri. Ma l’incalzare degli avvenimenti potrebbe non essere un bun auspicio. Innanzitutto la riconferma del supercommissario Costa, un curriculum di amministratore e ministro in orbita Pd scandito da grandi e devastanti opere. 48 ore dopo la riconferma Costa ha consegnato le chiavi dell’area al comando Usa che mercoledì (anniversario della prima atomica atomica su Nagasaki) le ha consegnate alle mega cooperative (la ferrarese Cmc e la bolognese Ccc) che si sono aggiudicate l’appalto, riunite in associazione tempranea di imprese (Ati). A giorni potrebbe iniziare la preparazione del cantiere che potrebbe essere operativo entro sei mesi.
«Se questo dovesse avvenire sarebbe una dichiarazione di guerra, noi la cosidereremmo tale, perdipiù da parte di una nazione, gli Usa, che si fa paladina della democrazia, sarebbe ancora più grave!», continua Bottene. Per questo, a Vicenza nessuno degli animatori del presidio permanente è andato in ferie. «Siamo pronti a reagire in qualsiasi momento», garantisce la combattiva consigliera che partecipa, in queste ore, alla messa a punto delle giornate di mobilitazione in programma tra il 3 e il 14 settembre. «Per noi sarà l’avvio della campagna referendaria, giorni importanti e, visto il programma, molto interessanti». Top secret il cartellone artistico, i momenti politici clou saranno articolati su sei dibattiti: sull’informazione, sulla legittimità e illegittimità delle scelte che riguardano i territori, sull’assetto strategico mondiale, sulle comunità in lotta, sugli aspetti sanitari implicati nei luoghi invasi dalle basi militari, infine sul ruolo delle grandi coop e sulle loro contraddizioni etiche.
Intanto ieri mattina sono state consegnate al Parlamento le circa 60mila firme raccolte sulla Legge di Iniziativa Popolare contro i trattati, le basi e le servitù militari. I promotori (Rete Disarmiamoli, Semprecontrolaguerra, Mondo senza guerra, Sinistra critica ecc...) ritengono che sia tempo di prendere di petto i trattati militari segreti (come quello del 1954) dietro cui si nascondono i governi italiani - come nel caso del Dal Molin - per giustificare la costruzione e la presenza di basi militari e armi nucleari Usa e Nato sul nostro territorio.
Messaggi
1. Dal Molin, a ottobre il referendum popolare, 9 agosto 2008, 21:19, di Vittoria
Nella posizione del movimento NO Dal Molin ci sono alcune cose non chiare, per esempio:
– perchè un simile quesito anzichè base SI/NO?;
– perchè non chiedere la smilitarizzazione di tutto il territorio?;
– e se venisse ampliata la base esistente?;
Ciao, Vittoria Dal Molin