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Dalla Rai all’informazione, quando il parlamento si inceppa.

Publie le martedì 14 ottobre 2008 par Open-Publishing

Dalla Rai all’informazione, quando il parlamento si inceppa. Intervista a Bruno Tucci (Ordine dei giornalisti)

di Alessandro Cardulli

Marco Pannella interrompe lo sciopero della sete. Mangia un gelato nei pressi di Fontana di Trevi. “Questa volta- dice-magari per lo stesso motivo e cioè salvare la pelle, invece della pipì ho mangiato un bel gelato,con le compagne e i compagni..” Sciopero della fame e della sete mentre i parlamentari radicali eletti nelle liste del Pd continuano ad occupare la sede della Commissione di Vigilanza Rai , ancora senza presidente.L’elezione del presidente della Commissione di cui occupano la sede e di un giudice della Corte Costituzionale sono i motivi alla base delle iniziative dei radicali.

Chiedono sedute ad oltranza finché non si arriva alla fumata bianca per Commissione di vigilanza e un giudice della Corte costituzionale. Più di cinquecento parlamentari di diversi gruppi hanno fatto propria questa richiesta che avrebbe dovuto essere eletto un ano e mazzo fa. Toccherà ai presidenti di Senato e Camera, Schifani e Fini, prendere la decisione. Non sembra allo stato che vi siano infatti possibilità di sciogliere altrimenti i nodi in tempi rapidi.

Dal punto di vista mediatico fa più notizia l’elezione del presidente della Repubblica. La Corte costituzionale funziona anche con un giudice in meno. Certo è un fatto grave ma senza presidente della Vigilanza. Come sottolinea Bruno Tucci, presidente dell’Ordine dei giornalisti di Roma e del Lazio , se non si elegge il presidente tutto continua a rimanere bloccato. “ “Non si eleggono- sottolinea- presidente della Rai, consiglio di amministrazione, restano aperti problemi che riguardano l’informazione, i giornalisti, tutti coloro che lavorano in questa azienda, direttori di testate, di reti, e via via giù per li rami.. C’è una gran confusione, un bailamme. Ne soffre l’informazione, i programmi spesso, e non volentieri, sono,come si dice in gergo, spazzatura”. Pagano gli operatori, pagano gli utenti. “ “Siamo nell’occhio del ciclone- afferma Tucci- , è una grande bufera. Non si riesce a trovare il bandolo della matassa.

L’opposizione non demorde, la maggioranza non vuole cedere. Si dice al mio paese, in Calabria, che gli asini litigano e i barili si sfasciano. Nei barili c’era l’acqua che la gente attendeva. Insomma i due litiganti fanno a botte e il terzo, l’utente, paga pegno”. “ Penso-prosegue- che tutti dovrebbero fare un passo indietro. Oggi,. in particolare, abbiamo bisogno di fornire al cittadino, all’utente del servizio pubblico, una informazione ampia di quanto sta avvenendo nel mondo. E un’azienda che produce comunicazione non può permettersi di rimanere senza organismi che l’amministrano nelle pienezza dei poteri”. In fondo, buttiamo là, anche i giornalisti sono senza contratto, giornalisti che non godono proprio di buona fama.Tucci non si tira indietro. “

Da diversi anni siamo senza contratto, uno strumento indispensabile per garantire autonomia e libertà dell’informazione. Ciò proprio in una fase di grandi cambiamenti del nostro modo di lavorare .” Tucci ha fatto l’inviato per il Messaggero, Il corriere della Sera, ora collabora con la testata milanese e con la Gazzetta dello sport. Riocorda come si lavorava quando gli articoli venivano dettati allo stenografo che poi li passava al redattore per arrivare infine in tipografia. “ Radio e televisione- sottolinea- erano marginali. La carta stampata aveva il primato: oggi le notizie , arrivano ogni pochi minuti, non solo radio e tv ma internet consente una informazione pressoché continua. La prima pagina di un quotidiano cambia completamente rispetto al passato: deve attrarre il lettore, deve contenere le principali notizie .

Insomma una informazione veloce, rapida.” Già, ma mentre tutto cambia – lo interrompiamo-proprio la formazione dei giornalisti resta ancorata alle vecchie regole dell’Ordine. “

E’ vero, la legge sull’Ordine data 1963. Abbiamo provato tante volte a suggerire profondi cambiamenti. Gli Ordini regionali devono fare salti mortali per rispondere alle esigenze dei giovani che vogliono praticare questa professione. Proveremo di nuovo ad avanzare proposte innovative”. Chissà perché, osserviamo, si rischia il corto circuito,ogni qualvolta il Parlamento dedica la sua attenzione ai problemi dell’informazione: vedi provvedimenti che tagliano i fondo per i giornali no profit, le cooperative, commissione di vigilanza Rai, riforma del sistema radiotelevisivo, accesso alla professione giornalistica . “Trattandosi di problemi che riguardano il diritto dei cittadini ad essere informati e il diritto dei giornalisti ad informare, insomma la libertà e il pluralismo della comunicazione – dice Tucci- la risposta te la sei già data”.