Home > Dalla comunitò di Sant’Egidio: la pena di morte

Dalla comunitò di Sant’Egidio: la pena di morte

Publie le giovedì 4 gennaio 2007 par Open-Publishing

Nessuno può sostituirsi a Dio. La difesa radicale della vita viene da Dio (1° libro della Bibbia). La vita di Caino è protetta da un segno speciale che impedisce la vendetta

La pena di morte non restituisce vita alle vittime. Aggiunge solo una nuova morte

Non è un deterrente. Usarla non diminuisce i reati gravi. Toglierla li fa diminuire del 20%.

Negli States che la mantengono il tasso di omicidi è doppio o triplo rispetto di altri che l’hanno abolita da tempo

Non risarcisce le famiglie delle vittime, ma le congela, per anni, nell’odio e nell’attesa di una vendetta esercitata dallo Stato a nome dei privati

Nei paesi democratici colpisce 9 volte su 10 minoranze sociali o razziali (poveri, neri, nativi, ispanici). È drammaticamente iniqua perché seleziona la razza e il ceto sociale del condannato (nessun ricco è mai stato condannato a morte in USA). Altrove colpisce oppositori politici, minoranze religiose

Negli Usa, dal 73, 96 condannati a morte sono stati rilasciati perché trovati innocenti, e nell’ultimo anno grazie al test del DNA. È un tasso di errori immenso

Essa non rende migliore né lo stato né la società civile ma li abbassa stato al livello degli assassini.

È inaccettabile ciò che vuole dimostrare: che il condannato non è un uomo in senso pieno, ma un "sottouomo" “subhuman”, “untermensch" come avrebbero detto i nazisti.

È il più premeditato degli assassinii.

A. Camus: “Un’esecuzione non è solamente morte, ma è diversa dalla privazione della vita almeno quanto un campo di concentramento è diverso da una prigione”

Contiene una dose ineliminabile di tortura perché si muore 10,100,1000 volte ogni giorno prima di morire: nella propria mente, nell’attesa, nella soppressione dei diritti umani che il sistema carcerario estremo rappresenta.

L’accelerazione delle coscienze per stare con un diritto umano in più nel Terzo Millennio chiede un gran lavoro per far crescere le opinioni pubbliche e aiutare le scelte dei governi.

Molte componenti del pensiero laico e religioso hanno espresso un rifiuto radicale, cristiani e non cristiani.

Giovanni Paolo II ha più volte ribadito l’inviolabilità della vita e l’empietà della pena capitale.

Aumentano nel mondo le associazioni di parenti di vittime che rifiutano la pena di morte e i cui membri chiedono di non uccidere nel loro nome.

La pena di morte disumanizza l’intera società mentre abbassa lo Stato a reazioni primitive. Per questo è sempre una sconfitta.

La logica istintiva e infantile di una giustizia vendicativa appartiene a uno stato di natura che, in questo passaggio di millennio, vorremmo veder tramontare in un progresso di civiltà universale.

..

Da http://www.masadaweb.org