Home > Dalla selva di Chiaiano, un appello ai movimenti
Dalla selva di Chiaiano, un appello ai movimenti
Publie le giovedì 29 maggio 2008 par Open-Publishing2 commenti
Per la salute, per l’ambiente, per la democrazia, per la libertà di movimento!
Chiaiano dopo Pianura, Giugliano Serre, Acerra, Savignano… le lotte ambientali che hanno infiammato tante realtà della Campania non nascono, come racconta la disinformazione mainstream, dagli “egoismi del popolo del no”. Queste insorgenze sono la risposta ad un esproprio
di democrazia ultradecennale che, come avvenne per la lunga stagione affaristica del Commissariamento post-terremoto, ha consegnato i nostri territori alla speculazione economica e finanziaria, alle ecomafie e agli interessi più indecenti delle burocrazie politiche.
Le strategie della shock-economy campana hanno fatto della “categoria dell’emergenza” un dispositivo di comando e di profitto con cui ricattare continuamente le libertà collettive, censurare il dissenso e le concrete alternative possibili verso una indispensabile strategia Rifiuti-Zero
che protegga l’ambiente e la salute collettiva, aprendo anche nuove opportunità lavorative.
Le istituzioni e quell’ampio ceto politico, che oggi strumentalizzano retoricamente “il bene collettivo”, hanno lavorato per oltre 14 anni alla frantumazione di questo concetto e alla contrapposizione tra le comunità, oscurando l’esistenza di alternative concrete incentrate
sul porta a porta, il riciclo, la riduzione degli imballaggi, il compostaggio e gli impianti a freddo.
Il “decreto-rifiuti” del governo Berlusconi è la consacrazione di questo processo e impone l’apertura di dieci discariche e quattro inceneritori che devasterebbero ampie aree della regione! Proprio mentre in Sassonia ci dicono che riciclano almeno il 70% dei rifiuti campani con
dei banalissimi impianti di differenziazione “a valle”…
E’ un modello di profitto sempre più aggressivo verso gli uomini e la natura, che ritiene di sopravvivere alla crisi distruggendo il territorio. Dal rilancio del Ponte sullo Stretto alla TAV ai Rigassificatori fino
all’annunciato ritorno del cosiddetto nucleare civile si punta tutto sulle mega opere inutili e dannose e sul rilancio del business a scapito della sicurezza del lavoro, della salute e dell’intera vita.
Le lotte contro le megadiscariche e l’incenerimento hanno invece costituito luoghi di condivisione, spesso autentici “consigli ell’autogoverno”, magari ancora confusi e transitori ma cadpaci di fare rete tra le popolazioni e di ritessere dal basso nuovi modelli di bene comune.
La repressione che si sta scatenando violentemente a Chiaiano e che ha già ferito gravemente alcuni cittadini come quella che si annuncia verso le altre popolazioni coinvolte dai provvedimenti del governo, non è però l’ennesimo remake. E’ molto di più!
E’ la sperimentazione, con consenso pressochè bipartisan (vedi in Campania il forte appoggio di Bassolino), di un modello di relazioni sociali sempre più militarizzato. Un autentico salto di qualità nei modelli di governance del territorio:
c’è la produzione di norme penali “Just-in-time” per colpire le figure sociali del dissenso, che affianca anche simbolicamente la decisione del sovrano e respinge chi si oppone nell’area della criminalità e dei
“comportamenti antinazionali”. Lo “stato d’eccezione” – quindi - diventa categoria fondamentale per sostenere la qualità della decisione, rivelando in controluce la sua stessa debolezza, la sua delegittimazione
sociale.
La repressione violenta, l’ostentazione di forza militare, la diffusione sul territorio regionale di una infinità di basi e depositi bellici, l’arrogante indifferenza alle sorti di intere popolazioni ne sono un corollario inevitabile. La generalizzazione del collaudato meccanismo della fabbrica della paura con cui provano a ghettizzare interi gruppi sociali, come i migranti e i rom, nei loro intenti deve allargarsi e intimidire ogni forma di conflitto sociale.
Perciò “il destino di Chiaiano” (e poi di Terzigno e Savignano e Ferrandelle…) è così cruciale. Lo sa bene il governo che si prepara a riprodurre lo stesso dispositivo per tutte le altre lotte ambientali (e non solo) ed ha fatto della “discarica a Chiaiano” un proprio manifesto
politico. E non lo ignorano certamente i movimenti che in questi anni hanno declinato in autonomia ed indipendenza politica alcune pratiche di decisionalità e di democrazia dal basso che sono sempre più minacciate e represse dalla militarizzazione delle pratiche di governo e dalla limitazione degli spazi di lotta e di autorganizzazione.
Perciò facciamo appello ai cittadini, ai movimenti, alle comunità in lotta, dai No-Tav, ai No-Dal Molin, ai No-Ponte per una manifestazione a carattere nazionale a Napoli, domenica primo giugno. L’urgenza di questa mobilitazione è dettata dall’importanza generale della posta in gioco che in questi giorni si sta palesando in Campania.
Per infrangere la cappa repressiva e l’accerchiamento mediatico e politico contro le lotte sociali. Per fermare la deriva securitaria, la loro arroganza e la loro violenza! Perché la resistenza delle popolazioni di Chiaiano e Marano come quelle di tantissime altre realtà della regione e dell’intero paese sono momenti costituenti di un nuovo spazio pubblico in difesa dei beni comuni. Contro la devastazione dell’ambiente, contro la militarizzazione ed il disciplinamento coatto dei territori.
Per costruire nelle lotte e nella loro socializzazione il Patto di Mutuo Soccorso.
Comitati in difesa delle cave di Chiaiano
Reti campane contro la devastazione ambientale
..
ripreso in Masada
Messaggi
1. Dalla selva di Chiaiano, un appello ai movimenti, 29 maggio 2008, 11:01, di viviana vivarelli
L’appello dei comitati di Chiaiano ha questo indirizzo:
http://www.globalproject.info:80/art-16141.html
Se gli italiani fossero meno fessi e più previdenti capirebbero che la difesa del territorio, dei diritti dei cittadini e della democrazia sono fondamentali per uno Stato civile e riguardano tutti, e capirebbero che il peggio che capita agli altri non ci deve far godere dei nostri beni, perché nulla dura, tutto è precario, e domani il peggio degli altri potrebbe essere "il nostro", non siamo esentati dal male per grazia divina.
E gli italiani, invece di perdere tempo ad attaccare i poveri cristi che sono vittime della barbarie e si sono deboli e impotenti di fronte a poteri criminali surrogati dallo Stato, che hanno sempre usato violenza e assassinio "senza essere puniti" e anzi con la collusione di istituzioni pubbliche corrotte, dovrebbero stare al fianco delle vittime e partecipare alle loro lotte.
Attaccare chi è già in ginocchio e da secoli dallo Stato ha avuto solo corruzione e miseria è da vili. Pretendere che chi si deve arrangiare per vivere perché lo Stato gli nega i suoi diritti fondamentali abbia lui le colpe è da iniqui.
Presumere che in futuro non capiterà anche a noi la stessa sorte è da cecati.
Tutto ciò che accade in Italia, in Campania, in Calabria, in Sicilia ci riguarda, ovunque abitiamo, anche nel felice nord-est perché potrebbe essere felice ancora per poco.
E dobbiamo volere il progresso di tutti perché riguarda la nostra vita stessa. Non ci sono isole felici. C’è un paese allo sbaraglio in mano a dei delinquenti che ora hanno fatto un patto comune di servaggio politico, un paese che può rinascere o affondare e allora tutti saranno affondati ovunque si trovino, anche nel nord-est.
Credete voi che la caduta dell’Argentina abbia salvato le zone migliori? Sono andati a fondo tutti.
Noi siamo un solo popolo e un solo paese. O ci salviamo insieme o periremo insieme!
viviana
1. Dalla selva di Chiaiano, un appello ai movimenti, 29 maggio 2008, 11:09, di viviana vivarelli
Per Chiaiano l’1 giugno si terrà a Napoli una manifestazione dei movimenti
http://www.globalproject.info/art-16141.html
Il 2 giugno, manifestazione sempre a Napoli. organizzata da "Disarmiamoli" e Patto permanente contro la guerra
http://nuke.disarmiamoli.org/
(Il 2 giugno Festa della Repubblica... parata militare ai Fori..... tutti i generali e la destra in pompa magna...)
E il 9 giugno, come ciliegina, viene Bush a Roma si suppone non per ammirare il Colosseo..)
Il caro Silvio darà del tu al caro George (vorrei vederlo dargli del lei?!), e si baceranno ardentemente.
Visto che il caro Silvio in Texas andò sul carrettino con in testa il cappello texano, il caro Silvio accompagnerà il caro George in carrozzella con in testa una oppola siciliana?
E poi tutto a cannoli e panettun finisce?
Ormai si dovrebbe fare un panettun a forma di cannolo. Viva l’unità delle mafie italiane! Anzi internazionali!
viviana