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Del Turco, tutto un complotto comunista
Il corsivo di Puck
Un Del Turco sopra le righe. Ora parla a ruota libera, trova ospitalità da Vespa, quest’ultimo specializzato in cronache giudiziarie e garantista fino alla fine, anche quando la Cassazione si è già espressa condannando in via definitiva la Franzoni per l’uccisione del piccolo Samuele. Un programma televisivo trasformato in una specie di tribunale popolare, di una giustizia ‘fai da te’, con le arringhe dell’avvocato Taormina. Ovviamente arringhe innocentiste, visto la sua professione. Nel teatrino di Vespa non poteva mancare Ottaviano Del Turco, presidente, poi dimissionario, della Regione Abruzzo, nonchè uno dei fondatori del Partito democratico. Ovviamente non entriamo nella polemica fra Del Turco e i dirigenti del suo stesso partito.
Così come non ci interessano le accuse rivolte da Del Turco al segretario Veltroni, reo di non avergli espresso la propria solidarietà. Anche se è una cosa tutta berlusconiana quella di esprimere solidarietà a chi si trova inguaiato con la giustizia. In un paese normale si esprime fiducia nella magistratura, si chiede che le indagini avvengano nel più breve tempo possibile e si auspica che l’accusato se la cavi. Questa è la “presunzione di innocenza “ di cui parla la Costituzione. Nell’era berlusconiana, invece, l’indagato, il rinviato a giudizio, è innocente e la magistratura è fatta da giudici comunisti. Già qui casca l’asino. Perché Del Turco, per esempio, nell’intervista rilasciata al Corriere della Sera, ha un solo obiettivo: quello di accusare i comunisti di tramare contro di lui. La sua difesa, legittima ovviamente, è solo un’accusa ai comunisti. Lui vede rosso, comunista, ovunque. Non parliamo poi dell’Unità . Le sue parole sono intrise di odio. Un odio che non ha ragione di essere, vista anche la storia di Ottaviano Del Turco. Per quanto riguarda l’ Unità, parla di “ piccola mascalzonata stalinista”, di un “remake di uno stile giornalistico “che richiama il passato. Lui si sente come un novello Trotsky, accusato di tradimento per scaricarlo. Al giornalista del Corriere fa presente che è stata messa in giro la voce che si vorrebbe candidare alle Europee con la destra.
“Questo è troppo – sbotta - agnosco stilum: è il consueto escamotage della scuola comunista. Quando vuoi scaricare qualcuno, lo additi come uno che sta per tradire”. Metodi seguiti anche da uno come Franceschini che, se non andiamo errati, viene dal partito popolare , reo di aver preso le difese di Fassino ma non le sue. Anche per il cattolicesimo democratico, come per i comunisti, “ il garantismo non conta niente”.“ L’onore di Del Turco – grida - vecchio socialista, sindacalista Cgil, presidente dell’Antimafia, il mio onore non vale nulla?” E per trovare conforto in queste sua affermazioni chiama in causa “ i compagni socialisti, amici di una vita, Borselli, Villetti, Intini con i quali ho rotto perché sono stato uno dei fondatori del Pd”. “ Ora – prosegue - vedo i loro sorrisetti. Capisco che mi stanno dicendo: ‘ti avevamo avvisato, non fidarti dei comunisti’. A noi viene spontanea una riflessione: Del Turco i comunisti li ha conosciuti davvero. Non è con loro, con Bruno Trentin, che è diventato il numero due della Fiom, il più grande e combattivo sindacato operaio? Non è poi diventato di seguito numero due della Cgil con Luciano Lama? E non è con i voti di coloro che chiama comunisti che diventa presidente dell’Antimafia, poi presidente della Regione Abruzzo? Non è con i comunisti che mantiene tutti i suoi incarichi sindacali malgrado si pronunci a favore del referendum per abolire la scala mobile di craxiana memoria? Se Gramsci, cui si richiama Del Turco, potesse leggere quello che dice si rivolterebbe nella tomba. Forse anche Trotsky.