Home > Delitto di stato di Marco Travaglio
Ora attaccano i magistrati anche perché votano. Sembra una barzelletta o un brutto sogno, invece è tutto vero.
Armando Spataro è andato a votare alle primarie dell‘Unione e l‘on. avv. Sergio Cola, capogruppo di An in commissione Giustizia, ha trovato la cosa disdicevole: “Da oggi sostenere che il procuratore aggiunto di Milano è di sinistra e contro l’attuale governo non farà incorrere coloro che lo dicono nel reato di diffamazione.
La cosa rafforza ancor più la riforma dell’ordinamento giudiziario che vieta ai magistrati di far politica attiva a tutela dell‘indipendenza dei giudici e dei cittadini sottoposti al loro giudizio“.
E’ il mondo alla rovescia: orde di avvocati si fanno eleggere in Parlamento e legiferano contro i magistrati, depenalizzano reati (magari quelli dei loro clienti), ostacolano per legge i processi (compresi quelli a carico dei loro clienti), regalano prescrizioni (magari ai loro clienti), ma non c’è conflitto d’interessi. C’è invece se un magistrato va a votare e lo dice.
Non viene in mente, al Cola, che nell‘Italia bipolare i magistrati votano o per la destra o per la sinistra, e se vogliono essere indipendenti lo sono in entrambi i casi, perché l‘indipendenza si esercita nei tribunali, non alle urne.
E per ogni Spataro che vota a sinistra c’è (almeno) un Pincopallino che vota a destra, com‘é è normale e risaputo. L‘indipendenza dei magistrati non si difende vietando di esprimere le loro idee o di esercitare i loro diritti civili, ma evitando di applaudirli quando assolvono un potente e condannano un poveraccio, e di attaccarli quando assolvono un poveraccio e condannano un potente. Evitando di fare leggi per sbarrare le porte della Procura Antimafia a Caselli che ha fatto certi processi e spalancarle a Grasso che non li ha fatti. E possibilmente evitando di etichettare le toghe in rosse o nere a seconda del colore dei loro imputati.
Negli anni 70 e 80 Spataro era “di destra “perché indagava sulle Br e Prima Linea, come Caselli era “servo di Dalla Chiesa” e D ‘Ambrosio, che aveva assolto Calabresi, era “fascista“. Poi divennero tutti comunisti per aver criticato le controriforme berlusconiane insieme al 90% dei magistrati di destra, di sinistra e di centro, compresi i noti zapatisti della Cassazione.
Ma quando criticavano le controriforme dell’Ulivo, tipo Bicamerale, articolo 513 e “giusto processo“, che cos‘erano: toghe nere? Dieci anni di berlusconismo di destra e di sinistra (l’altro giorno Diliberto chiedeva la testa di un magistrato perché, testualmente, “iscritto ai Lions”...) ci ha portati a questo: al rifiuto di accettare la terzietà di poteri di controllo come la magistratura e l’informazione, continuamente trascinate nella bagarre politica per sporcarle e screditarle.
Così Spataro è di sinistra quando polemizza con Castelli, di destra quando acciuffa i complici di Al Quaeda, di nuovo di sinistra quando indaga sugli agenti della Cia che rapiscono e fanno torturare un imam.
E’ così difficile accettare che sia semplicemente un magistrato imparziale che quando vede un delinquente lo processa, e poi in cabina elettorale vota per chi gli pare?
Il fatto è che per imparzialità s’intende ormai neutralità, anzi ignavia, quieto vivere, connivenza. Per lorsignori è imparziale chi se ne infischia della vita pubblica e del futuro del suo lavoro, lascia fare al governo di turno e bada a ritirare lo stipendio a fine mese.
Così han da essere i magistrati: come quelli “imparzialissimi“ degli anni ’50 e ’60, che non aprivano mai bocca ma nemmeno un‘inchiesta scomoda, avendo letto solo metà del Codice penale e non essendosi accorti che conteneva reati come la corruzione, il falso in bilancio, la frode fiscale, l’inquinamento, l’abusivismo, le minacce alla salute, alla sicurezza e ai diritti dei lavoratori. Tutti governativi, tutti omologhi alle classi dirigenti, dunque molto imparziali Ce ne sono anche oggi. Di meno, ma ce ne sono. Di solito fanno i consulenti del governo (o i consigliori di qualche grande impresa), vengono intervistati dai giornali e dalle tv del governo dove parlano bene delle controriforme del governo. E passano per la quintessenza dell’imparzialità.
Perché non è vero che un magistrato non possa commentare una legge: può farlo solo per elogiarla. Se la critica, perde l’imparzialità.
Chi pensava che i diritti di libertà fossero stati conquistati col sangue per consentire il dissenso, si vergogni: la libertà è riservata a chi applaude. E chi non applaude è meglio che non voti.
Nei paesi seri, i diritti civili li tolgono ai delinquenti. In Italia, ai magistrati.