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Democrazia sindacale - COBAS

Publie le giovedì 1 dicembre 2005 par Open-Publishing

Democrazia sindacale per sé, dittatura sugli altri...
ovvero
Come ti perseguito i Cobas!

Fino al termine degli anni ’80, Cgil-Cisl-Uil consideravano un attacco alle libertà ogni interferenza legislativa sul diritto di sciopero e sulla rappresentanza sindacale e qualsiasi vincolo o divieto in tali decisive materie. Poi, dopo la nascita dei COBAS, tutto è cambiato: norme pattizie e accordi intersindacali sono divenuti la base di interventi legislativi pesantissimi per impedire la crescita dei COBAS e del sindacalismo conflittuale.

Leggi e norme contro COBAS e sindacalismo conflittuale

L’attacco partì nel ’90 con la legge anti-sciopero (detta anti-COBAS), estesa poi a dismisura da una Commissione di garanzia, autonominatasi parte legislativa, con l’introduzione di sempre nuovi divieti; poi la legge Bassanini del ’97, per la rappresentanza nel pubblico impiego, con assurde norme-capestro e con la sottrazione di ogni diritto ai sindacati privi della “rappresentatività” formale, mentre nelle RSU del lavoro privato si imponeva l’intollerabile “tangente” del 33% degli eletti/e assegnati d’ufficio a Cgil-Cisl-Uil; e come terzo passo, l’ulteriore aggravamento della Bassanini mediante un truffaldino meccanismo elettorale, imposto da Cgil e Cisl, per misurare la rappresentatività nazionale.

Per essere “rappresentativi” non si vota infatti, come sarebbe ovvio, su liste nazionali ma si sommano i voti ottenuti nelle elezioni delle singole RSU nei posti di lavoro. Cosicché, per raccogliere i voti ad esempio in una scuola, per dare ad un sindacato la rappresentanza nazionale con i conseguenti diritti, bisogna candidare un lavoratore/trice di quella scuola alla RSU nella lista di quel sindacato: come se, nelle elezioni politiche nazionali, gli abitanti di un condominio non potessero votare per un partito se non candidando un abitante del loro condominio. La nostra proposta, semplicissima, che vi fosse una scheda per l’elezione della RSU e una per la rappresentatività nazionale venne annullata dal governo D’Alema, che bloccò le elezioni nella scuola fino a quando le modalità Cgil non vennero imposte.

La sottrazione del diritto di assemblea e le elezioni-truffa

Infine, da parte sindacale venne “suggerito” al Ministro amico Berlinguer di intervenire per cancellare il diritto di assemblea nelle scuole che i COBAS avevano (come dovrebbe essere per qualsiasi gruppo di lavoratori) fin dalla nascita (1987).

Cosicché, privati anche del diritto di fare campagna elettorale, andammo alla prima elezione delle RSU “a mani legate”, riuscendo a presentare candidati/e in più di 2000 scuole, ove risultammo primi (a pari merito con la Cgil scuola) con il 27% di voti; ma nella media nazionale, non avendo potuto i lavoratori/trici nelle restanti scuole votare per noi, giungemmo al 6%, e il perverso meccanismo bassaniniano (media tra voti e deleghe sindacali) non ci consentì di superare il 5% necessario.

Da allora, nonostante i COBAS abbiano dato amplissima prova di essere rappresentativi, (con scioperi e manifestazioni di centinaia di migliaia di docenti ed Ata, che prima cancellarono il “concorsaccio”, provocando l’allontanamento di Berlinguer, e poi, con la promozione del vasto movimento del “popolo della scuola pubblica”, hanno bloccato o rallentato la “riforma” Moratti), tutti i diritti sindacali ci sono stati sottratti brutalmente. E la persecuzione anti-COBAS si è accanita soprattutto sul più elementare di essi, quello di parola, relativo alle assemblee in orario di servizio.

Tale diritto è dei singoli docenti ed Ata che hanno dieci ore annue per svolgere assemblee con i sindacati che preferiscono. Ma esso è stato sequestrato dai sindacati “rappresentativi”: e a vigilare più di tutti, ossessivamente, su tale sequestro è stata la Cgil-scuola (FLC). In questi anni molti dirigenti scolastici non hanno ostacolato le nostre assemblee: ma ciò non è mai stato tollerato dalla Cgil e dagli altri sindacati concertativi, compatti nel difendere il proprio monopolio. Non sopportano che una organizzazione senza “professionisti” della contrattazione dimostri di poter fare appieno sindacato. Siamo stati monitorati provincia per provincia, scuola per scuola, i dirigenti scolastici “tolleranti” sono stati minacciati di ricorsi e denunce.

Un nuovo provvedimento repressivo

E in questi giorni, avendo noi programmato una vasta campagna di assemblee per lo sciopero generale del 25 novembre, i “rappresentativi” hanno imposto al Ministero una circolare che intimasse ulteriormente ai dirigenti scolastici di non consentire lo svolgimento di assemblee indette dai COBAS , ottenendo dal Ministero un diktat ai Dirigenti Scolastici Regionali ed ai dirigenti dei CSA (gli ex-Provveditorati) provinciali perché impedissero “il ripetersi di simili episodi”, come se fossimo malfattori che si introducono abusivamente nelle scuole. Per garantire che l’allucinante persecuzione andasse a buon fine, dopo decine di interventi di singoli funzionari sindacali sui dirigenti scolastici, si è arrivati addirittura a “note” di Segreterie regionali FLC (come quella abruzzese citata dal CSA a L’Aquila, circolare del 14 novembre) che reclamano il divieto. Insomma, abbiamo dirigenti Cgil (oltre che di altri sindacati “rappresentativi”) che festeggiano il centenario del loro sindacato negandoci il più elementare dei diritti, tramite vergognosa richiesta alla “controparte” di farci tacere.

Usque tandem?

Fino a quando continuerà questa ignominia? Ha la Cgil-scuola (FLC) almeno il coraggio di dire pubblicamente che i lavoratori/trici non hanno diritto di scegliere con chi e come fare assemblee e che i Cobas non devono parlare nelle scuole? E questo sostiene anche la Cgil confederale, che ha partecipato alle iniziative contro la guerra, contro la direttiva Prodi-Bolkestein e alle altre campagne “no-global” nelle quali i Cobas hanno avuto un ruolo altamente “rappresentativo”? E non pensa la FIOM, che sta facendo giustamente della democrazia sindacale il suo cavallo di battaglia nel congresso Cgil, che, senza diritto di parola e di assemblea, il solo voto sui contratti non ripristinerà l’autonomia decisionale dei lavoratori?

E tutte le organizzazioni e associazioni, con le quali in questi anni abbiamo percorso tanta strada contro il liberismo, la guerra e la cancellazione della democrazia nella società, non pensano che sia difficilissimo ribellarsi contro tale cancellazione se non è garantito in primis, per i lavoratori/trici, diritto di parola e di decisione nei luoghi di lavoro?

NON VI PARE DOVEROSO ASSUMERE UNA CHIARA POSIZIONE AFFINCHE’ IL DIRITTO DI RIUNIRSI LIBERAMENTE NEI LUOGHI DI LAVORO, PER ESSERE PROTAGONISTI DELLA PROPRIA SORTE, VENGA GARANTITO AI COBAS E A TUTTI I LAVORATORI/TRICI?