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Di quale libertà parla Berlusconi?

Publie le lunedì 19 febbraio 2007 par Open-Publishing

Berlusconi, già iscritto alla loggia massonica P2 (tessera numero 1816, codice e.19.78, gruppo 17, fascicolo 0625, rilasciata il 26 Gennaio del 1978) è triste perché con il Corteo di Vicenza la sinistra ha dimenticato i giovani americani venuti a morire per la libertà.

Di quale libertà parla Berlusconi? Di quella libertà che permise ai capitalisti di fare buoni affari col Fascismo fino al punto da portare alla nomina a Senatore di Giovanni Agnelli , nonno dell’Avvocato, quale benemerito del regime (premiato personalmente da Mussolini il 1 marzo 1923 col Laticlavio) oppure di quella creata a tavolino con il Trattato di Versailles del 1919 e che spalancò le porte ad Adolf Hitler?

E’ dunque assai probabile che per Libertà il vecchio massone intenda Capitalismo, giacchè non ci pare il caso di definire "libero" l’operaio di una qualunque catena di montaggio fordista o toyotista come pure il bimbetto che cuce tomaie per le multinazionali delle scarpe in Thailandia, come un cassintegrato o un pensionato che non arriva alla fine del mese, come una nigeriana schiavizzata e costretta a prostituirsi da papponi autoctoni e di importazione.

C’è la pubblicità di un gruppo assicurativo che promette 2000 euro di prestito, comodamente rimborsabili in due anni pagando un po’ di interessi, per chi abbia problemi a pagare il riscaldamento.
La didascalia recita: "Quando arrivano le spese del riscaldamento state freschi! Prestito personale CALORATA".
E forse questa la libertà degli italiani?

Inoltre: si rispettano i morti perché morti o si rispettano perché dobbiamo rispettare il governo degli Stati Uniti?
Possiamo rispettare anche i morti tedeschi antinazisti e i morti dell’Armata Rossa oppure non ci è consentito?

Gli oltre 3000 marines morti in Iraq si rispettano come gli oltre 500 mila civili e militari irakeni ( ammazzati con due guerre imperialiste ed un embargo) in quanto morti, oppure si rispettano di più perché mandati da Bush a difenderci da Bin Laden attaccando Saddam Hussein (anche se pure le pietre sanno che i due non si sono mai trattati).
I civili israeliani morti sono come i civili palestinesi morti oppure i primi sono più morti dei secondi che, tenuti nel campo di concentramento di Gaza City sotto occupazione, decedono come le bestie e non muoiono mai?

Dunque, di quali morti stiamo parlando: dei morti perché morti, o dei morti come strumento per fare politica?

Se vale la seconda, stiamo coi morti di tutte le Resistenze, contro tutte le Occupazioni e contro il Sionismo (che non è antisemitismo, Presidente Napolitano) e contro i vostri morti.

E’ fresca, di qualche giorno appena, la notizia che la Camera USA ha approvato una risoluzione che condanna la politica in Iraq del Presidente Bush. E’ forse la Camera un organo smemorato che disonora la memoria di oltre 3000 giovani soldati mandati a morire dai trafficanti Bush-Cheney-Rumsfeld? E’ forse un Soviet?

Sono Nancy Pelosi, i Democratici e Repubblicani antiBush, il movimento pacifista statunitense dei sovversivi o più semplicemente degli oltraggiosi?
Ci pare di no.

Si capisce allora che se un pregiudicato come Berlusconi ritiene lecito bacchettare i manifestanti di un Corteo e non una Camera congressuale USA, il motivo è da ricercare senz’altro nel rispetto servile ed intimorito per Washington ma soprattutto nella perdita di senso della sinistra italiana, nella quale una becera cultura revisionista sta facendo breccia.

Il vero dramma è l’autodemolizione cosciente dell’egemonia culturale (prima che politica) a sinistra.
Lo sfaldamento negli anni del blocco comune su Resistenza ed Antifascismo ha amplificato l’ascesa del penoso centrodestra berlusconiano: le responsabilità morali dei postcomunisti e dei ri(af)fondaioli, a tal proposito, sono enormi.

Nel più completo disincanto la sinistra ha confuso la vera libertà (quella che i comunisti avevano imparato a conoscere con i consigli di fabbrica ai tempi della Rivoluzione e che oggi si sta faticosamente ricostruendo in America Latina) con il diritto alla partecipazione elettorale borghese ogni cinque anni, le necessità con le opportunità, i bisogni con i servizi, i diritti con le polizze assicurative.
Ed in mezzo a tutte queste macerie subumane, condite di revisionismo storico e di "ardite" gettate di ponte bertinottiane, il nostro massone si infila con il suo sorriso di plastica.

I mezzi di comunicazione ci ripropongono servilmente le sue volgarità, quando non le attendono costruendovi attorno eventi inesistenti: un petardo diventa una bomba carta tirata alla Questura, si cerca lo striscione dei "terroristi" di turno, il pupazzo bruciabile che però non brucerà, Casarini, Caruso con in mano qualche foglia pericolosa per i piccini che guardano da casa.

Il Corteo di Vicenza per le televisioni "s’è svolto senza incidenti", la polizia lo ha "presidiato con più di mille uomini": questo passa il convento!

Bisogna fare presto, ma non bisogna avere fretta.
Si ricostruisce spiegando e parlando, senza peggiorare la situazione.
Bisogna insegnare la storia partendo dal presente: dal Darfur, dalla Palestina , dall’Iraq, dal Libano occupato, dalla Somalia e tornare indietro: poi tornare avanti.

Bisogna spiegare ai bambini che la storia non si taglia a fette, e che prima di Delano Roosvelt c’erano i Pellerossa, quasi tutti sterminati.
Occorre capirsi sui concetti: non c’è libertà dove c’è occupazione militare, ma nemmeno dove c’è colonialismo.
A maggior ragione non ce n’è quando è mascherata da democrazia parlamentare e all’opposizione c’è un pregiudicato che è stato pure al governo.

francesco fumarola, www.mercantedivenezia.org