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Di tamarri e altre sconcezze

Publie le domenica 16 ottobre 2005 par Open-Publishing
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Caro zip,

per chi sente la politica (cura della polis) come una passione civile innata (c’e’ anche chi nasce con questo problema), il panorama di questi politici d’accatto appare sconfortante. In fondo nulla e’ cambiato dalla crisi dell’impero romano (non che la repubblica romana fosse meglio) e principi e valori civili e sociali sono stati stravolti dalla retorica marcia del marketing. E’ la nostra sete di ideali che ci fa scambiare catafalchi per albe radiose e ci fa gettare gli uni contro gli altri come difensori del santo sepolcro, quando invece nelle alte sfere chi ha uno straccio di potere se ne ride di noi e ci incula.

Ieri sono tornata a Firenze dopo tanto che non vedevo la mia citta’: ho girato atterrita in un carnaio di gente e turisti che si pigiavano l’un l’altro nell’immondizia comune e di macchine e motorini e biciclette addossati in ogni dove. Ogni pur piccolissimo spazio e’ stato venduto dal sindaco Dominici a bancarellai, venditori di lampredotto, cinesi pachistani, bar e ristoranti per sedie all’aperto, gazebo e ombrelloni, al punto che gli autobus devono fare i miracoli di Lourdes tutti i giorni per riuscire a passare nella calca e liquefarsi in tali intorcinamenti che lo scioglimento delle reliquie di San Gennaro e’ niente al confronto! Un si riesce a fotografare piu’ nulla, nemmeno il Duomo o piazza Cavour! Una delle citta’ piu’ belle del mondo e’ stata orrendamente sacrificata alle bieche e laide leggi del mercato e rischia di sembrare piu’ un suk cammellato dei suburbi che una splendida citta’ d’arte.

Come non bastasse, Dominici (rigorosamente di sinistra) insieme ad altri 47 sindaci toscani, rigorosamente di sinistra anche loro, ha svenduto l’acqua pubblica, e, se si pensa che in questa congrega, a mercificare i beni comuni, c’era anche il sindaco di Livorno ‘la rossa’, direi che piangere e’ poco, ma la cosa e’ sembrata cosi’ carina a questa sinistra, che non solo tace sulla Bolkestein e gli altri orrori europei e nazionali che ha rigorosamente incrementato, ma ci vende a pie’ pari al neoliberismo, cosi’ che addirittura il buon Dominici e’ presidente dell’unione dei comuni italiani, come emerito rappresentante di questa strana coalizione della sinistra che e’ piu’ liberista della Thatcher.

Alla radio perfino Scalfarotto, che si pregia di essere stato un DS con orgoglio, proclama solennemente la sua adesione alla Bolkestein e il suo intento di liberalizzare l’Europa piu’ che sia possibile! Alla faccia di lavoratori!

In treno, in un ritorno sconsolato, abbiamo chiacchierato con un veneto che lavora alla Benetton, amico di leghisti e altri signori politici del decantato nordest.. e ci raccontava belle storie davvero, come quella dei Mapoche che avevano infastidito Benetton, sollevando una mobilissima campagna mondiale a favore dei siti sacri, acquistati incautamente dal Luciano per farci gli allevamenti di pecore, ma che poi si erano prontamente azzittiti quando Benetton ha pagato un tot (ah non ci sono piu’ le belle religioni di una volta!).

O ci diceva che un comune che doveva costruire un ponte si era visto arrivare De Michelis a riscuotere il suo 15% per aver concesso l’opera. Al sindaco stranito che gli diceva che avevano i soldi per fare il ponte ma non avevano proprio quel 15%, il degno rappresentante socialista rispondeva: "Beh, che problema c’e’? fatelo piu’ stretto! Togliete il passaggio pedonale e ci esce il mio 15%!".

O ancora dell’Albania che aveva bisogno di una fabbrica per gli imballaggi e gliela vendeva il Sud, solo che l’Albania non aveva i denari per comprarli e allora lo stato italiano gli dava i fondi per l’acquisto solo che la commissione passava doverosamente dalla segretaria particolare del tale politico, non quella di Roma ma proprio la sua di casa, che naturalmente ci prelevava il suo bel 10%. E hi pensato, se si prende il 10% anche su una fabbrica per l’Albania, figurati quante segreterie si saranno gia’ incamerate le le commissioni del Ponte di Messina, che non sara’ mai fatto, il ponte, ma le commissioni saranno tutte e bell’e riscosse!

E poi tutti gli altri, anche quelli nuovi, venuti bellicosamente a Roma a virtu’ mostrare, che non riuscivano a muover foglia, perche’ ormai le decisioni politiche anche di piccolo cabotaggio sono prese da uno o due per tutta Italia e per profitti precisi e tutti gli altri sono li’ solo come il cane del padrone legato alla catena che puo’ solo abbaiare e in cambio riceve un lauto pasto (Adornato compreso, e ricordo la faccia un po’ bolsa del premier al suo aulico discorso come a dire: “Ma che tira fuori questo qua? Che scemate!? Ma lasciamolo sfogare, il citrullo, che occupa un po’ spazio!”

Noi non abbiamo dei politici a Roma, abbiamo della gente da 15%, dei tacchinari, dei tangentari, in una parola dei “tamarri”.

Come dice la Ginetta da google: “i tamarri sono esseri inferiori, solo vagamente umani, a immagine e somiglianza dei bulli di periferia" (non fatevi confondere dalla sbobbia che tengono o dalla scorta o dall’auto di rappresentanza o dal gessato blu, ma ve ne sono anche che portano il nero lungo con banda porpora in vita) ), sempre “furbetti der quartierino” sono, e a quelli nulla importa del territorio o di chi ci abita, se si piange o ride, si fischia o si caca, gli importa solo imporre tangenti e sopraffazioni, gli importa solo “far vedere chi sono io!”.

“Il tamarro e’ in genere avvallato e sostenuto da una banda di compari di gozzoviglia, grazie ai quali puo’ violentare una zona: gaurri, zarri, cuozzi, cataruozzoli.”

"Il tamarro - dice Ginetta- non ha particolari limiti geografici, potrete trovarlo praticamente ovunque (e massimamente il tamarro politico dove c’e’ la grana e dunque Roma e’ la meglio piazza), tranne che nei luoghi ove aleggi un sentore anche minimo di cultura (es. una biblioteca, un museo, una libreria...), una sorta di criptonite per lo sconsiderato essere in esame (lo si e’ visto coi tagli allo spettacolo!). Sono queste zone pericolose per il tamarro, che non puo’ rimanervi per un tempo superiore alla frazione di nanosecondo, pena la morte fisica, non cerebrale, dato che questa e’ avvenuta praticamente quando il tamarro era ancora in uno stato embrionale."

"Il tamarro si sposta in branchi, dato che da solo non riesce a esercitare quella funzione intimidatoria scopo stesso della sua vita."

Come si vede ben chiaro, noi non abbiamo una classe politica, ma siamo in balìa di bande di tamarri insediati a Roma, e la banda leghista si e’ adeguata prontamente all’uso locale, assorbendone usi e costumi. Non esiste, come dice Follini, “chi ha passione politica e chi pensa solamente al guadagno”. Anche questo fa parte della retorica del tamarro che se accampa valori e’ solo quando ha meno contanti.
".. in conseguenza dell’attaccamento barbaro e ingiustificato del tamarro alla vita, tale misera capacita’ di elaborazione viene dedicata esclusivamente al perseguimento delle funzioni vitali (respirazione e battito cardiaco)" (Nel caso del tamarro politico, accumulo e prevaricazione).

"Nota la predisposizione del tamarro di percorrere solo strade a senso unico, nel verso sbagliato (vedi l’Udc): d’altronde, la vita del tamarro non ha senso..."
"..le cozze impanate sono le nemesi femminili dei tamarri (vedi la La Rosa)..."

“Basta poco per mandare in tilt il primordiale encefalo dell’homo demens (definizione scientifica del tamarro)."

"Per amplificare l’intelletto, il tamarro fa uso, durante gli spostamenti (e non solo), di sostanze allucinogene varie (con predilezione per la coca)"
"Il fumare non pregiudica la guida del mezzo (vedi direzione della Fiat o di organismi finanziari a scelta o di ministeri), perche’ inspirando, il tamarro assimila sostanze terribilmente nocive, espirando espelle, oltre all’aria oramai ricca di anidride carbonica, anche i derivati della combustione psicotropa."

"In genere il tamarro ama il nero sconfinando spesso nella scala dei grigi catarifrangenti" (per il tamarro politico i gessati di Caraceni e le cravatte blu e pallini che prendono il posto dei piercing).

"Incredibile a dirsi, il tamarro parla. Anzi, piu’ realisticamente, bofonchia (Prodi), muggisce (La Loggia), genera rumore (Calderoli) tramite la stimolazione dei flussi d’aria che avvolgono le sue corde vocali (sibila e fischia, vedi Tremonti). E quando riesce ad articolare un intera frase, in genere la stessa e’ priva di senso apparente e viene recepita solo dai suoi simili. "(a volte, con Adornato o Berlusconi, riesce anche a replicare una serie di barriti incomprensibili due o tre volte per ambiti diversi. Essendo privi di significato reale, puo’ iterare serie di suoni uguali, come barzellette, a comando)

"Normalmente il tamarro politico parla solo per se’, non risulta si sia mai posto il problema di un interlocutore (soprattutto popolare)". Praticamente si parla addosso, come uno che fa versi in bagno.

“Sembra, ma non e’ provato che (in casi numericamente inferiori alle eclissi di sole) il tamarro abbia cercato di comunicare con un essere umano (una volta Berlusconi ha toccato una puppa a una signora) ma con molto sforzo riuscira’ a mettere insieme qualche frase, scorretta nella sintassi, nelle grammatica e nei concetti. L’importante, comunque, e’ farsi capire: il tamarro fallisce anche in questo. " (il famoso ’non sto capito’ di Berlusconi).

"Proporro’ adesso alcune frasi estratte da una conversazione tra gruppi di tamarri, a proposito di una rissa. Gli altri argomenti trattati dai tamarri sono le superbanfe sessuali, l’elaborazione dei mezzi meccanici in generale e gli impianti stereo".
Il tamarro politico parla dei seggi, delle candidature, del suo ordine delle tabelle elettorali e di quanto si puo’ sbafare a ogni affare.

Indicativa la frase tipica del tamarro, ma va bene anche per il tamarro politico: "Ci’ hai una pista di coca?", oppure: "Forse non hai capito con chi stai parlando!" e "Devi venire tu e altri cento come te!" e poi l’inconfondibile: "Per uno come te basto solo io".

In genere il tamarro ha facilita’ con l’offesa verbale, specie ai famigliari, meglio se di sesso femminile e scende facilmente sul trito da caserma, dimenticando subito la retorica di facciata.

"La goccia che fa traboccare il vaso e’ una frase, che cambia in ogni regione d’Italia, tranne che in quelle a statuto speciale, ove e’ stata unificata. In Campania la frase incriminata e’ la seguente: "MA A QUANT ’O VVINN?!?!" (Trad. letterale: "MA A QUANTO LO VENDI", frase dal significato oscuro e inspiegabile). "

Per il tamarro politico la frase puo’ riferirsi a qualsiasi cosa, dal voto al senato, all’acqua pubblica, alle strade, ai palazzi dello stato, alla pace e guerra, ai principi della Costituzione, insomma e’ una specie di passe partout generale con cui comunica benissimo anche con i tamarri di altri stati. La tamarraggine e’ malattia planetaria, anzi e’ proprio il loro esperanto, anche quando parlano l’inglese male come Berlusconi e con cui vendono basi navali come il gas della Toscana come lo statuto dei lavoratori.

Apparentemente sembra che uno degli scopi vitali dei tamarri sia la rissa tra bande, ma non si deve esser tratti in inganno dall’apparenza, in realta’ i tamarri politici, di qualsiasi banda siano, hanno greppie comuni e pascolano alle stesse osterie, chiamandosi caramente con affettuosi nomignoli come Vasa’, Sisi’, Prepre’, Tremo’, Dale’ e simili. La rissa e’ una spettacolarizzazione scenica a uso degli abitanti del quartiere che non tocca mai i veri interessi delle bande in gioco che, essendo gli stessi, richiedono solo accordo sulle spartizioni.

"Quando la rissa inizia, le due fazioni, una composta da 15 tamarri, l’altra da 3 (c’e’ sempre una maggioranza e una opposizione) emettono urla oscene e grida d’incitamento vichinghe, per sollevare l’attenzione degli astanti affinche’ possano dividere i litiganti. Il che avviene puntualmente."

Altrimenti si calmano da soli, ritirano prontamente le reciproche dimissioni, rientrano nel parlamento dopo che erano usciti, trovano qualche accomodamento non denunciato (io ti do’ le televisioni e tu mi dai...), vanno sempre a tarallucci e vino, e pure, dopo, si fanno una pista insieme in democratica allegria.

"La rissa si risolve in un nulla di fatto, nessuno riporta, purtroppo, conseguenze fisiche rilevanti, nessuna estinzione in massa... La fazione sconfitta, quella in minoranza numerica, si congeda gridando: "Adesso vado a chiamare...". I paladini che dovrebbero correre in aiuto dei loro protetti, figure retoriche la cui esistenza e’ veritiera come quella dell’Incredibile Hulk, rispondono ai nomi più terrorizzanti che il tamarro riesce a ricordare, vengono ideati, nella maggior parte dei casi, da menti ben piu’ allenate. Abbiamo un classico, Tore ’a Carogna (Salvatore la Carogna), seguito dai meno usuali Pasquale Armageddon (Bush), Michele the Crow (Sindona), Nicolapocalyps (Benedetto qualchecosa), Peppe the Crusher, Demolition Carmine (Riina), Giovanni Hell Marcuccio ’o Punitore (), Geppino the left arm of Satana (Ruini) e così via... " Ultimamente sono ricorse anche varie figure religiose, come san Riina, san Ruini, il venerabile Benedetto e anche un certo san Responso Elettorale, una specie di santo fantasmatico cui sarebbero attribuite prodigiose rivoluzioni, di cui si parla molto ma che, appena evocato, sconfina.

"Detto questo, il tamarro sconfitto scompare all’orizzonte (si fa per dire, visto che ci sono sempre i soliti), per non farsi mai più rivedere, i vincitori urlano frasi irripetibili, compiacendosi a vicenda della grande impresa compiuta (con grandi brindisi di scampato pericolo di sciampagne rose’).

“Il tamarro e’ dannoso in gruppo, da solo vale poco meno di una patata marcia.”

“Anche i tamari si riproducono, purtroppo. E, naturalmente, non per partenogenesi asessuata." Le attuali coalizioni sono il frutto di questi matrimoni contro natura.
"L’accoppiamento dura pochi secondi (la stampa non ce la fa a seguire gli accoppiamenti, l’elettorato manco morto). Le due squadre di tamarri si dividono a danno compiuto... altri piccoli tamarri affolleranno la terra in un lasso di tempo molto breve. I tamarri nascono alcuni mesi prima dei canonici 9, prima che l’apparato cerebrale sia del tutto sviluppato.“ (nei periodi prelettorali si hanno vari episodi di calore con mescolamenti confusi) .

“Tamarri si nasce, ma lo si diventa anche. E’ necessaria, comunque, una predisposizione, senza la quale si e’ assolutamente immuni dal contagio. Il tamarro puo’ anche civilizzarsi, ma il verificarsi delle condizioni necessarie ad innescare il processo di salvataggio e’ quanto mai raro”. (in Italia sono 30 anni che gli osservatori non registrano tale evento).

“Non tutti i tamarri presentano contemporaneamente tutte le caratteristiche elencate.” Qualora cosi’ fosse, ci troveremmo di fronte ad un campione dei tamarri, il fantomatico ‘Tamarrone’, un essere squallido e abietto, scevro da qualsiasi traccia di senso civico, evitato dagli esseri umani e osannato dai simili, che vedono in lui un modello, un obiettivo da raggiungere a tutti i costi (e infatti lo fanno presidente del consiglio). Attualmente, nessuno sa come disfarsi di questi odiosi parassiti, le piu’ grandi menti del mondo stanno cercando di scoprire la chiave del processo di inversione, senza risultati apprezzabili, almeno per il momento... "

(Liberamente tratto e arrangiato da http://www.ersito.com/robba/robbatxtview.php3?testidivertenti=43)

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