Home > Dichiarazione del MIR di Padova in merito alla Marcia Perugia - Assisi 2007
Dichiarazione del MIR di Padova in merito alla Marcia Perugia - Assisi 2007
Publie le domenica 15 luglio 2007 par Open-PublishingAlberto Zangheri
Padova 10 luglio 2007
Veniamo ad apprendere che gli organizzatori della Marcia per la Pace Perugia - Assisi hanno deciso di trasformarla da quest’anno in marcia per i Diritti.
Possiamo permetterci di considerare questo l’atto finale dello svuotamento del senso di questa iniziativa, divenuta ormai tradizionale. Nata a suo tempo come iniziativa rigorosamente nonviolenta, ma nello stesso tempo rigorosamente sovversiva ed estranea ad ogni gruppo di potere, anche di opposizione, la Marcia ha negli ultimi tempi, per iniziativa di coloro che la gestiscono, sempre piu’ stemperato i propri contenuti in un generico buonismo in cui il contenuto della parola “pace”, gia’ di per se’ come tutte le parole generali facilmente falsificabile, si annacqua fino a perdere ogni confine preciso. Quando poi al governo sono gli amici, quelli stessi che aprono i cordoni della borsa per finanziare le iniziative, la pace si allarga fino a comprendere gli interventi militari.
Ma evidentemente nella parola “pace” c’e’ un qualcosa di intimamente sovversivo, che da’ fastidio. Ogni parola che possa contenere un qualche accenno critico all’esistente deve essere abolita dal linguaggio politico perbene. La marcia e’ diventata quindi una marcia per i diritti ed i diritti, in questa accezione, sono sempre quelli degli altri. Manifestare per i diritti degli altri non costa assolutamente nulla, nessuna revisione critica di quello che facciamo ne’ di quello che fanno i nostri politici. Non ci costa nulla chiedere che questo o quel diritto sia rispettato in Cina, in India o in Uganda. Qualsiasi politico sara’ sempre disponibile a sostenerci.
Non lo sara’ piu’ invece nel momento in cui chiediamo qualche minuscolo cambiamento della nostra realta’. Allora cominciano le difficolta’, sorgono le divisioni, in altre parole comincia la politica. Che fatica fa un politico a chiedere che la Cina rispetti i diritti umani? Ma proviamo a chiedergli una concessione minuscola, che pero’ dipenda da lui, anche solo che un’aiuoletta di cento metri quadri venga lasciata a verde invece che cementata. Naturalmente non e’ che siamo contrari ai diritti umani, ci mancherebbe altro. Solamente crediamo che il problema dei diritti umani sia una piccola parte del problema della pace, che ne comprende tanti altri: militari, economici, sociali, culturali, ambientali, criminali. Non viceversa, cioe’ che la pace sia solamente uno dei diritti umani e che attuando (o facendo attuare agli altri) i diritti umani, prima o poi si arrivera’ anche alla pace. E’ una polemica lunga, piu’ che secolare (pensiamo a Tolstoi): certo alla pace si arrivera’ anche attraverso il diritto, ma non principalmente attraverso il diritto. Cosi’ come del resto alle conquiste civili e sociali delle nazioni si e’ arrivati anche attraverso il diritto, ma prima attraverso la politica, cioe’ l’azione concreta delle persone concrete.
Abbiamo gia’ sperimentato questo spostamento dalla pace ai diritti attraverso un’iniziativa piccola, ma significativa, della Regione Veneto.
La Regione Veneto aveva a suo tempo, e tuttora teoricamente ha, una legge per finanziare la cultura di pace. Attraverso alterne vicende, questa legge aveva finanziato nel tempo iniziative piu’ o meno valide da parte di diversi soggetti. Ma col passare degli anni lo spettro delle iniziative si e’ristretto, fino a diventare praticamente limitato ai soli diritti umani. La pace e’ completamente scomparsa, di nome e di fatto. Le iniziative, lautamente finanziate dalla giunta di centrodestra, hanno un unico beneficiario (scelto senza alcuna spiegazione, attraverso un meccanismo rigorosamente clientelare): il Centro Diritti Umani dell’Universita’ di Padova, lo stesso che opera come cervello culturale della Marcia Perugia-Assisi, e i risultati sono analoghi. Le iniziative sono molteplici, lussuose, garantiscono alla giunta un sicuro ritorno pubblicitario e soprattutto non danno fastidio a nessuno. Passano le guerre, gli interventi militari, crescono le fabbriche di armi e le basi straniere, ma non c’e’ il rischio che in regione, tra un buffert e un documento propagandistico in carta patinata, qualcuno se ne accorga.
In conclusione, che cosa potremmo chiedere, senza speranza di essere ascoltati, agli organizzatori della marcia Perugia - Assisi? Di lasciare la pace e la nonviolenza, queste due semplici ma chiare parole, nell’intestazione della marcia e magari, ma questo e’ veramente un’utopia, di dare alla manifestazione un obiettivo chiaro, concreto, comprensibile e non estremistico.
Proviamo con uno? Ad esempio: no al raddoppio della base di Vicenza. Una piccola azione che riguarda noi e casa nostra. Non c’e’ motivo di concedere all’esercito (e non al popolo!) di uno stato straniero il raddoppio di una base che e’ stata sufficiente perfino negli anni della guerra fredda e non si capisce perche’ non sia sufficiente oggi che tale guerra non c’e’ piu’.
Un pezzo del nostro territorio sul quale, per gli accordi da noi sottoscritti, non avremo piu’ nessun controllo: non avremo alcun diritto di sapere che cosa quell’esercito ne fara’. Un solo obiettivo invece di mille.
Gli organizzatori potrebbero obiettare che qualcuno e’ contrario, magari anche qualche esponente dei partiti loro amici che li finanziano, che magari qualche rappresentante di questi partiti potrebbe sentirsi imbarazzato a partecipare alla manifestazione e a dichiarare qualcosa al telegiornale della sera. Bene, questo dimostrerebbe che si tratterebbe di un’iniziativa seria, politica. Rigorosamente nonviolenta, rigorosamente limitata e moderata, ma chiara, precisa, un’iniziativa che divida quelli che secondo noi vogliono la pace da quelli che secondo noi vogliono la guerra. Come quella che nel 1961, senza sponsor politici, lancio’ Aldo Capitini. E che infatti e’ passata alla storia.
.
MIR ( Movimento Internazionale della Riconciliazione ) sez. di Padova, Alberto Zangheri
..
da
masadaweb.org