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Difficile che dipenda solo dai capricci di Follini

Publie le sabato 24 luglio 2004 par Open-Publishing

La stella cadente

ROBERTA CARLINI

Qualche mese fa aveva detto che la riduzione delle tasse era imminente, «entro aprile». Poi aveva corretto: prima delle elezioni europee, per decreto legge. Passato il tornado del 13 giugno ad aliquote immutate, era tornato alla carica: entro l’estate, nel Dpef. Dimissionato Giulio Tremonti, aveva fatto spallucce: la riforma fiscale si fa lo stesso, anche senza il suo padre-padrone. E aveva cercato tra i papabili al ministero qualcuno che desse una spolveratina tecnica alle sue visioni. Ieri finalmente un antipasto di Dpef è arrivato, e con le sue «linee guida» la riforma fiscale ultima versione: ci sarà entro due anni, metà subito e metà il prossimo, più o meno. Anche stavolta, tutti fingono di crederci. Ma da stella polare di Silvio Berlusconi e dell’asse del Nord, il «meno tasse per tutti» - il nostro provinciale reaganismo fuori tempo massimo - appare sempre più un astro cadente, che può trascinare con sé tutta la galassia del berlusconismo; oppure, ove davvero fosse messo in pratica, precipitarci sulle teste rovinosamente. Dopo settimane di avvitamento in una crisi politica sempre più profonda, l’irriconoscibile governo della Casa delle libertà ha ammesso: per l’anno prossimo «servono» 24 miliardi solo per contenere il deficit.

Già immaginare che un gruppo di ministri che si azzuffa sulle briciole possa decidere e gestire un taglio così gigantesco è difficile. Aggiungerci poi la granitica compattezza necessaria per trovare gli altri 12-13 miliardi che serviranno a finanziare la riduzione delle tasse è pura fantascienza.

L’ultima carta di Silvio Berlusconi - la riduzione delle tasse - è stata per troppo tempo giocata, nascosta, contesa, mischiata. E’ più consunta della stessa maggioranza. Ma non solo perché nessuno ci crede più. Ammesso anche che con un colpo di scena Berlusconi riuscisse, di qui a settembre, a giocarla, potrebbe rivelarsi - oltre che una catastrofe per quel che resta del nostro stato sociale e della nostra costituzione materiale - anche elettoralmente perdente. Gli stessi litigi dentro la Casa delle libertà infatti hanno reso plateale il fatto che la riduzione delle tasse costa, che non si può tagliare un’aliquota senza sforbiciare anche un servizio sociale, o un aiuto all’impresa, o una quasliasi altra spesa pubblica. Perfino la Confindustria versione Cordero scongiura il governo di non abbassare le tasse. E soprattutto: nella vita e nell’economia reale siamo tutti alle prese con tutt’altri problemi, al lavoro e al supermercato. Mentre si scribacchiava il Dpef, ieri, l’Istat comunicava il calo più forte delle vendite al dettaglio da otto anni. Il crollo delle vendite sotto il governo del re della pubblicità e del consumo: difficile che dipenda solo dai capricci di Follini.

Il Manifesto