Home > Digital divide

Digital divide

Publie le sabato 16 maggio 2009 par Open-Publishing
1 commento

La connettivita’ breve vista nel quadro storico di ‘conoscenza e potere’

Per divario digitale si intende la disparita’ tra chi usa internet, pc, banda larga ecc e chi no.
E’ ovvio che il progresso di un paese passa anche da questo, separando il terzo mondo dal primo, ovvero i paesi perdenti da quelli che hanno qualche chanche in piu’ di salvare il futuro.

In uno stato moderno, oggi, l’analfabetismo informatico e’ inaccettabile e costituisce un grave impedimento allo sviluppo, creando disuguaglianze che si riflettono sull’economia, lo sviluppo, la conoscenza e la liberta’.
In questa scala di progresso l’Italia e’ messa malino a causa delle pessime scelte dei suoi governanti.

Le forme di analfabetismo sono tante e l’analfabetismo informatico e’ da aggiungersi a quelli precedenti.

Secondo l’Unesco, su 6,8 miliardi di abitanti del pianeta, poco meno di un miliardo e’ analfabeta totale, cioe’ non sa leggere e scrivere affatto. Di questo, due terzi sono donne. Molto piu’ ampio e’ l’analfabetismo funzionale, cioe’ la capacita’ di usare scrittura, lettura e calcolo nella vita quotidiana. Se poi si valuta analfabeta un soggetto che non capisce il senso di un semplice articolo di stampa, analfabetismo concettuale, i numeri salgono ancora. A questo dobbiamo aggiungere l’analfabetismo di ritorno, cioe’ la palese ignoranza di chi, pur avendo una scolarizzazione di base e persino una laurea, cade in pesanti svarioni ed e’ incapace, per es., di valutare un intervento finanziario o un decorso storico. Un esempio illustre di analfabeta di ritorno e’ il nostro presdelcons, ma l’attuale Parlamento e Governo sono rappresentati bene da somari analfabeti, boriosi e ben pagati. E non crediamo che il nuovo tipo di selezione operata dai ministri della Difesa e degli Esteri nell’harem presidenziale o ministri scelti su raccomandazione del giardiniere di casa rialzino di molto la situazione.

Le famose tre I propagandate da Berlusconi: “Informatica, Inglese e Impresa” non hanno avuto molta applicazione, visto che lo stesso ha condotto nel modo che sappiamo imprese come Alitalia, parla un inglese maccheronico che viene a sua volta tradotto in inglese dalle interpreti e sul fronte informatico ha lasciato, non dico le scuole, ma persino la sanita’
e la pubblica amministrazione in una situazione a dir poco barbarica.

Anche per le tre I siamo rimasti alla fase dell’annuncio non seguito da pratiche virtuose, cioe’ nello spot commerciale. Ma davvero credevate, anche per ingenuita’, che un accentratore e monocratico come B intendesse davvero favorire lo scambio di informazioni che internet permette? Dx e sx hanno dimostrato chiaramente di guardare a internet, youtube, i blog liberi, persino facebook come a dei pericoli, peggiori anche della stampa non di regime.

In Italia non siamo messi molto bene, saremo anche il paese di Leonardo, Marconi e Rubbia, ma, su 10 italiani, 1 e’ totalmente analfabeta e 3 stentano a leggere, scrivere e far di conto. Se poi si passa a quanti non riescono a capire un articolo di economia o di finanza, il numero diventa stratosferico. Solo il 7,5% degli italiani sono laureati, solo il 26 hano frequentato una scuola superiore, ben 36 milioni hanno solo le elementari o sono in tutto o in parte analfabeti. Il 25% di quelli che escono dalla scuola media non sanno nemmeno leggere e scrivere correttamente, basta vedere gli errori di accenti o verbi o logica di chi scrive sui blog.

Quasi il 40% degli italiani sono dunque fuori dalla Costituzione che prevede almeno 8 anni di scuola. Dovremmo trovare qualche partito che la Costituzione, una volta tanto, intenda applicarla, non violentarla.
Badate, che dire che ci sono 36 milioni di analfabeti o quasi analfabeti su 59 milioni di abitanti e’ gravissimo. Vuol dire che queste persone non sanno gestire la loro vita, non sanno difendersi sul mondo del lavoro, non sanno capire quello che accade al loro paese e, quando vanno a votare, non capiscono nemmeno quello che votano. E se non lo capiscono in elezioni politiche, figuriamoci in un referendum che per antonomasia e’ sempre stato congegnato sulla truffa dell’incomprensibilita’. Siamo partiti da una Costituzione che e’ un modello linguistico mondiale per chiarezza e semplicita’, per arrivare, con incroci sempre piu’ farraginosi di politici di accatto e furbastri di regime, a leggi e riforme attuali talmente lambiccose, incomprensibili e aggrovigliate da risultar oscure persino agli esperti. Basterebbe vedere la legge federale di prima stesura, gia’ respinta dal popolo, o quella attuale, votata alla fiducia.

In Italia esistono 200.000 leggi, quando ce ne sono 3.000 in Gran Bretagna, 5.500 in Germania, 7.000 in Francia.
Ma vi sembra normale che si parli di democrazia in un paese dove un cittadino non e’ in grado di capire le leggi che lo comandano?
E dove ora andremo a votare per un referendum che e’ esso stesso un mostro indecifrabile?
Al punto che non si capisce perche’ gli stessi promotori debbano votarlo quando li annienterebbe?

L’Italia e’ il fanalino di coda dei paesi piu’ istruiti, altro che settima potenza mondiale!

Ma se e’ in questo degrado, cio’ ha il suo motivo. Ha il suo motivo che la Chiesa insista tanto sulle scuole confessionali, o che il Governo di B (ma comincio’ D’Alema) difenda tanto le scuole private e abbatta a tal punto la scuola pubblica. Questi sono governi che campano sull’ignoranza!
Figuriamoci se stanno dalla parte di chi combatte il digital divide! Questi, sulle divisioni, sui divari, sulle differenze di competenze e conoscenze, ci fanno il loro potere. Perche’ sanno benissimo che le competenze e le conoscenze segnerebbero la loro fine!

Dunque c’e’ il suo preciso motivo politico (di pessima politica ovviamente) se sulla connessione di rete andiamo molto male e se, quando un politico ne parla, e’ solo, per proporre nuove censure e nuove gabelle o nuove strettoie... in nome del popolo delle liberta’, o del popolo di sinistra, o di qualsiasi altro popolo fittizio, visto che siamo ormai solo un popolo di manomessi.

In tali condizioni di miseria politica e culturale, aggredire con epiteti spregiativi questi poveretti di italiani, incapaci di stare al mondo, di capirlo e di difendersi, demonizzarli come fossero malvagi perche’ continuano a votare dei partiti criminali, e’ privo di senso.. Gli italiani sono piuttosto da compiangere, come persone non in grado di intendere e di volere, perche’ il potere, della chiesa o dei partiti indifferentemente, le ha resi tali.

Ovviamente il Sud e’ peggio. E la punta critica si ha, e non avevamo dubbi, nella Catania di Scapagnini, il che spiega perfettamente come abbiano fatto a farlo sindaco due volte malgrado l’immane buco di bilancio e i malfatti da legge penale. A Catania gli analfabeti sono l’8,4%. Ma non va meglio a Palermo, Caltanisetta, Caserta…La Sicilia e’ il buco nero della cultura italiana. Le conseguenze politiche sono ovvie. Ma anche la Padania in fatto di ignoranza non e’ male. Non sempre sono i cafoni, i miseri, a offrire la loro insipienza, spesso la somaraggine peggiore e’ proprio dei neoricchi, di quelli che non ritengono utile mandare il figlio a scuola, ritagliandogli futuri fatti di raccomandazioni, di posti politici, di televisione, di varieta’, di prostituzione velata o reale, di splendida apparenza.. e in questo luridume la classe politica partecipa a man bassa, abbassando sempre piu’ il livello di un popolo.

Ma cosa volete che gliene importi a questi qui della banda larga?

La minorita’ di un popolo si puo’ avere anche attraverso lo spreco, l’immoralita’, la volgarita’, il mercimonio, la bassezza.

Analfabetismo di un popolo vuol dire minorita’, soggezione, illiberta’.

Dall’analfabetismo scolastico e da quello informatico nasce ovviamente l’analfabetismo politico, dove la tv e la propaganda del partito piu’ spregiudicato costituiscono l’unica sorgente. E i risultati si vedono. Stupiscono tutto il mondo, non stupiscono noi che ci siamo dentro fino al collo. L’uomo con la patta aperta si inalbera perche’ tutti ridono di lui e manco si accorge di avere la patta aperta. Ci meravigliamo di come un popolo abbia potuto stare dalla parte di un buzzurro mostruoso come Mussolini, non ci meravigliamo che lo stesso popolo possa stare dalla parte di un altro buzzurro mostruoso come Berlusconi. Ignoranza!

Visto che la liberta’ passa dall’informazione, non esiste miglio mezzo per il totalitarismo che tenere la popolazione nell’ignoranza. Questo i vecchi dominanti lo hanno sempre saputo e hanno mantenuto ogni ostacolo a frequentare le scuole, i divieti persino, come attesta la storia della Chiesa, o la bassa scolarizzazione delle donne, punto fermo degli odierni talebani come mezzo di potere.

Ovviamente, se non sarai in grado di poterti informare e di capire quel che accade intorno, se metterai il tuo cervello all’ammasso, sarai poco capace di realizzare te tesso, di far progredire la tua vita, di partecipare pienamente alla societa’ in cui vivi, di liberarti dai tuoi impedimenti. Sarai schiavo.

Oggi, per raggiungere scopi umani, non basta piu’ saper leggere e scrivere, occorre saper usare in modo conveniente un computer, che non vuol dire accenderlo per fare un giochino, o chattare, o guardare porno, o insultare qualcuno, o cercare di cuccare, o fingere su youtube di avere tremila amici quando non riesci a contattarne di persona nemmeno tre.

Anche il fatto che vi sia un tale numero di donne tra gli analfabeti, minimali o funzionali, risponde ad un certo tipo di politica molto sbrigativo e grezzo, che intende assoggettare nell’oscuro luogo del non potere la meta’ del genere umano, riducendola a funzioni subordinate e di sott’ordine, persino inumane, in cui al non riconoscimento della liberta’ delle menti si associa sempre inevitabilmente il non riconoscimento della dignita’ dei corpi.

Le chiese hanno sempre partecipato a questo ammirevole risultato, emarginando le donne, ostacolando le scuole pubbliche, occupandole di fatto con una sostanza confessionale, sostituendo il fideismo al razionalismo, vietando alle donne l’ascesa nelle gerarchie religiose e la parita’ politica, e insistendo sulla loro funzione procreatrice e subordinata nel tessuto famigliare e sociale che, di fatto, e’ una forma di apartheid mascherata con impropri riferimenti divini.

Quanto piu’ una chiesa intende usare lo strumento della discriminazione sessuale nel suo dispotismo maschile, tanto piu’ i divieti che colpiscono la sessualita’ femminile e la procreazione saranno ferrei e usati come armi politiche e si tendera’ a spingere per la decrescita culturale e per l’omologazione dei contenuti e delle forme.

E’ immediatamente visibile che, dove l’analfabetismo femminile si riduce e aumenta anche quello informatico, ne consegue una maggiore liberta’ per le donne e una immediata riduzione delle nascite, il tasso di fecondita’ scende e si stabilizza a 1 o 2 figli per donna. Nei paesi piu’ civili la riduzione e’ ancora piu’ alta, mentre aumenta il numero di coppie o di donne senza figli. I giovani svalutano istintivamente anche l’istituzione famigliare, in quanto la intuiscono come strumento di dominanza a senso unico attraverso la costrizione femminile. La battaglia contro contraccettivi e aborti e’ una battaglia per l’incultura e la non liberta’, e’ una battaglia politica.

Ma il mondo comincia a fare scelte diverse, scivola via dalle pretese integraliste che vogliono dominare i popoli con la gestione dei tre momenti decisivi per il corpo umano: la nascita, il sesso e la morte.
Gia’ nel 2001 il tasso di fecondita’ in Cina era pari a 1,8 figli per donna, in India 3,2 figli, in Iran e Indonesia 2,6 figli, in Egitto 3,5 figli, negli USA 2,1 figli, in Francia e Regno Unito 1,8 figli, in Germania, in Italia e in Spagna 1,3 figli, in Russia e Giappone 1,2 figli.

30 anni fa il tasso di fertilita’ a livello mondiale era vicino a 5 bambini per donna. Alla fine del 1900 si era ridotto a 3 bambini per donna. Oggi il tasso di natalita’ nel mondo e’ di 2, il che vuol dire che tra poco la popolazione mondiale comincera’ a scendere.
Donne che fanno meno figli vuol dire donne che hanno piu’ tempo per pensare, lavorare e conoscere, dunque donne piu’ libere, cittadine migliori.

Ecco che le grandi battaglie che le chiese totalitarie sferrano contro la liberta’ femminile passano dalle gravidanze, come arma di soggezione del femminile. Ma le nuove generazioni si sono naturalmente emancipate sia dalla succubanza alle gravidanze coatte che alla docilita’ all’ortodossia religiosa. L’arma delle gravidanze torna oggi come un boomerang sulle chiese che si svuotano di quelle donne che ne hanno sempre costituito la sua parte maggiore.

Ma, anche nei Paesi in via di sviluppo, la fertilita’ tende a ridursi. In Europa, dal 2006, muoiono piu’ persone di quante ne nascano. Il tasso di natalita’ e’ sceso all’ 1,3.
In Italia i morti superano ormai a tal punto i nati che solo l’immigrazione mantiene il livello della popolazione. Siamo il paese piu’ vecchio del mondo: ogni 2 persone abbiamo 1,2 nati. E’ la crisi delle nascite. E piu’ la popolazione invecchia, piu’ deve affrontare il problema di chi manterra’ le pensioni o i corpi di questi vecchi.

Oggi la massa degli analfabeti si trova per meta’ in India e Cina, ma gli sforzi per trarli fuori dal loro buio sono enormi. E nel campo dell’informatica questi due giganti fanno passi incommensurabili, mentre l’Italia decade. Noi perdiamo il posto nel marketing dei computer ma l’India assorbe ormai una percentuale altissimo di prodotti da software del mondo.

Secondo i dati del 2005 della Lotta contro l’Analfabetismo, quasi 6 milioni di italiani sono totalmente analfabeti, il 12% della popolazione. Siamo al livello del Messico.

Per l’analfabetismo funzionale (ricerca OCSE) nel 2004, su tre livelli di competenza alfabetica funzionale (inferiore, basilare e superiore), meta’ degli italiani e’ al primo livello.
Ed e’ in questo scenario terrificante che veniamo a parlare di informatica.

Qui troviamo il blocco di scelte politiche aberranti, quelle che, appunto, impediscono le connessioni veloci.

Pensare a un paese che si crede moderno, che ha, solo per dirne una, il 51% dei tesori artistici del pianeta, che e’ al 4° posto della ricettivita’ turistica del mondo, e che non gode in tutte le sue parti di banda larga, sembra una eresia.

Uno dei grandi scopi che l’ONU ha messo nei programmi del Millennio e’: mettere tutti nella possibilita’ di usare gli strumenti informatici, navigare velocemente sul web, servirsi dei programmi e tenersi aggiornati. Ma in Italia questo non e’ stato fatto, a dispetto delle tre I di Berlusconi, per precisi motivi politici di incultura forzata.

Un Gruppo di Esperti di Alto Livello ha presentato un piano mondiale per far superare al maggior numero di persone il divario tra informatizzati e non, ma i risultati non si vedono.

Chi e’ povero non accede all’informatizzazione e i paesi poveri sono esclusi dal mercato dei prodotti informatici.

Vediamo pero’ risultati notevoli in un subcontinente come l’India, dove nel 98 abbiamo la Dichiarazione di Bangalore sulla tecnologia informatica per lo sviluppo del paese.

Si dice: ma come si puo’ portare il pc a gente che e’ povera e analfabeta? Si puo’.
Yunus, il banchiere del Bangladesh inventore del micocredito, dopo aver iniziato le sue Grameen Bank per incentivare microprestiti alle donne piu’ povere, le ha spinte alla gestione di cellulari satellitari usati come telefoni pubblici nei villaggi e dopo all’uso di computer.
Yunus ha usato l’invenzione del SIMputer, dicendo “Sara’ una lampada di Aladino nelle mani dei poveri", si tratta di un pc portatile e a basso costo utilizzabile anche dagli analfabeti e pensato per informatizzare le masse rurali del Sud del mondo. Ha l’aspetto di un palmare, ha un sistema di riconoscimento vocale, adotta il sistema operativo gratuito Linux, garantisce l’accesso a Internet e costera’ solo 180 euro. SIMputer e’ l’acronimo di Simple, Inexpensive, Multi-lingual computer, un computer semplice ed economico per sconfiggere il digital divide, il divario tecnologico tra i ricchi e i piu’ poveri, e’ un pc a basso costo, non basato su linguaggio scritto, ma visivo, che permette, attraverso il collegamento a Internet, per creare i mezzi e la cultura necessaria alle attivita’ online per i mercati in difficolta’. Anche qui troviamo alle spalle l’Istituto Indiano per l’Informatica e l’Automazione, e l’importante industria di software Ancore sita a Bangalore.

Il Segretario Generale dell’ONU ha annunciato all’interno del suo Rapporto per il Millennio due iniziative di grande rilievo: la realizzazione di una nuova Rete Sanitaria per i paesi in via di sviluppo e l’istituzione di un Servizio delle Nazioni Unite per la Tecnologia e l’Informazione chiamato UNITeS.

La Rete Sanitaria promossa dalle Nazioni Unite e attualmente coordinata dall’Organizzazione Mondiale della Sanita’ intende fornire un valido aiuto al problema dell’Assistenza Sanitaria nei paesi in via di sviluppo, sfruttando le enormi potenzialita’ offerte alle nuove tecnologie. Il piano prevede la creazione di diecimila siti online posti a disposizione degli ospedali, delle cliniche e delle strutture sanitarie pubbliche presenti in questi paesi, cosi’ da favorire l’accesso ad informazioni mediche e sanitarie aggiornate, sviluppando programmi specifici per singoli stati o gruppi di nazioni.

Il servizio attivato dall’UNITeS invece vuole creare un corpo di volontari esperti e provenienti da tutto il mondo, in grado di porre le proprie competenze al servizio dei paesi in via di sviluppo, al fine di aiutarli a beneficiare concretamente della rivoluzione digitale. L’area d’intervento e’ assai vasta ed abbraccia ogni campo dello sviluppo umano.

E l’Italia che fa?

Molto poco. Milioni di persone restano a tutt’oggi privi di collegamenti veloci (banda larga).
Di banda larga non parla le legislazione italiana ne’ quella europea.
Il territorio italiano che non ne gode e’ troppo, siamo sotto la media europea, mentre e’ coperto il 95% dell’Inghilterra e il 90% della Francia.
Il primo paese al mondo per la banda larga e’ il Giappone, con un mix di tecnologie, principalmente fibra ottica e wireless, e un intervento diretto e massiccio da parte dello Stato.

In Francia e Regno Unito abbiamo tecnologie wireless.

Anche in Italia con i link via wireless sarebbe possibile una copertura totale del territorio, con l’onere di installare un DSLAM in ognuna delle 10800 centrali telefoniche italiane. Cio’ sarebbe strategico per la ripresa di competitivita’ delle imprese italiane, quanto strade e ferrovie ma evidentemente consente minori guadagni per i politici, che quindi se ne disinteressano.

La banda larga e’ anche una necessita’ del mondo dell’universita’ e della ricerca scientifica, che lavorano su una grande mole di dati e utilizzano la rete come strumento da cui attingere potenza di calcolo.

L’Associazione Anti Digital Divide si batte da anni per abbattere il DD e per la diffusione della banda larga in Italia nonche’ per la diminuzione delle tariffe ADSL.

Ma le tecnologie disponibili nel mercato italiano sono penalizzanti, e nemmeno confrontabili con la qualita’ della banda larga via cavo.

Il tema del divario digitale e’ tra le priorita’ di organizzazioni internazionali, governi ed aziende multinazionali.

Se l’apartheid digitale persiste saremo tutti sconfitti.

In Emilia cominciano a essere offerti ai cittadini corsi di informatica di base assolutamente gratuiti. Il Wimax gratuito in spazi urbani (tecnologia di trasmissione senza fili d’accesso a banda larga con raggio fino a 50 km) resta un miraggio.

Da Masada n° 925. Digital divide

http://www.masadaweb.org

Messaggi