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Dio è madre. E non stiamo parlando di teologia

Publie le lunedì 19 gennaio 2009 par Open-Publishing
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La frase “Dio e’ madre” l’ho sentita direttamente da Papa Giovanni XXIII e ho quindi l’abitudine di riferirla a lui. Ogni volta che lo faccio, qualcuno mi scrive per dirmi che non e’ vero, l’ha detta Paolo Giovanni I, ovvero Papa Luciani , il 10 settembre 1978.

E’ vero. Luciani si soffermo’ sul ruolo di Dio come Madre, un Divino sotto forma materna, femminile. Piu’ volte mise l’attenzione sul principio femminile e materno di Dio! Ed era la prima volta che cio’ avveniva nella storia del papato. Non si cada nella superficialita’ di credere che stiamo parlando di cose di poco conto o di materia prettamente teologica! Siamo un uno scottante terreno politico.

Nel 2004, 26 anni dopo il breve pontificato di Giovanni Paolo I, il cardinale Joseph Ratzinger, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, riprese la questione della maternita’ di Dio in modo molto rigido, dicendo: “Basta con questa frase!” Cristo e’ maschio e non per caso. Non si deve dire che Dio e’ padre e madre, ma piu’ madre che padre! Basta col Cristo di Assisi che ha un viso meta’ maschile e meta’ femminile!

Non ci possono essere assalti antipatriarcali alle concezioni tradizionali della Chiesa di Roma. Il cristianesimo non e’ una religione relativa che cambia coi tempo e con l’avanzata politico-sociale delle donne. E’ una religione rivelata e fissa. Dio e’ maschio. Punto. Papa Luciani s’e’ sbagliato. Non c’e’ scritto da nessuna parte che Dio e’ anche Madre. Ne’ nel Nuovo ne’ nell’Antico Testamento !”

Sappiamo che Raztinger ci viene sempre presentato come un fine teologo, ma perche’ tanta acrimonia? Perche’ tanta paura di una valenza materna nell’immagine di Dio? Perche’ c’e’ alle spalle un discorso politico su cui la Chiesa si e’ irrigidita.

Che ci sarebbe di male a parlare di una energia divina che e’ anche Materna in quanto e’ la forza evolutiva d’ogni essere, ed e’ Femminile, perche’ la pensiamo che ci cura e ci nutre con amorevolezza? Un Dio che e’ Padre e Madre nello stesso momento?

Ed e’ chiaro che non stiamo parlando banalmente di sesso, stiamo parlando di valenze dell’energia, del modo con cui l’immagine di Dio viene presentata al mondo e influenza la psiche, la politica, la societa’ e la divisione tra sessi e ruoli, del modo con cui l’immagine di Dio forgia la gerarchia del potere.

Anche Santa Giuliana di Norvich (grande mistica inglese, 1370) aveva detto che Dio, essendo il nostro protettore, e’ anche nostra madre.
"Com’e’ vero che Dio e’ nostro Padre, cosi’ e’ vero che Dio e’ nostra Madre. »
Rivelazioni, cap. 59
« Sono io, la forza e la bonta’ della paternita’; sono io, la sapienza e la dolcezza della maternita’; sono io, la luce e la grazia che e’ ogni amore benedetto; sono io, la Trinita’; sono io, l’Unita’; sono io, la sovrana Bonta’ di ogni specie di cosa; sono io che ti spingo ad amare; sono io che ti spingo a desiderare; sono io l’infinito compimento di ogni vero desiderio. »
(Rivelazioni, cap. 59)

Quando valutiamo nella nostra psicologia l’aspetto femminile e materno di Dio, parliamo per simboli, non per corpi materiali. E Giuliana di Norvich con le sue visioni trascendenti ha un posto speciale nella mistica di tutti i tempi.

Ma il cardinale Raztinger la pensa diversamente.

Poi pero’, fatto Papa, Raztinger si addolcisce e nel 2008 consente, citando papa Luciani,
che “Davanti a Dio siamo come bambini davanti alla madre”.

Dunque il tema della maternita’ di Dio e’ piu’ pericoloso piu’ di quanto immaginiamo. La Chiesa lo guarda con sospetto, come un elemento rivoluzionario che potrebbe scompaginare la ferrea gerarchia secondo cui i maschi comandano e le femmine ubbidiscono. Cambiare l’immagine di Dio nelle menti dei fedeli aggiungendogli valenze nuove potrebbe cambiare i valori della dogmatica, creerebbe un bilanciamento tra le valenze maschili di Dio e quelle femminili che si potrebbe riverberare su un bilanciamento tra i poteri politici delle donne rispetto a quelli, avvalorati, degli uomini. E questo la Chiesa di Roma non lo vuole. E certo danneggerebbe la sua gerarchia rigidamente maschilista..
Anche Wotijla ribadi’ sempre l’identita’ paterna di Dio. Accogliente e affettuoso come una madre, ma “innanzitutto e soprattutto padre”. Senza alcun dubbio.

Il primo Ratzinger respinge il concetto di maternita’ di Dio, respingendo il mondo femminile verso quella subordinazione all’uomo che e’ tipica delle chiese del Libro (islamismo, ebraismo e cattolicesimo) e da cui i culti protestanti si stanno faticosamente emancipando. Certo e’ che la chiesa di Roma ha bollato come incompatibili queste deviazioni di accoglienza delle donne e nelle stesse chiese della riforma ogni passo verso ulteriori riconoscimenti delle donne nella gerarchia ha prodotto furiosi scismi di maschi che proprio non sopportano di dividere il potere con donne. Diacono si’ ma non si vada oltre!

D’altra parte queste donne, cosi’’ poco rappresentate nel potere clericale, costituiscono la parte piu’ numerosa dei fedeli e non possono certo rallegrarsi di una cosi’ scarsa democrazia, basandosi la democrazia in primo luogo sul riconoscimento di una parita’.

Le tre religioni hanno sempre difeso un feroce maschilismo, costituiscono un incrollabile patriarcato, che poggia le sue fondamenta in una pretesa di controllo maschile anche attraverso l’immaginario, perche’ l’immaginario domina la sfera razionale e quella operativa e le condiziona, frenando una liberazione politica, che avviene in primo luogo dall’interno quando cambia la concezione di se’.

Dunque la maternita’ di Dio e’ un concetto scomodo. La Chiesa nasconde i diritti delle donne perche’ si domina meglio subordinando meta’ del mondo piuttosto che riconoscendo ad ogni persona le stesse potenzialita’ e lo stesso potere. Il controllo delle donne attraverso la subordinazione e’ un potente strumento di potere che si associa irrimediabilmente al controllo della sessualita’, della famiglia, della nascita, tutti luoghi dove i diritti delle donne risultano compromessi dalle tre religioni del Libro, che risultano tiranniche nei loro confronti, senza alcuna possibilita’ di riconoscimento.

Il modo con cui l’icona di Dio viene rappresentata fa dunque parte dei modi del potere.
Il discorso, piu’ che teologico, e’ politico. E dunque e’ un’altra storia.

da Masada 860. La comune passione del potere

http://www.masadaweb.org

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