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Direzione Pd la calma dopo la tempesta, ma i problemi restano

Publie le lunedì 22 dicembre 2008 par Open-Publishing

Direzione Pd la calma dopo la tempesta, ma i problemi restano

di Alessandro Cardulli

Veltroni: indietro sarebbe un suicidio. Ferrero. Prc: una sinistra autonoma dal Pd. Donadi, Idv: Sediamoci a un tavolo

ROMA - Il giorno dopo è un altro giorno. Non contravviene a questa regola il “ giorno dopo” della direzione nazionale del Pd. Tutto pappa e ciccia, scompaiono come per incanto i veleni di mesi e mesi, accumulati subito dopo la sconfitta alle elezioni politiche e poi maturati a fronte di inchieste della magistratura su amministratori del Pd, fino agli arresti di questi giorni e al crollo del partito nelle elezioni in Abruzzo.

Si mette una pietra sopra al dibattito aspro che vi è stato in Direzione dove si è perfino arrivati a chiedere una specie di comitato di salute pubblica per affiancare il segretario. O meglio metterlo sotto tutela. Ora D’Alema, quello che ha pronunciato uno dei discorsi più duri nei confronti delle scelte politiche e del modo di gestire il partito da parte di Veltroni se la prende con i giornalisti e definisce “stucchevoli” i commenti sul dualismo D’Alema-Veltroni. Siamo anche noi convinti che il problema non sia il “ dualismo” fra i due esponenti del Pd, già dei Ds, del Pds, del Pci,ma visioni diverse proprio su cosa deve essere un partito. Sappiamo bene che il giornalismo italiano non vive uno dei suoi momenti più brillanti. Anzi. I “retroscena”che raccontano la politica, guardando dal buco della serratura, sono “patrimonio” non di un giornalismo che guarda ai fatti, ma di teatrini di volta costruiti per rispondere alle esigenze dei poteri forti che che gestiscono e controllano le grandi testate. Ma chi ha seguito i lavori della direzione del Pd ha ben sentito le accuse e le contro accuse che si sono scambiati i massimi dirigenti di questo partito.

Quando Veltroni parla di “ nostro casino interno” e D’Alema risponde annunciando che “l’amalgama non è riuscito” non si sono scambiati dolci baci e languide carezze.Così con Fassino per il quale “il partito ancora non c’è” e per Rutelli che accusa la perdita di un terzo dei voti della Margherita. Ma questo è il punto:tutto il dibattito è stato un difendere e un accusare, chi in modo soft e chi in modo aspro. Poi si è giunti alla tregua, del tutto legittima, visto lo stato di grave difficoltà in cui si trova il partito. Tregua che ha impedito,di fatto, che si tentasse perlomeno di andare al di là del contingente per ricercare nella crisi delle scelte politiche praticate la crisi del rapporto con gli elettori. Il confronto reale è rimandato alla conferenza programmatica. C’è un solo elemento certo: che il Pd esce dal campo italiano ed europeo della sinistra e si colloca in una sorta di limbo interclassista. Non è un caso che il “giorno dopo “ Veltroni, forte del voto bulgaro con il quale è stata approvata la sua relazione, concentri la sua attenzione, in un intervento fatto al convegno dei giovani del pd su due argomenti. Il primo scontato ma intinto di vetriolo, rivolto ai capibastone”. “ Nessuno mi convincerà che è meglio un capobastone- dice- che porta voti che liberarsene. Voglio un partito di gente perbene,un partito sano, gli altri fuori”. In quanto al dalemiano “amalgama” replica che “ è riuscito già alle elezioni politiche,prima alle primarie e prima ancora con l’incontro di due culture ed esperienze diverse”. Ancora. “ L’alternativa è un ritorno al passato. Il correntismo è una malattia che deve essere sconfitta. Tornare indietro sarebbe un suicidio.” E poi un secco: “ Al segretario è stato dato un mandato chiaro”. E’ proprio alla chiusura del dibattito interno al Pd si richiama il segretario del Prc Paolo ferrero che ricorda il Pd non ha aderito allo sciopero generale dela Cgil. "

"Se il Pd non affronta questa sua subalternità reale ai poteri forti del Paese, a partire da Confindustria, scendendo per li rami fino agli imprenditori a livello locale, penso che il Pd, oltre a non essere particolarmente efficace nel contrastare il berlusconismo, non riuscirà nemmeno ad affrontare seriamente la questione morale che lo attraversa. E’ infatti evidente che il punto grave non sta solo nell’errore dei singoli ma nella rete di relazioni tra trasversali tra politica e affari a cui il Pd non è certo estraneo. Di questo però ne Veltroni ne d’Alema fanno parola." "E proprio per questo - conclude Ferrero - ritengo necessario costruire una sinistra autonoma dal Pd e dalla sua linea fallimentare, al fine di costruire nel Paese una sinistra d’alternativa, comunista, che abbia nella giustizia sociale e nella questione morale – intesa in primo luogo come separazione della politica dagli affari – i propri punti di riferimento". Ai contenuti e alle scelte politiche del Pd si richiama anche Donadi, capogruppo Idv alla Camera, il cui partito è stato messo sotto accusa nei lavori della direzione. "Se ci sono problemi - afferma - vediamoci attorno a un tavolo e confrontiamoci per ritrovare le ragioni più profonde di un alleanza per il governo del paese."