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Direzione nazionale 2 Dicembre 2008 - Documento GC presentato da E. Piccolotti

Publie le giovedì 11 dicembre 2008 par Open-Publishing

Direzione nazionale 2 Dicembre 2008 - Documento GC presentato da E. Piccolotti

di Elisabetta Piccolotti

Ordine del Giorno

Il movimento per la libertà del sapere

L’unico modo di comprendere il mondo è tentare di cambiarlo.

Il movimento di queste ultime settimane ha aperto una nuova fase di conflitto e protagonismo sociale, con una forza inaspettata e per molti aspetti straordinaria. L’intero mondo della trasmissione e produzione di sapere è da giorni in mobilitazione per difendere la libertà e la qualità dell’istruzione e della ricerca. Una mobilitazione che non soltanto ha dimostrato una grande disponibilità alla partecipazione ma anche di saper coniugare conflitto e consenso, radicalità ed efficacia. Un movimento autonomo e plurale, cresciuto nell’incontro tra tutti i soggetti ‘della’ e ‘in’ formazione, che ha mandato in frantumi l’autismo del dibattito politico e quella cappa di decisionismo ed emergenzialismo che il Governo delle destre ha inteso costruire fin dal suo insediamento.

Nel nostro paese si è quindi prodotto finalmente lo spiazzamento che in molti avevamo auspicato: spiazzata la maggioranza di governo, spiazzate le minoranze d’opposizione, oggi il terreno del dissenso al governo si configura come animato non più soltanto dall’autorappresentazione dei partiti politici, indeboliti dalla crisi della politica, ma come il terreno di una possibile e agita pratica sociale del conflitto. L’opposizione sociale finalmente si dispiega e muta l’ordine del discorso politico nel senso comune: la connessione praticata tra l’esperienza del movimento studentesco e gli scioperi già convocati, tra cui quello generale della Cgil per il 12 dicembre, ci propongono un terreno che Rifondazione Comunista non può mancare.

La parola ‘politica’ è tornata in questi mesi ad avere un senso nell’esperienza quotidiana di migliaia e migliaia di uomini e donne, ragazzi e ragazze di questo paese: un significato che può tornare proprio in virtù di un poderoso - ovviamente per quanto riguarda in special modo il mondo della conoscenza - processo di autorganizzazione e riappropiazione dello spazio pubblico.

Questo movimento è per un’intera generazione, quella oggetto della passivizzazione e della subordinazione nella precarietà del lavoro, della formazione e più in generale dell’esistenza, un grande processo di auto-formazione politica che colloca di nuovo la critica al capitalismo laddove essa va collocata: nell’esperienza quotidiana dei soggetti incarnati. Non siamo infatti di fronte ad un movimento meramente ‘vertenziale’ o ‘rivendicativo’, non siamo di fronte ad un movimento semplicemente ‘contro i tagli all’istruzione pubblica’: questo movimento è il frutto della mobilitazione dell’intera filiera produttiva della conoscenza, al tempo della più grande crisi del capitalismo cognitivo e finanziarizzato. In questo senso comprendere la profondità della sfida aperta è esiziale: ‘noi la crisi non la paghiamo’ non è lo slogan di una semplice sollevazione contro l’insostenibilità sociale della crisi economica, ma invece una lettura dei processi di accumulazione di profitto e produzione di valore nel capitalismo contemporaneo.

Questa generazione non ci chiede quindi soltanto una giusta battaglia contro il caro-vita, ma invece un progetto politico che sappia inscrivere nell’alternativa di società la sottrazione del sapere, della comunicazione, della cultura e in generale di ogni risorsa immateriale e cognitiva al controllo di ogni potere. In questo senso sostenere la domanda di un ‘nuovo welfare’ e di ripensamento dei suoi istituti, come proposto dall’assemblea nazionale del movimento con la rivendicazione di un reddito diretto e indiretto per tutti i soggetti in formazione, è fondamentale. Mercificazione e trasformazione della conoscenza in ‘competenza’ finalizzata alla produzione da parte del mercato e dall’altro lato de-qualificazione, omologazione e gerarchizzazione da parte del potere pubblico sono in questo senso due facce della stessa medaglia.

E’ in questo doppio movimento che emerge la vera natura dei provvedimenti Gelmini: dal disciplinamento del voto in condotta e del grembiulino, passando per la reintroduzione del maestro unico, fino alla trasformazione degli atenei in fondazioni private. Non soltanto quindi non sosteniamo nessuna ipotesi conservativa dello status quo dell’istruzione pubblica e statale come essa è stata disegnata dalle riforme Zecchino, Berlinguer, Moratti e dalle direttive del Patto di Lisbona ma appoggiamo e riconosciamo i percorsi di elaborazione partecipata e democratica dell’autoriforma della scuola e dell’università pubbliche che si sono avviati negli atenei e nelle scuole in mobilitazione perché assumiamo come battaglia di civiltà quella per la liberazione del sapere e contro l’eterodirezione delle esistenze.

Qualsiasi soggetto politico della sinistra oggi si ponga il tema della trasformazione e delle soggettività che la promuovono non può quindi ignorare, sovradeterminare o peggio ostacolare il libero sviluppo del movimento. Allo stesso modo chiunque si ponga politicamente il tema della propria connessione con questa ‘politica sorgiva’, l’unica in questa fase in grado di competere sul terreno dell’egemonia culturale con le destre e quindi di ricostruire le condizioni per ripristinare il nesso sociale-politico - indispensabile perché possa esistere un punto di vista di parte sul mondo non testimoniale - deve essere in grado, per arricchirsi dei suoi temi e delle sue elaborazioni, ed essere realmente utile al movimento stesso, di rifuggire ogni tentazione di capitalizzazione organizzativa del movimento.

E’ per queste ragioni che Rifondazione Comunista si ritiene impegnata a sostenere le mobilitazioni di questi mesi, e in ragione di tale analisi intende per sostegno la propria disponibilità - fatta salva l’autonomia di ognuno - alla contaminazione, all’ascolto, alla cessione di sovranità, a mettere strumenti materiali ed energie a disposizione di ogni mobilitazione democraticamente discussa nei luoghi decisionali, come le assemblee universitarie e degli istituti superiori, di cui il movimento si sta autonomamente dotando. Il Prc quindi riconosce per se stessa tali luoghi come i primi, anche se non gli unici, legittimati a produrre proposte politiche e promuovere l’agenda delle mobilitazioni, a partire da quelle prodotte dall’assemblea nazionale del movimento dei soggetti in formazione del 15 e del 16 novembre presso l’università la Sapienza di Roma.

Inoltre il Prc sostiene con gli strumenti a sua disposizione le iniziative che i Giovani Comunisti/e, impegnati a sviluppare la propria scelta di internità al movimento, in ogni territorio stanno promuovendo, nel rispetto dell’autonomia dell’organizzazione giovanile.

Infine Rifondazione Comunista, che ha partecipato attivamente alla sciopero dei sindacati di base del 17 Ottobre, alla manifestazione del 30 ottobre per lo sciopero della scuola, alle mobilitazioni territoriali del 7 Novembre e ai cortei del 14 Novembre degli studenti e dei sindacati confederali, ritiene fondamentale lavorare per la massima partecipazione ai cortei del 12 Dicembre degli studenti, dei sindacati di base, della Cgil che in quella giornata hanno indetto lo sciopero generale dei lavoratori e la sua generalizzazione. Allo stesso modo Rifondazione Comunista appoggia e promuove tutti gli appuntamenti territoriali che in queste ore si stanno moltiplicando nell’intero paese.

Elisabetta Piccolotti – Portavoce Nazionale Giovani Comunisti/e

Francesca Ruocco – Esecutivo Nazionale Giovani Comunisti/e

Approvato con 27 voti a favore, 6 contrari e 10 astenuti