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Direzione nazionale PRC 11 Febbraio 2009 - Intervento di Simone Oggionni
Publie le giovedì 12 febbraio 2009 par Open-PublishingDirezione nazionale PRC 11 Febbraio 2009 - Intervento di Simone Oggionni
di Simone Oggionni
Per brevità affronto soltanto il punto più discusso di questa nostra riunione della Direzione e sul quale verte il documento presentato dal segretario. Provo ad argomentare, quindi, i motivi per i quali condivido la proposta di presentare una lista di Rifondazione Comunista aperta a tutte le forze comuniste e anti-capitaliste che condividono l’appartenenza al Gue.
Primo motivo: l’impegno di presentare la lista di Rifondazione Comunista (e cioè un simbolo sostanzialmente identico a quello utilizzato nelle precedenti tornate elettorali, disastro dell’Arcobaleno escluso) rende merito al ruolo che il nostro partito ha svolto in questi anni e svolge tuttora e cioè al nostro essere oggettivamente la forza più grande della sinistra alternativa e quindi la calamita intorno a cui far gravitare tutti gli altri soggetti. Non mi convince, infatti, la teoria secondo cui la fallimentare esperienza di aprile ci consegna uno scenario in cui ognuno dei partiti della sinistra è distrutto in egual misura e in egual modo.
Secondo motivo: questa nostra scelta rispetta pienamente il dettato del congresso di Chianciano, che ha impegnato il partito non soltanto – come dice Rocchi – a presentare il simbolo del Prc, ma a presentare una lista del Prc aperta appunto a tutte le forze comuniste e anti-capitaliste.
Terzo: perché questa nostra proposta prende atto dello scenario mutato dallo sbarramento del 4% e si confronta realisticamente con i rapporti di forza. E’ una proposta cioè che fa i conti con la realtà dei numeri (con il fatto che da soli per noi sarebbe impossibile arrivare al 4%), al di là dei sogni.
Infine, è una indicazione pienamente condivisibile perché, nella costruzione della lista, pone una discriminante programmatica e non ideologica. Non proponiamo di costruire surrettiziamente, per via elettorale, l’unità dei comunisti; proponiamo al contrario l’unità di coloro i quali hanno la medesima nostra collocazione al livello istituzionale europeo. Per questo è oggettivamente ineccepibile: apre le porte a chi ha la nostra stessa appartenenza europea, chiude le porte a chi si colloca – come Sd – nel Partito del Socialismo Europeo e chiede di sciogliere l’ambiguità a chi ha dimostrato di non saper scegliere e oscilla a metà strada tra queste due grandi famiglie della sinistra europea.
Ed il fatto che sia una proposta forte (oltreché di buon senso) è dimostrato dalle prime risposte che stanno arrivando: penso all’articolo di oggi su Liberazione di Cannavò, che contiene aperture interessanti anche (e forse soprattutto) in prospettiva.
Detto questo, e cioè che condivido lo spirito con cui avanziamo questa proposta, il metodo e il processo che intendiamo mettere in campo, vorrei però che ci intendessimo sugli esiti possibili di questo percorso, perché i soggetti dai quali aspettiamo una risposta non sono infiniti. È vero, dice Russo Spena, ci sono da rimettere in circuito i social forum, parti di sindacato, associazioni della sinistra diffusa, alcuni centri sociali a noi vicini ma – prevalentemente – le risposte che aspettiamo sono da soggetti organizzati e collettivi.
Ed è del tutto evidente che, pur nascendo sotto auspici diversi e pur essendo tatticamente comprensibile la nostra scelta di rimarcare le distanze tra le due proposte oggi in campo, l’esito di questo nostro percorso potrebbe essere esattamente quello che ci propone il segretario del Pdci, e cioè una lista (che noi sappiamo che se sarà sarà di Rifondazione Comunista e non di una indistinta unità dei comunisti) con candidati del Prc e dei Pdci e cioè dei due più grandi (meno piccoli) partiti comunisti del nostro Paese.
E questo sarebbe un esito che risponderebbe alla richiesta diffusa (e tutt’altro che ideologica) nei territori e nelle federazioni del nostro partito, perché è tanta la voglia, dopo quest’ultima dolorosa scissione, di rimettere insieme e di ricongiungere, di unire anziché di dividere ulteriormente. Inoltre, dobbiamo sapere che sarebbe un esito non scevro da implicazioni politiche significative, tutte da discutere, a maggior ragione se quest’esperienza dovesse produrre esiti positivi. Ora, capisco bene la complessità del tema e della discussione, ma mi pare di vedere che venga al pettine un nodo importante. È il nodo di un tema che nominerei così: messo in salvo il partito e messa in sicurezza la sua autonomia e la sua sussistenza (purtroppo al prezzo di una scissione tanto dolorosa quanto evitabile), si squadernerebbe il tema del confronto e della misurazione della convergenza politica e programmatica tra noi e quei soggetti usciti da Rifondazione Comunista in questi anni e a cui noi rivolgiamo la nostra proposta unitaria. È un tema complesso, che non fa parte immediatamente della discussione di questa nostra direzione, ma che a mio avviso è bene iniziare ad affrontare e a nominare per quello che realmente è.