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Direzione nazionale PRC del 3 dicembre 2007 - Intevento di Maria Campese
Publie le giovedì 6 dicembre 2007 par Open-Publishingdi Maria Campese
su redazione del 03/12/2007
Il momento che il nostro Partito sta attraversando è molto difficile, e dalla discussione in corso questo dato sta emergendo in tutta la sua gravità.
Si registra il fallimento della linea politica portata avanti in questi anni, sia rispetto alla lettura della fase che alle prospettive di lavoro politico.
Nei mesi scorsi il partito ha cercato di dare una soluzione alle difficoltà, già emerse, mettendo in campo una conferenza d’organizzazione che coinvolgesse tutto il corpo degli iscritti; il documento finale approvato stabiliva di procedere con la seguente agenda:
? lavoro politico sul risarcimento sociale;
? costruzione del soggetto unitario e plurale;
? rafforzamento del partito, mantenendo l’autonomia politica ed organizzativa del partito.
Le ultime vicende sul protocollo hanno determinato una brusca battuta d’arresto rispetto all’agenda che ci eravamo dati.
Si coglie un disorientamento del partito a tutti i livelli, a cui non si può rispondere con il ‘correre domandando’, ma urge altresì approfondire la discussione sulla fase e determinare la linea politica da assumere.
Nei mesi scorsi abbiamo puntato, giustamente, sul risarcimento sociale e abbiamo costruito la mobilitazione del 20 ottobre, chiamando a parteciparvi tutti i soggetti singoli e collettivi che si riconoscono a sinistra, che fanno riferimento al soggetto unitario e plurale della sinistra.
Abbiamo sempre affermato che l’unità va costruita a partire dai contenuti. Ed è proprio rispetto ai contenuti che si registrano differenze e distanze, tant’è che alla manifestazione del 20 ottobre erano assenti Sinistra Democratica e Verdi. Un’assenza legata ad una valutazione del protocollo diversa dalla nostra: il giudizio espresso da Sinistra Democratica e Verdi è più vicino a quello espresso dal Partito Democratico che al nostro.
Anche rispetto al rapporto con il governo la nostra posizione è diversa dalle altre forze della sinistra: per noi il governo è un mezzo e non un fine, lo stesso non può affermarsi per gli altri.
Allora, il confronto per la costruzione del soggetto unitario e plurale non può prescindere da questo nodo: siamo disponibili a cedere sovranità su questo terreno? Ritengo sia necessario un approfondimento al nostro interno sulla nostra autonomia nel rapporto con il governo, e come questa si concilia con le posizioni delle altre forze politiche della sinistra che fanno del governo l’unico terreno di iniziativa politica.
Va sottolineato inoltre che il soggetto unitario e plurale va costruito con tutte le forze della sinistra, non privilegiando una alle altre, perché verrebbe meno così l’obiettivo che ci si prefigge: dare un riferimento politico a tutti i soggetti che si riconoscono nella sinistra, ma che non si riconoscono in una singola forza politica.
Il prossimo congresso sarà un passaggio molto delicato, perché dovrà ridare direzione e passione ad un corpo del partito molto provato. Urge un coinvolgimento pieno di tutto il partito sulle scelte che si andranno a fare, una discussione sulla difficoltà della fase e sugli obiettivi minimi raggiungibili con l’azione di governo, uno per tutti la legge elettorale.
Un confronto vero (non certo un referendum) capace di far sentire tutte e tutti i nostri iscritti protagonisti delle scelte a farsi, il cui esito dovrà avere carattere vincolante per il partito e che, dev’essere chiaro, non potrà essere condizionato dagli altri partiti della sinistra.
Nel processo di costruzione del soggetto unitario e plurale sta affermandosi l’ipotesi di andare alle prossime amministrative con una lista unitaria, da proporre in tutte le realtà territoriali come decisione assunta dal nazionale. Rispetto a ciò ritengo sbagliato sottrarre ai territori la possibilità di decidere situazione per situazione la fattibilità di un cartello unitario, poiché si stanno determinando in alcune realtà territoriali, soprattutto nel Mezzogiorno d’Italia, operazioni di riciclaggio di personale politico irricevibile, che si posiziona laddove si crea la possibilità di inserirsi; fenomeno, questo, che interessa in particolar modo i soggetti politici formatisi in questi ultimi mesi.
Se non si dovesse tener conto dei rischi connessi a questi fenomeni si rischia di essere omologati a personale politico compromesso, di svilire l’impegno generoso, passionale, pregno di idealità delle/i nostre/i compagne/i sui territori e di tradire, quindi, le ragioni della nostra esistenza.