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Documento approvato dal coordinamento GC di Roma
Publie le martedì 20 maggio 2008 par Open-Publishing1 commento
Documento approvato dal coordinamento GC di Roma
di GC Roma
su Prc del 10/05/2008
Documento approvato a maggioranza dal coordinamento GC Roma del 10-5-08
La sconfitta della Sinistra l’Arcobaleno ha una portata storica e ci impone una riflessione più approfondita sui nostri errori, unica condizione per un effettivo rilancio dell’azione politica.
I fattori che ne hanno contribuito sono molteplici.
E’ in primo luogo il fallimento della linea del congresso di Venezia, che ci raccontava di un centrosinistra spostato a sinistra (l’Unione contro il vecchio Ulivo), permeabile all’azione dei movimenti, e di un programma concordato con tutta la coalizione, garanzia per noi dei contenuti più avanzati.
Avevamo condotto una campagna elettorale con lo slogan “vuoi vedere che l’Italia cambia davvero”, dopo due anni possiamo dire che sicuramente tutto è cambiato, ma non nella direzione da noi auspicata.
Il bilancio del governo Prodi è sicuramente fallimentare. Aumento delle spese militari, assenso alla base di Vicenza, sostegno alle politiche imperialiste, conferma della legge 30, protocollo sul welfare, mancata approvazione di leggi sui diritti civili, sono solo alcuni esempi di come le nostre rivendicazioni siano state disattese.
L’azione del partito nei confronti del governo ci è sembrata in alcuni momenti poco conflittuale; è passato il messaggio di un PRC connivente con politiche liberiste, incapace di dare risposte alle condizioni materiali delle classi popolari.
Anche la caduta del governo (voluta dai poteri forti e dai loro rappresentanti in parlamento) non è stata gestita nel migliore dei modi.
Veltroni ha da subito scaricato la responsabilità del fallimento del governo sulla “sinistra radicale” che con i suoi veti ha impedito la realizzazione del programma; dal canto suo il PRC ha dato l’impressione di cercare fino alla fine un accordo con il PD.
E’ in questo contesto che si inserisce la scelta della Sinistra l’Arcobaleno.
Scelta che abbiamo contestato nel metodo e nel merito.
Nessuno metteva in discussione la necessità, vista la legge elettorale, di un’alleanza che cercasse di garantire alle forze della sinistra un’adeguata rappresentanza parlamentare.
Ma l’esperienza della Sinistra l’Arcobaleno è stata molto di più; fin da subito è stato chiaro il tentativo di procedere, per via elettorale, alla costruzione di una nuova formazione politica. Il “soggetto unitario e plurale della sinistra”, quel “partito” in cui i comunisti sarebbero stati solo una “tendenza culturale”.
Sul metodo. Decisioni prese dal gruppo dirigente ristretto, spesso fuori dagli organismi democratici, e arroganza nei confronti dei compagni che sollevavano critiche, non hanno contribuito a rasserenare il clima. E’ stato un errore non promuovere una consultazione tra gli iscritti (venivamo da un rinvio del congresso e dall’annullamento del “referendum” sulla permanenza al governo) su temi così delicati. Ancora più deleterio etichettare come nostalgico, sentimentale, pre-politico il malumore diffuso trasversalmente nel partito sulla cancellazione della falce e martello (scelta non solo simbolica ma politica).
Siamo sicuri si potesse affrontare la questione in maniera diversa, ma non lo si è voluto fare; anche la banalissima possibilità di prevedere i 4 simboli dei partiti che componevano la coalizione sotto il logo dell’Arcobaleno è stata bocciata.
Nel merito dell’alleanza e del programma elettorale ci sarebbe molto da dire.
Ci limitiamo ad affermare quello che secondo noi è mancato.
La Sinistra l’Arcobaleno non è stata in grado di definire un progetto alternativo di società, che definisse come orizzonte politico l’abbattimento del sistema di produzione capitalistico che ancora produce miseria a disuguaglianze.
E’ mancata un’autocritica sull’esperienza governativa, la coerenza tra quanto si afferma e ciò che si pratica, la chiarezza sui contenuti e sull’individuazione di priorità politiche.
Fondamentalmente il progetto della Sinistra l’Arcobaleno non aveva un’anima, non suscitava emozioni e coinvolgimento, non definiva senso di appartenenza.
Anche sul tipo di campagna elettorale bisogna fare qualche valutazione.
L’approccio soft nei confronti del PD non ha pagato e non è riuscito nemmeno ad arginare il richiamo al voto utile che sicuramente ha sottratto consensi alla SA a vantaggio del partito di Veltroni.
Anche la scelta della sede della SA a Via Veneto o dell’Hard Rock Cafe per assistere ai risultati elettorali non ha contribuito a ritrovare quella connessione sentimentale anche sul piano del simbolico con le classi subalterne.
Mentre la nostra gente chiedeva risposte al drammatico problema salariale e all’aumento dei prezzi dei beni di prima necessità, noi rispondevamo di votarci perché era a rischio la scomparsa della sinistra. Non siamo stati percepiti come utili. Ha convinto più il richiamo alla detassazione degli straordinari, l’abolizione dell’Ici sulla prima casa, una politica protezionistica, la paura verso lo straniero che toglie il lavoro agli italiani.
Anche su questo dovremo tornare ad interrogarci.
Troppo preoccupati dal raggiungere l’8% al Senato in qualche regione, non ci siamo accorti che non solo eravamo al 3% ma che la nostra gente andava da un’altra parte; molti gli astenuti, chi verso il PD, Grillo o le liste con la falce e martello. Soprattutto operai, lavoratori dipendenti, studenti non ci hanno votato; tutte quelle categorie a cui non siamo stati in grado di dare delle risposte.
In questo contesto anche i GC hanno le loro responsabilità. Siamo passati dalla disobbedienza al governismo (pratiche, quest’ultime, in netta contrapposizione tra loro a prescindere dall’eventuale condivisione della prima), riempiendoci la bocca di parole come movimento, autonomia, conflitto dal basso. Anche da questo punto di vista serve fare qualche considerazione; in particolare su una campagna elettorale impostata solo su preservativi e cartine, tralasciando totalmente le problematiche giovanili, precarietà in primis. Come se il 4/11 prima e il 20/10 poi non ci abbiano dimostrato come su parole d’ordine chiare e contenuti avanzati i giovani siano in prima fila per la difesa e l’allargamento dei propri diritti.
E’ da qui che dobbiamo ripartire, dalla valorizzazione delle esperienze che in un passato recente abbiamo saputo mettere in piedi, dal conflitto e dal radicamento sul territorio.
Dai nostri circoli, veri presidi antifascisti sul territorio; dai circoli aziendali e da quelli universitari, troppo spesso abbandonati anche nella nostra città.
Lo diciamo chiaramente noi siamo per rafforzare i GC ed il PRC; contro ogni ambiguità di chi dietro formule vaghe quali “costituente” o “superamento” vuole di fatto negare lo stesso diritto di esistenza di Rifondazione Comunista.
Auspichiamo che il congresso si svolga nel clima più sereno possibile, tra opzioni politiche chiare, coinvolgendo veramente tutti gli iscritti.
Rivendichiamo il percorso politico unitario sperimentato in questa ultima gestione dei GC di Roma ed i risultati ottenuti, da ultimi la presenza in piazza il 25/4 ed il 1/5.
Chiediamo che i GC di Roma sollecitino la Federazione in merito alla festa cittadina di Liberazione, momento di visibilità politica e di autofinanziamento per i GC e per il PRC tutto.
Messaggi
1. Documento approvato dal coordinamento GC di Roma, 21 maggio 2008, 00:50
Per carità, onore a chi riconosce lucidamente gli errori commessi, rimane tuttavia il dubbio che i compagni di GC non si rendano conto che da questa rovina non ci si potrà più sollevare.
Chissà perché, ma in politica regna la malsana idea che, qualsiasi gestione rovinosa di un partito, possa trovare successivamente un rimedio e permettere la rinascita dello stesso una volta rimosso l’autore della catastrofe elettorale.
La storia del partito comunista francese lo dimostra, in quanto, negli anni ’80 esso si comportò come rifondazione nel 2006 e da quel tracollo non si è più ripreso.
Insomma, dovevate essere più vigili nel ridimensionare le megalomanie di Bertinotti. Ora, chi tra gli elettori sarebbe disposto a scommettere su di voi?