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Donne in lotta, siamo tante, siamo vive

Publie le martedì 25 novembre 2008 par Open-Publishing

Donne in lotta, siamo tante, siamo vive

di Angela Scarparo

La cosa bella di un corteo, in generale, è che sai con chi vai ma non sai con chi torni. Quello di sabato 22 sembrava fatto apposta per rispettare questa minima e quasi inutile in questo contesto - perdonatemela, ma la volevo dirla per forza - massima. Io sono andata sola, e ho fatto un pezzo al ritorno, con Carla. La voglia di incontrare le amiche e le compagne era, per me, alla base del corteo del 22. Un corteo fatto sì per ricordare quante di noi muoiono, ma anche per dire che siamo tante e siamo abbastanza (non tutti i giorni mi sento così, ma) vive.

Uno dei modi in cui si manifesta la vita per me, è quello di parlare di romanzi. Il corteo del 22 era bello perché dietro lo striscione o sui marciapedi, non ti sentivi incazzata, nè avvilita e potevi parlare di romanzi. Era, per me, un po’ come quando si andava in gita scolastica a scuola. Oddio, le mie gite soprattutto alle medie, finivano sempre un po’ tipo Picnic a Hanging Rock, nel senso che almeno due volte mi sono persa o sono arrivata tardi agli appuntamenti, ma questo lo dico solo per dire che nelle gite si sta tutte assieme per un bel po’ di tempo.

Credo che ogni quindici giorni dovremmo fare un corteo come quello del 22. Mi perdoneranno le compagne che l’hanno organizzato, io non ho fatto niente, neanche risposto alle mail di organizzazione, come non sono andata neanche a una riunione, o da Sky quando la compagna continuava a dire tramite mail, "Rispondete! Chi ci va da Sky a fare l’intervista?" e nessuna ci voleva andare, ma c’ero, ci sono. Sono una delle tante. Mi occupo di case. Stiamo cercando, come donne, di ottenere qui a Roma, dal Comune, delle liste di genere, per le case. Vorremmo che le donne potessero fare richiesta di una casa da sole. Perché spesso la tomba di una donna è la sua casa. E questo non è un modo di dire. Se non vai d’accordo con il tuo compagno, o tuo padre, tuo marito o tua madre, e non hai dove andare, prima o poi finisce a botte. Ed è difficile che a darle siamo noi. Vorremmo che qualcosa cambiasse, lì, come le donne del Comitato di Lotta per la casa con cui lavoro.

Il mio sogno sarebbero dei palazzi, mi basterebbero palazzine, o anche tre o quattro appartamenti per adesso, destinati solo a donne. Sole, con figli, con madri. Donne, per nascita, per scelta, di qualsiasi età. Solo donne. Insomma, per dirvi come mai non sempre riesco a rispondere a inserirmi nelle iniziative che ci sono. Anche del reddito sociale per le donne, vi vorrei parlare. Ma io la faccio sempre troppo lunga. Ora, il corteo, di nuovo. Potevi parlare dei romanzi che stavi leggendo in pace e tranquillità, sabato 22. Sì, questo è vero per tutti i cortei, ed è il motivo per cui mi piacciono. Perché tu vai, cammini, passeggi, ogni tanto ti unisci al coro degli slogan, ma non è quello l’importante.

Ma l’altro pomeriggio, a tenermi assieme a molte donne del corteo era la passione comune per i romanzi. E questa passione, a differenza di quella per il diritto all’abitare, che è molto politica, è invece una passione molto personale, lo riconosco. Ho parlato con Carla di Allegra Goodwin, e anche di Martha Pessl, ma anche di Maria Teresa Nessi, sabato. Forse non sono delle grandi romanziere, queste donne, non ve le sto consigliando. So che parlano di loro. Sono donne che dicono cosa vorrebbero e cosa non vorrebbero, per loro e per i loro figli nei loro figli. E che lo fanno da epoche diverse. Proprio come noi, il 22.

Che ci stavamo a fare infatti, al corteo, se non a descrivere una nostra come si diceva una volta, Weltanschauung? Una nostra visione del mondo. Organizzato da donne che stanno fuori dal parlamento, il corteo del 22 descriveva una ribellione comune. Era fatto di donne che sono contro certi modi di vivere. Modi che ci vengono imposti, e contro cui ci ribelliamo e ci ribelleremo ancora. Il sessismo. La violenza. Era secondo me, il corteo del 22 fatto anche di donne che hanno voglia di indicare strade da percorrere. Vite da scegliere. A proposito di cosa? Che fare o che non fare dei nostri corpi. A tutte le età. Oppure, che scuola per i nostri figli. Oppure vorremmo raccontare di come le botte non siano obbligatorie. A meno che non siamo noi a scegliere per un giorno, per un’ora, per un anno un sano gioco di sottomissione e di dominazione. Ma a sceglierlo dobbiamo essere noi. Solo noi.