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Dopo Bubbico, anche De Filippo regala petrolio: nasce il Discount lucano dell’oro nero

Publie le lunedì 2 ottobre 2006 par Open-Publishing

Supponiamo che abbiate fatto un buco nel giardino di casa e che improvvisamente sia sgorgato petrolio.
Qual è la prima cosa che fate?
Alcune opzioni facili facili:
1- se siete rampanti casalinghi con il fiuto dei soldi estraete e vendete in proprio:
2 -se siete dei bolscevichi senza pollice verde estraete per il popolo;
3- se invece vi sentite ambientalisti convinti lasciate perdere, prendete una pala e ricoprite.

Di sicuro una cosa non la fareste mai: dare in concessione (leggi, regalare) la terra a Total, Shell, e Mobil.
E perché mai bisognerebbe farlo? Buona osservazione, non c’è nessun motivo.
Chi farebbe un gesto così irrazionale, allora?
Nessuno tranne la Regione Basilicata.
Prima con la sciagurata gestione Bubbico ( che regalò gli stabilimenti di petrolio di Viggiano a TotalFinaElf) ora con quella, non meno scandalosa di Vito De Filippo, che in data 22 settembre 2006 ha formalizzato un accordo (elegantemente definito di "compensazione ambientale" ) con Total Italia, Esso Italia e Shell Italiana per lo sfruttamento del giacimento di gas e petrolio "Tempa Rossa", a Corleto Perticara (Potenza), s’è concluso un percordo di clientelismi e favoritismi politici di medio-alto-altissimo livello che ha impoverito la Lucania, relegandola al ruolo di Discount imperialista del petrolio.

Un giacimento, quello di "Tempa Rossa", che ha riserve certe per 100 milioni di barili (con stime, a seguito di certe future perforazioni, che arrivano a 500 milioni di barili) completamente svenduto e che ha fatto esclamare ad un incredulo Lionel Levha ( direttore generale delle estrazioni e delle produzioni Total): "intendiamo rimanere 50 anni a Tempa Rossa".
E lo crediamo bene, visto che dal 22 settembre è molto conveniente rimanervici: poche spese, zero rogne e tanto profitto.
Per una terra che non è la loro, e per iniziare l’opera di estrazione prevista per il 2010 (che una volta a regime, vedrà una produzione di circa 50 mila barili al giorno) le Sorelle del Petrolio daranno alla Regione Basilicata qualche spiccetto (royalty, si chiama così l’elemosina che i Potenti sono disposti a pagare per fingere di non avere rapinato un’intera fetta di Paese) così ripartite:
 50 centesimi di euro per ogni barile di olio prodotto, che si incrementa in relazione all’aumento del valore del brent;
 un contributo fisso di un milione di euro l’anno per quattro anni, indipendentemente dai volumi prodotti, un contributo per lo sviluppo sostenibile correlato a tutta la produzione effettuata negli anni, che varia da un minimo di 500 mila euro l’anno fino a due milioni e mezzo di euro l’anno quando la produzione supererà i 200 milioni di barili di olio equivalente;
 a partire dal 2007, le compagnie petrolifere daranno alla Regione un contributo per sponsorizzazioni pari a 250 mila euro l’anno, per promuovere la cultura, il paesaggio e la storia dei territori della regione Basilicata nelle stazioni Total d’Italia e di tutta Europa".

Il buon De Filippo ci tiene a precisare che "questo ci dovrebbe permettere nei prossimi anni di ridurre la bolletta dell’energia per cittadini, amministratori e imprenditori della Basilicata: questa possibilità è stata già approvata dall’Antitrust". Menomale.

Conosco quella terra e per esempio posso dire che, mentre i politici lucani postdemocristianei svendono il patrimonio energetico nazionale, a Viggiano l’aria è diventata irrespirabile.
Iniziano a manifestarsi sempre più casi di problemi legati alle vie respiratorie e patologie tumorali sopra la media, il tasso di disoccupazione non è sceso ma salito (le maestranze non sono quasi mai del posto, tranne i soliti raccomandati politici), non è riscontrabile in tutta la zona nessun significativo incremento di sviluppo economico (rimanendo sempre un’area depressa e disarticolata del Sud), ecc..

Il rischio è che fra 50 anni, il signor Levha molli gli ormeggi e vada via con il bottino, lasciando al proprio destino il Sud.
A questo paese manca una classe dirigente in grado di prendere decisioni coraggiose, di varare una politica industriale nazionale, che non necessariamente deve puzzare di zolfo.

Abbiamo invece una classe dirigente di sciacquini e portaborse, cresciuti all’ombra degli yesmen del Partito Socialista e della Democrazia Cristiana, che imparano a minimizzare prima che a vergognarsi e che, con una faccia tosta incredibile, arrivano a dirci pure che, grazie a loro, pagheremo di meno la bolletta del gas.

Francesco Fumarola

www.mercantedivenezia.org