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Dossier Fs: Scaramella e la storia della videosorveglianza ferroviaria

Publie le mercoledì 13 agosto 2008 par Open-Publishing
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FERROVIE

L’uomo dei misteri dello spionaggio

Professore, consulente, superpoliziotto ecologico fai-da-te. Dalle indagini sui crimini ambientali all’avvelenamento con il polonio, ritratto di un personaggio dai molti segreti

di Daniele Martini

11/12/2006

URL: http://archivio.panorama.it/home/articolo/idA020001039227

Ora che gli hanno trovato in corpo il polonio 210, la stessa sostanza che ha ucciso Aleksandr Litvinenko, ex spia russa nemico di Vladimir Putin, nessuno ha più voglia di scherzare su Mario Scaramella. Neppure quelli che lo avevano conosciuto bene e lo chiamavano «Gennarino ’o spione», considerandolo una via di mezzo tra un Serpico alle vongole e un Pasqualino Settebellezze con il pistolone. Alla Camera il ministro degli Esteri, Massimo D’Alema, ha escluso che possa essere un agente di qualche servizio segreto italiano, Sismi o Sisde. Il senatore di Forza Italia, Paolo Guzzanti, l’ha genericamente definito un «libero professionista dell’intelligence community internazionale». E forse per questo gli ha dato corda e l’ha voluto con convinzione tra i consulenti della commissione Mitrokhin, l’indagine parlamentare che avrebbe dovuto accertare chi e come aveva collaborato in Italia con il Kgb, il servizio segreto dell’Unione Sovietica.

Di certo a Scaramella, 36 anni, nato a Napoli, nipote dell’ex presidente della Campania, Antonio Rastrelli, una sfilza di titoli accademici italiani e americani lunga come un rosario, i mezzi non mancavano: grande elicottero parcheggiato a Capodichino con ben impressa la sigla della sua organizzazione, Ecpp (Environmental crime prevention programme, in italiano Programma di prevenzione del crimine ambientale). Poi una specie di milizia privata di decine di uomini con auricolare d’ordinanza e armati come si deve, forse ex agenti o forse poliziotti e carabinieri intenti a svolgere una specie di secondo lavoro.

E infine una flotta di suv, Range Rover e auto con i vetri oscurati e blindati con i quali prelevava alla stazione o all’aeroporto gli ospiti illustri, dai politici ai dirigenti d’azienda, per scortarli a tutto gas nel traffico partenopeo. Insomma, un bendidio costoso di uomini e mezzi, una ricca e misteriosa dotazione a prima vista assai distante dalle possibilità di un signore come Scaramella abbastanza giovane, senza una famiglia ricchissima alle spalle e senza una apparente e lucrosa attività professionale dichiarata.

Ovunque andasse a Napoli gli facevano ponti d’oro, ma di lui dicevano con quell’ambigua aria da sfottò con un retrogusto di mistero che se avesse voluto avrebbe fatto spostare in due minuti perfino le portaerei della VI flotta ancorate nel golfo. Da giovanissimo, poco più che ventenne, fu al centro di un episodio oscuro: l’irruzione in una discarica controllata da un capo camorrista, Francesco Schiavone detto Sandokan. Furono arrestati tre guaglioni e al processo per direttissima emerse che era un’operazione di Scaramella, il quale però davanti al giudice si qualificò come commissario dei Nasc, organizzazione ufficialmente inesistente.
Da allora i crimini ambientali diventano la sua specializzazione e la sua carriera di professore e consulente si intreccia di continuo con quella di poliziotto ecologico, fino all’incarico ottenuto nel 2004 a San Marino per la sua Ecpp.

Una passione che però gli ha procurato l’accusa da parte della magistratura di Napoli di smaltimento illecito di rifiuti. Il 25 settembre 1997, alla commissione parlamentare sulle Ecomafie il nome di Scaramella emerge nel corso dell’audizione del sostituto procuratore distrettuale di Reggio Calabria, Alberto Cisterna. Il quale parlando dell’affondamento della Rigel, probabilmente carica di veleni, avvenuto il 21 settembre 1987 al largo delle coste calabresi, chiede di poter procedere in seduta segreta. E fa il nome di Scaramella informando che si era fatto avanti con la procura offrendo i suoi servizi e indicando un altro luogo per la ricerca. Non si sa se gli abbiano dato ascolto, ma la Rigel non è mai stata ritrovata.

È il periodo in cui Scaramella si presenta vantando la conoscenza di Michael Penders, funzionario dell’Epa, agenzia statunitense di protezione ambientale, un mito per i professionisti dell’ecologia. Forse proprio per questo per un certo tempo anche la sinistra gli fa il filo. Il 17 ottobre 1999, ai tempi del governo D’Alema, i Ds gli affidano il compito di svolgere la relazione introduttiva a un convegno nazionale sul problema dei rifiuti. Mentre i Verdi del Napoletano sono conquistati dal decisionismo da lui esibito in qualità di consulente del Parco del Vesuvio, un incarico in cui si distingue per la confisca di un ippodromo abusivo della camorra nel comune di Sant’Anastasia.

Nel 2001, nei mesi della prima emergenza immondizia a Napoli e in Campania, Scaramella diventa una specie di collaboratore del Commissariato dei rifiuti. Squaderna sulle scrivanie enormi mappe satellitari del territorio campano, poi allestisce dall’oggi al domani una flotta di decine di camion per trasportare l’immondizia in giro per l’Italia, anche se la commessa principale viene affidata a Ecolog, società delle Fs. Infine mette a disposizione il suo elicottero Ecpp per individuare i siti adatti per le discariche.

In più di un’occasione i dirigenti del commissariato volano con il mezzo di Scaramella. Durante una di queste ricognizioni si imbarca con lui tutto lo staff di comando dell’organizzazione campana dei rifiuti: il vicecommissario Raffaele Vanoli, il subcommissario Giulio Facchi e l’ingegnere capo Salvatore Acampora. Arrivati nelle campagne del Nolano, Scaramella indica una cava dicendo che è ottima per lo scopo. Qualcuno obietta che si trova nei terreni del capoclan Carmine Alfieri, ma Scaramella non si scompone e sicuro ribatte: «Abbiamo gli strumenti per controllare la situazione».

Durante un altro volo viene individuato un sito nel Salernitano, a Parapoti, comune di Montecorvino Pugliano, una cava proprio a ridosso della vecchia ed enorme discarica chiusa dalla magistratura il 22 gennaio 2001. Qualche tempo dopo Fibe, società Impregilo vincitrice di una contestata gara per lo smaltimento dei rifiuti nella regione, presenta al commissariato come idonea proprio la cava di Parapoti. E quella minuscola frazione diventerà famosa in tutta Italia nel giugno 2004 perché teatro di una protesta che spacca in due l’Italia dei treni.

In quel periodo Scaramella si occupa in maniera più o meno ufficiale anche di temi distanti dall’ecologia. Aggancia dirigenti di alto livello delle Fs e propone loro un affare dai contorni inquietanti. Offre chiavi in mano il reperimento e la gestione di impianti di videosorveglianza da installare in tutte le stazioni e in tutti i locali delle ferrovie. Un business da 17 milioni di euro, ma sorprendentemente dice che è disposto a fornire tutto gratis. Agli esterrefatti interlocutori spiega che il suo interesse non sono i soldi, ma la possibilità di utilizzare le immagini. A che scopo non lo chiarisce, così come non dice per conto di chi sta facendo quella stranissima offerta.
Di certo non per sé, forse per qualche servizio o agenzia di intelligence interessata ad acquisire in modo più o meno clandestino milioni di immagini al giorno per poi elaborarle e trattarle. L’affare però non decolla, la trattativa muore sul nascere.

Intanto Scaramella si occupa anche di scenari internazionali, Kgb e Mitrokhin. Dal 15 al 18 maggio 2002 partecipa al convegno «The glocal strategy» organizzato a Priverno, nel basso Lazio, dall’ex senatore psi di Latina Maurizio Calvi. In un parterre selezionatissimo si trova al fianco di personaggi di primo piano: Franco Frattini, ministro con la delega al coordinamento dei servizi di informazione e sicurezza, Vincenzo Scotti, ex ministro dell’Interno, Mario Mori, direttore del Sisde, Niccolò Pollari, direttore del Sismi, e Luigi Ramponi, ex direttore dello stesso servizio.
Lui viene presentato come il «segretario generale del Programma intergovernativo di sicurezza ambientale» e tiene una relazione sulle tecnologie spaziali contro il terrorismo. Tra i relatori c’è anche Cristopher Andrew, coautore della Storia segreta del Kgb con Oleg Gordievskiy, contattato da Scaramella nell’ambito della commissione Mitrokhin perché ritenuto un personaggio chiave. Quel Gordievskiy che però si sarebbe rifiutato di sottoscrivere l’affermazione che Romano Prodi era uno spione del Kgb.

Messaggi

  • FERROVIE: STAZIONI PIU’ SICURE,CON TELECAMERE E COLONNINE SOS

    (ANSA 26/05/2008 13:57) ROMA - Telecamere, impianti antintrusioni e colonnine SOS faranno presto la loro comparsa in stazioni, ponti e gallerie ferroviarie per garantire una maggior sicurezza ai viaggiatori. Lo prevede un progetto di Ferrovie dello Stato, che sara’ concluso in due anni, con un investimento complessivo di 15 milioni di euro. Il progetto, il cui appalto e’ stato vinto dall’associazione temporanea di imprese (ATI) guidata da Thales Security Solutions & Services con IBM Italia e I.& S.I., interessera’ le 11 regioni italiane a maggior traffico ferroviario: saranno 85 tra stazioni, sottostazioni elettriche, ponti e gallerie ad essere presto dotate di sofisticati sistemi di security completi di telecamere a circuito chiuso (posizionate su marciapiedi, sottopassaggi, atri, sale di attesa delle stazioni e spazi esterni limitrofi), impianti antintrusione e controllo accessi e, limitatamente alle stazioni, di colonnine SOS, posizionate su marciapiedi e atri di stazione, dove il viaggiatore, in caso d’emergenza, potra’ disporre di un collegamento audio e video con la Polizia Ferroviaria. Il progetto, si legge in una nota di Fs, conferma l’impegno di Ferrovie dello Stato ’’nel rendere sempre piu’ sicure e vivibili le stazioni, garantendo cosi’ una maggiore efficienza e disponibilita’ del servizio offerto alla clientela’’. Stazioni, ponti e gallerie saranno ininterrottamente controllati a distanza da Control Room di Rete Ferroviaria Italiana (Gruppo FS) e di Polizia Ferroviaria, sul territorio, e da una nuova Sala Situazioni Nazionale di RFI, a livello centrale. Ogni postazione di controllo sara’ in grado di registrare su server locali le immagini che, in caso di necessita’ e nel rispetto dell’attuale normativa sulla privacy, potranno essere utilizzate per fini investigativi, fornendo cosi’ un contributo alle attivita’ delle forze dell’ordine. KXV

  • Art. 4. (Impianti audiovisivi)

    E’ vietato l’uso di impianti audiovisivi e di altre apparecchiature per finalità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori.

    Gli impianti e le apparecchiature di controllo che siano richiesti da esigenze organizzative e produttive ovvero dalla sicurezza del lavoro, ma dai quali derivi anche la possibilità di controllo a distanza dell’attività dei lavoratori, possono essere installati soltanto previo accordo con le rappresentanze sindacali aziendali, oppure, in mancanza di queste, con la commissione interna. In difetto di accordo, su istanza del datore di lavoro, provvede l’Ispettorato del lavoro, dettando, ove occorra, le modalità per l’uso di tali impianti.

    Per gli impianti e le apparecchiature esistenti, che rispondano alle caratteristiche di cui al secondo comma del presente articolo, in mancanza di accordo con le rappresentanze sindacali aziendali o con la commissione interna, l’Ispettorato del lavoro provvede entro un anno dall’entrata in vigore della presente legge, dettando all’occorrenza le prescrizioni per l’adeguamento e le modalità di uso degli impianti suddetti.

    Contro i provvedimenti dell’Ispettorato del lavoro, di cui ai precedenti secondo e terzo comma, il datore di lavoro, le rappresentanze sindacali aziendali o, in mancanza di queste, la commissione interna, oppure i sindacati dei lavoratori di cui al successivo art. 19 possono ricorrere, entro 30 giorni dalla comunicazione del provvedimento, al Ministro per il lavoro e la previdenza sociale.