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Due libri per la riflessione e l’organizzazione: incontro a Campobasso

Publie le venerdì 13 giugno 2008 par Open-Publishing

Due libri per la riflessione e l’organizzazione: incontro a Campobasso

Si terrà venerdì 13 giugno alle ore 17,00 presso la sala convegni dell’Incubatore dell’Economia Sociale “Incontra” in Via Monsignor Bologna 15 a Campobasso, la prima iniziativa pubblica dell’Associazione Politico Culturale “Per la Costituente Comunista”.

“Politica e società – due libri per la riflessione e l’organizzazione”: il percorso di ricostruzione della sinistra italiana ricomincia dal territorio dove, dopo la disfatta determinata dal risultato della Sinistra l’Arcobaleno nelle ultime elezioni politiche, sono decine le associazioni ed i coordinamenti che, al di fuori dei partiti, hanno ricominciato a ragionare ed elaborare possibili strategie per una sua ricomposizione dal basso.

Saranno ospiti dell’iniziativa a Campobasso il parlamentare europeo del PdCI Marco Rizzo che aderisce al Gruppo della Sinistra unitaria europea/Sinistra verde nordica, autore del libro “Perché ancora comunisti, le ragioni di una scelta” edito da Baldini e Castaldi e lo storico Nicola Tranfaglia, professore emerito di Storia dell’Europa e del Giornalismo all’Università di Torino, già parlamentare del PdCI ed autore del volume “Perché la mafia ha vinto. Classi dirigenti e lotta alla mafia nell’Italia unita” edito dalle Edizioni Utet.

MARCO RIZZO

Laureato in scienze politiche nel 1985, giornalista pubblicista, diviene docente presso il Centro Orientamento Scolastico professionale di Torino (1985-1994) e componente della Direzione Provinciale del Partito Comunista Italiano di Torino (1986-1991); è stato consigliere provinciale di Torino (1991-1995). Per un anno (1994-1995) è stato il segretario dei Giovani Comunisti.

È tra i fondatori di Rifondazione Comunista e coordinatore della segreteria nazionale del PRC (1995-1998) e tra gli scissionisti del 1998 che vogliono continuare ad appoggiare i governi dell’Ulivo: così è tra i fondatori del Partito dei Comunisti Italiani e coordinatore della segreteria nazionale del PdCI (1998-2004).

Deputato alla Camera (1994-2004) e presidente del gruppo parlamentare dei Comunisti Italiani (2001-2004). Attualmente è deputato del Parlamento europeo, eletto nel 2004 per la lista dei Comunisti Italiani nella circoscrizione nord-ovest, ricevendo 10 mila preferenze. Nonostante precisi accordi di lasciare il seggio a Armando Cossutta, dopo una lite con quest’ultimo decide di venire meno agli accordi e di tenersi il posto a Strasburgo. È iscritto al gruppo parlamentare della Sinistra Europea - Sinistra Verde Nordica. È vicepresidente della Commissione per il mercato interno e la protezione dei consumatori; della Commissione per gli affari esteri; della Sottocommissione per la sicurezza e la difesa; della Delegazione per le relazioni con i paesi dell’America centrale; della Delegazione per le relazioni con gli Stati del Golfo, compreso lo Yemen. In seguito alle elezioni politiche del 2006, preferisce non rientrare direttamente nella politica italiana per continuare a guidare la delegazione dei Comunisti Italiani al Parlamento europeo. Alla vigilia dell’assemblea del partito La Sinistra - L’Arcobaleno, ha deciso di non entrare a far parte del nuovo soggetto politico, ritenendo che questo non fosse realmente alternativo al Partito Democratico. Nel dicembre 2007 esce il suo nuovo libro Perché ancora comunisti. Le ragioni di una scelta edito da Baldini Castoldi Dalai. È appassionato di boxe e di tiro con l’arco.

Perché ancora comunisti
Le ragioni di una scelta

Marco Rizzo

Comunista? Ancora questa parola? Oggi, dopo la scomparsa dell’Unione Sovietica e la caduta del muro di Berlino, com’è possibile farne il punto di riferimento per la propria azione politica? In queste pagine Marco Rizzo, anche con racconti personali e inediti su alcuni episodi della storia italiana, compie una riflessione sulla ricerca di una via per il superamento del capitalismo. La storia dei comunisti è una storia breve, iniziata il secolo scorso. In alcuni momenti non furono molti, anzi a volte, come durante il fascismo, essi furono molto pochi, ma seppero trovare la forza di combattere e di non fermarsi. Essere comunisti oggi significa battersi per la giustizia sociale, per un avvenire di pace, ma soprattutto non essere divorati dall’ambizione e dall’arrivismo, i due ingredienti più gettonati nell’agone politico odierno. Il comunismo può aver sbagliato, ma non è sbagliato! È quindi necessario riaprire la questione comunista per ricostruire un punto di vista comune su alcuni temi fondamentali. Questo libro vuole essere un contributo per tessere un filo rosso, ma anche per innescare una vera politica di cambiamento al fine di creare un rinnovato conflitto di classe nel nostro Paese.

Nicola Tranfaglia
Nicola Tranfaglia è nato a Napoli nell’ottobre 1938, e nel 1961 si è laureato in Giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Napoli con una tesi in Storia della Corte Costituzionale in Italia. Durante gli anni dell’università e subito dopo la laurea si è dedicato al giornalismo professionale collaborando alle riviste Nord e Sud di Francesco Campagna, Tempo Presente di Ignazio Silone e Nicola Chiaromonte, e al settimanale Il Mondo diretto da Mario Pannunzio. E’ stato redattore di politica estera e di cultura dei quotidiani La Stampa e Il Corriere della Sera. Alla fine del 1966 ha lasciato il giornalismo professionale per gli studi storici. E’ stato per tre anni ricercatore presso la Fondazione Luigi Einaudi di Torino, poi assistente di Alessandro Galante Garrone e in seguito libero docente di Storia Contemporanea. Dal 1976 è ordinario di Storia Contemporanea e dal 1996 è Preside della Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli studi di Torino e membro del Comitato di Presidenza della Conferenza dei Presidi di Lettere e Filosofia. E’ stato membro del Consiglio Nazionale dei Beni Culturali e del Comitato Nazionale di settore per gli Archivi. Ha fatto parte della commissione dei Quaranta Saggi sulla Scuola e del gruppo di lavoro Martinotti per la riforma universitaria. Editorialista de la Repubblica, collaboratore del settimanale L’Espresso, è condirettore della rivista Studi Storici e membro del comitato scientifico della Fondazione Nazionale Antonio Gramsci. Ha svolto inoltre una lunga opera di organizzazione scientifica, culturale e editoriale in campo storico: ha diretto l’opera collettiva Il Mondo Contemporaneo, La Nuova Italia 1976-83; con Massimo Firpo ha diretto la Storia , Utet 1981; con Valerio Castronovo ha diretto La Storia della stampa italiana, Laterza 1976-95. Sta per pubblicare assieme a Massimo Firpo e Piergiorgio Zunino una Guida all’Italia Contemporanea edita da Garzanti, che è una rassegna di cifre, dati e idee sui centocinquanta anni dell’unificazione nazionale in un ambito comparativo europeo e mondiale. Ha condotto principalmente studi sul nazionalsocialismo e sul fascismo in Italia, sulla stampa e l’opinione pubblica, sul Mezzogiorno degli anni Sessanta e settanta e sulla mafia. Ha inoltre scritto saggi sul pensiero democratico e socialista nell’Ottocento e nel Novecento, in particolare su Giuseppe Ferrari, Francesco Saverio Merlino, Arturo Labriola, Gaetano Salvemini, il modello giacobino, la criminalità, le vicende della magistratura nell’Italia unita. Attualmente sta lavorando ad una biografia di Alberto
Pirelli. Cura altresì i due volumi VII e IX della Storia di Torino in corso di pubblicazione presso Einaudi.

Perché la mafia ha vinto. Classi dirigenti e lotta alla mafia nell’Italia unita (1861-2008)

Nicola Tranfaglia

A prima vista il titolo di questo libro è l’amara constatazione di chi ha seguito, nell’ultimo trentennio, la lotta che le classi dirigenti italiane hanno condotto contro l’espansione del fenomeno mafioso nel Mezzogiorno e nell’Italia intera. C’è stata, in questo periodo, un’oscillazione tra accantonamento della questione mafiosa e di tanto in tanto una stretta repressiva. Ma non si è tenuto conto che la mafia non è un episodio di delinquenza bensì un fenomeno sociale ed economico che si può sconfiggere soltanto se matura una nuova mentalità collettiva e si risolvono i problemi strutturali delle regioni meridionali. Fino a quando si pensa che, con la pur necessaria repressione di polizia e della magistratura, si possa vincere la mafia, si corre il rischio, ormai evidente, che sia la mafia a vincere il confronto, consolidando ed allargando il proprio potere reale. Ed è quello che accade oggi nel nostro paese.

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