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Verginità
Una delle accuse che furono mosse al nolano Filippo - poi Giordano - Bruno era la sua incredulità sulla verginità della madre di Gesù, che respinse fino alla fine e, tutte insieme raggruppate e rimproverate, lo condussero sotto le fascine in Campo de’ Fiori in Roma il 17 febbraio del 1600 a scaldarsi le idee eretiche.
Di là, ad accusarlo c’era tutta la Chiesa di Roma e l’Inquisizione, con il Cardinale Bellarmino in testa. Il Bruno non poteva non scottarsi per aver recitato più volte una verità naturale, fisiologica; poiché la verginità, oltre che “prima”, è difficile possa persistere anche nel “durante” e “dopo”.
Comprendo come scontrarsi con i dogmi e le verità rivelate non sia simpatico, ed, oltretutto, opportuno in un’arena di bigotti quale sembra essere il suolo italico, in special modo se si voglia utilizzare la Ragione, ma, francamente, non capisco il perché dell’accanirsi della Chiesa sul presunto stato fisico della puerpera, “dopo” il parto; non certo cesareo, comunque.
Perché è necessario che la Madre conservi il tabù, immagino allora quanto pregnante sulla collettività; quasi che la donna, femmina e non più vergine, abbia da vergognarsi del suo stato fisico. E’ una delle supposizioni religiose, non dimostrate e non dimostrabili, sulle quali si formano tanti pregiudizi che vedono la donna sempre colpevole e non solo per la cattolicità. Di quale colpa si macchia la donna/femmina, non più vergine, che partorisce? Non è la cosa più naturale di questo Mondo, in tutto il regno animale, per la prosecuzione della Specie?
La recrudescenza della violenza sulle donne, o, almeno, la insistenza dei masss media su un fenomeno mai sopìto, é anche retaggio di tale modo di intendere la donna, a mio avviso.
Ecco il perché della mia elucubrazione sulla verginità.
Se la Chiesa se la smettesse di anteporrre o posporre la verginità al nome Maria, quasi che altrimenti si fosse macchiata di chissà quale colpa, e la Società civile se la piantasse di trattare l’argomento come tabù - e si sa che il proibito istiga -, allora un po’ le cose miglioreranno, a mio avviso, anche nel sentire comune e non si avvertirà la donna come oggetto da stuprare, da sottomettere; ma come compagna di vita, alla pari.
La liberazione della donna ed il rispetto che le si deve, senza neanche minimamente poter pensare diversamente, deve iniziare dalla Chiesa ed in Chiesa.
So leggere, scrivere e fare di conto, ho “fatto il militare a Cuneo” e “sono un uomo di Mondo”, ma talune ripetizioni dal Soglio di Pietro, ossessive ed offensive per la dignità delle donne e l’intelligenza degli ascoltatori, mi restano incomprensibili e le rigetto.
Sono consapevole che la Chiesa di Roma ha condannato la donna ad una condizione di inferiorità, anche nella Società, oltre che nella gerarchia di Ruolo, tanto da farle scontare il vero "peccato originale" (considerazione sul "vero" a cura del redattore); quindi, mi ribello e respingo il metro di valutazione attraverso e con l’uso della verginità, in special modo in una Madre. Persona che dovrebbe rappresentare tutte le madri nel mistero della vita che sorge nel loro grembo.
Una teoria, da me già esternata in passato su questa pagina, vedrebbe scorretta la traduzione del termine giovane, rivolto a Maria - in aramaico - sui testi di allora, in vergine. E’, perciò, comprensibile giovane, innaturale vergine; durante e dopo.
Finirò anch’io a rosolare in Piazza?