Home > E Ferrero sceglie Taranto come sua prima "uscita" da segretario

E Ferrero sceglie Taranto come sua prima "uscita" da segretario

Publie le mercoledì 30 luglio 2008 par Open-Publishing

Rifondazione: ecco cosa succede

E Ferrero sceglie Taranto come sua prima "uscita" da segretario

di Sabino De Razza, Laura Marchetti, Eleonora Forenza, Tonia Guerra

Si è appena conclusa la difficilissima fase congressuale di Rifondazione Comunista: a Chianciano è stata decisa una linea politico-programmatica sulla base di una proposta chiara e condivisa dalla maggioranza del partito, che ha espresso un segretario su un mandato preciso.

Tale linea si può condividere, criticare, respingere, ma è fuorviante farne la banalizzazione. E’ sconcertante constatare che le interpretazioni giornalistiche e le affermazioni di autorevoli rappresentanti di altri partiti e, purtroppo, del nostro stesso partito, ignorino completamente fatti, documenti e dichiarazioni pubbliche.

Ci preme, per dar conto alle tante persone che guardano a noi con interesse e per rispetto della verità dei fatti, precisare quanto segue, evitando di scadere in accuse e attacchi personali.
In sintesi:

• Rispetto alle giunte locali si è alzato un gran polverone su una presunta decisione di fuoriuscire indistintamente da tutte le giunte: è semplicemente falso. Al contrario si è ribadita la “piena sovranità” delle istanze territoriali del partito alla luce dell’importanza assunta dai governi locali nelle politiche di sussidiarietà, privatizzazione e securitarie; come sempre la nostra politica sta nel giudicare programmi e amministrazioni sulla base delle scelte sociali, democratiche e morali.

• Ribadiamo il nostro appoggio alle amministrazioni nelle quali siamo presenti e in particolare alla Giunta Vendola, che intendiamo sostenere lealmente; tuttavia riteniamo sia necessario un impegno del partito regionale per il rilancio dell’azione amministrativa, politica, sociale e ambientale del governo regionale, riattivando altresì canali di comunicazione con movimenti e realtà associative.

• Abbiamo affermato, fin dall’ inizio della fase congressuale, che ritenevamo indispensabile una gestione unitaria del partito: lo abbiamo scritto nella mozione e ribadito nello svolgimento dei congressi, da quelli di circolo a quello nazionale. Che non si trattasse di affermazioni “furbesche” lo dimostrano i fatti, a partire dalla dichiarazione di Paolo Ferrero, un minuto dopo la sua elezione, di confermare il tesoriere nazionale, vendoliano, e l’ elezione immediata alla presidenza del collegio di garanzia di un esponente autorevole dell’ area bertinottiana.

• Constatiamo che l’ esito del congresso di Rifondazione Comunista costituisce il pretesto per alludere ad allargamenti delle alleanze di centrosinistra all’ UDC, come affermato da esponenti del centrosinistra pugliese: ribadiamo la nostra contrarietà rispetto a questa prospettiva.

• Rispettiamo le posizioni di ciascun partito, ma rivendichiamo con forza la nostra autonomia politico-culturale rispetto al PD: è singolare che questa affermazione desti scandalo a meno che non si consideri innovativi la subalternità e l’ abbandono di qualsiasi elaborazione culturale autonoma.

• Infine, ebbene lo confessiamo, a Chianciano è stata ribadita la necessita di rilanciare il PRC, riconoscendone l’utilità politica e sociale, a partire dalle decisioni assunte unitariamente nella conferenza di organizzazione di Carrara, e dall’ assunzione di responsabilità del fallimento dell’ Arcobaleno: di rilanciarlo a cominciare dall’ opposizione sociale e politica al Governo Berlusconi, senza autosufficienza, con tutti i soggetti che ritengono siano in gioco il destino della nostra democrazia, la laicità dello stato, la dignità del lavoro, la difesa dell’ambiente e i diritti civili.

Per ultimo, senza rispondere agli insulti volgari che ci sono stati rivolti, i quali qualificano chi li ha fatti, ci permettiamo di sottolineare che si è trattato di un congresso nel quale si decideva l’ esistenza, il progetto, il futuro di Rifondazione Comunista, che ha mosso la passione di tante compagne e compagni: la convergenza sul destino di una comunità politica, pur nella diversità di alcune posizioni, si chiama pluralismo non “accozzaglia”.