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E SE IL TERREMOTO FOSSE STATO IN SICILIA?
Publie le martedì 14 aprile 2009 par Open-Publishing1 commento
“U trivulu” mancato ad “Anno Zero”
E se il terremoto fosse stato in Sicilia?
Forse non tutti sanno, compreso Santoro, che anticamente in Sicilia, in alcuni funerali importanti, venivano chiamate a pagamento le prefiche. Erano delle donne, vestite rigorosamente a lutto, che avevano il compito di fornire un piagnisteo, quasi come una cantilena cacofonica che si chiamava “trivulu”.
Da allora è rimasto il detto: “non mi ittari u trivulu”, nel senso di non gufare con pianti inutili e soprattutto fastidiosi al sistema nervoso.
Detto ciò mi sorge spontaneo il dubbio se anziché invitare dei politici alla trasmissione “Anno Zero”, non fosse stato meglio invitare delle “prefiche”, che guardando intorno nelle varie TV, ne avrebbero trovate quante ne volevano. Altro che nell’antichità.
Avremmo pianto tutti e avremmo visto la trasmissione con la commozione che il momento meritava. Invece no. Neanche una lacrima né una carezza a qualche sopravvissuta che avrebbe potuto farci addolorare . Niente! Una trasmissione indecente…è stata da qualcuno definita.
Con quella trasmissione non abbiamo potuto condividere il dolore, ammesso che qualcuno avrebbe potuto farlo suo. Avrebbe potuto fingere perchè e facile recitarlo ma non è detto che molti ci sarebbero riusciti; si deve essere bravi attori e attrici altrimenti si vede la falsità. Per questo sono brave le prefiche.
In questo modo, Santoro non avrebbe potuto parlare di vittime di ladri e politici corrotti e corruttori. Ne avrebbe potuto parlare degli insufficienti mezzi della Protezione Civile e figuriamoci della prevenzione del terremoto. D’altronde se i sapienti del settore, con tanta di laurea e con tanta poderosa mente, dopo le centinaia di scosse, hanno detto che tutto era tranquillo, il tecnico Giuliani non avrebbe dovuto procurare l’allarme… E’ stato pure denuunciato. Che abbia gufato lui, con il suo “trivulu”?
Se questo terremoto fosse avvenuto in Sicilia, con gli scandali che stanno venendo fuori,poveri noi! C’è ne avrebbero dette di tutti i colori: ladri, mafiosi, corrotti e chi più ne ha più ne metta.
Invece l’Italia si è clamorosamente unita. Sembra la finale di un mondiale di calcio. Viva l’Abruzzo. Ma vuoi vedere che la colpa è della Sicilia? Vuoi vedere che all’ospedale dovevamo darla noi l’agibilità? Vuoi vedere che la casa dello studente è stata costruita da un siciliano?
Gira e rigira arriveranno al ponte. Basta, non si fa più. I soldi servono per l’Abruzzo. Le baracche costruite dopo il terremoto di Messina del 1910, le topaie dei nostri centri storici e migliaia di monumenti in degradamento potranno aspettare un altro terremoto, questa volta in Sicilia… e noi non avremo tutte le prefiche e i piagnistei della RAI e delle sue consorelle ma solo sciacalli dell’informazione al servizio di avvoltoi che con la politica speculano in tutti i modi. Anche con i morti.
Salvatore Fassari
Messaggi
1. E SE IL TERREMOTO FOSSE STATO IN SICILIA?, 14 aprile 2009, 18:06, di e = mc2
"Trivulu mu timbatti" (Che ti possa cogliere il trivulu) è una maledizione indirizzata al "nemico", in terra Calabra.
Era il pianto che donne greche, pagate alla bisogna, nell’antichità e poi di altri siti, per derivazione di genti in altri luoghi, tributavano al morto con la credenza che più si piangeva e più forte ci si lamentava e tanto prima l’anima del defunto ascendeva al Cielo.
Ciò detto l’analisi è condivisibile eccetto che per il Ponte che era e resta una jattura per quelle terre "ballerine", anche perché edificabile in sostituzione di altre necessità strutturali sulla viabilità, per esempio, più urgenti e che ora corrono il rischio di cadere nel dimenticatoio.
Due pesi e due misure?
Forse.