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E adesso, qual’e’ lo strumento per modificare la storia?

Publie le sabato 12 agosto 2006 par Open-Publishing

Eliot: “La mezzanotte scuote la memoria come/un pazzo scuote un geranio appassito”

La lotta politica come e’ stata fatta fin qui non basta.

Uno strumento, per essere valido, deve conseguire un risultato di qualche entita’ storica, altrimenti deve essere cambiato. Lo dice il pragmatismo che ha sempre la meglio sulle illusioni. E’ inutile farsi delle pippe. I microfenomeni su piano collettivo sono niente, non contano un tubo.

In un mondo globalizzato, dove domina l’identita’ profitto = mercato = multinazionali = imperialismo USA = guerra, se si vuole cambiare la societa’ e dunque la politica e l’economia, occorre escogitare strumenti nuovi.
Insistere con quelli fallimentari puo’ portare solo a delusioni e perditempo.

Non serve a nulla eccitarsi tra pochi adepti in una stanza chiusa e urlare slogan obsoleti sventolando vecchi drappi, quando non si influisce sul fiume che enorme scorre al di fuori di essa.
Il quadro al momento e’ cupo.
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Siamo persuasi che agire a livello globale e’ tutt’altro che facile e che e’ ben difficile agire nel lentissimo vettore tradizionale: comune-regione-governo nazionale-parlamento europeo, essendo fallite le ideologie che si proponevano come universali e che potevano agire dall’alto su larga scala.

E’ giocoforza partire dal basso e rovesciare in qualche modo la piramide del potere. Ma come?

Appare chiaro che i mezzi usati nell’ultimo sessantennio sono stati ininfluenti a frenare il rafforzamento del grosso capitale e il dominio di una ideologia economico-politico-militarista di estrema destra che sta distruggendo il mondo.

Se i governi statunitensi sono stati il 1° strumento nazionale del nuovo imperialismo, e’ indubbio pero’ che la politica dei maggiori governi europei e dell’UE come entita’ sovranazionale non e’ andata nel senso di un allargamento della democrazia e di un rafforzamento della sovranita’ popolare o di una maggiore difesa dei diritti dei popoli o della pace mondiale, non ha contrastato affatto il neoliberismo USA, producendo una politica economica europea a se’ stante e di piu’ alto livello, ma si e’ allineata alla politica imperialista americana, nel senso di una corrosione dei diritti dell’uomo, del cittadino e del lavoratore, del ripudio dei diritti dei popoli, dell’insulto alle economie degli altri paesi (si veda le imposizioni al commercio africano), mentre i vecchi organismi internazionali come l’ONU aumentano solo le loro macerie.
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Ora, non possiamo aspettare fatalisticamente che la spirale perversa che domina il pianeta (guerre a ripetizione, riduzione dei diritti umani, economie in sfacelo, oligarchie sempre piu’ ristrette, azzeramento dei poteri nazionali, arbitrio del mercato) si disfi da sola o perche’ crolla il dollaro o perche’ New York viene distrutta o perche’ potenze come Cina o India o Sudamerica intervengono cambiando gli equilibri mondiali.
Non possiamo nemmeno aspettare che finiscano petrolio e uranio, perche’ il sistema di dominanza si spostera’ dalle guerre del petrolio alle guerre per l’acqua o il cibo, conservando gli stessi sistemi e la stessa arroganza. Al potere non importa il mezzo, ma il fine.

In questo sfondo universale apparentemente soverchiante, tuttavia, l’uomo singolo sente l’urgenza di intervenire in proprio, senza restare erba calpestata dagli elefanti.
Il fatto stesso di esistere ci da’ il dovere di fare qualcosa. La nostra non e’ presunzione ma necessita’ etica. Non possiamo assistere impotenti.
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Avevamo sperato che l’UE si ponesse nello scacchiere mondiale come un fattore nuovo e che in esso la sinistra producesse una qualche azione utile, se non altro nel senso di una diversa politica estera, di un disancoramento dalle strategie anglo-americane, di una maggiore difesa di democrazia e lavoro, di un cambio sostanziale della vecchia e inutile Societa’ delle Nazioni, ma dall’Europa delle banche non e’ uscito alcun nuovo ordine europeo e, con nostro grave rammarico, la sinistra non ha fatto una opposizione fattiva al trend neoliberista, assumendolo invece come proprio, malgrado i tentativi contrari di alcuni sindacati e di sporadici intellettuali, in una sordita’ crescente alle richieste della gente e in una totale mancanza di rispetto dei diritti costituzionali, molti dei quali acquisiti in un secolo e mezzo di lotte durissime.
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Al momento, la sinistra europea (e quella italiana non fa eccezione), sembra omologata alle politica USA, alle tendenze neoliberiste, alle politiche di repressione delle reazioni popolari, dimentica della sua storia, dei valori passati, della sua missione e rifiuta testardamente di riconoscere che persino la sua Costituzione e’ stata rifiutata dai popoli.
Che questo trend europeo sia sconnesso da ogni democrazia e che in UE la sinistra sia controproducente lo prova la scarsa opposizione alla Bolkestein, la privatizzazione dei beni pubblici (acqua, servizi...), la precarizzazione del lavoro, la distruzione dello stato sociale, l’aumento del verticismo partitico, gli inciuci coi reati del capitale, l’ingresso alla mentalita’ piu’ corrotta del mondo bancario, assicurativo ecc., l’adozione dei peggiori criteri di mercato, l’asservimento ai confessionalismi piu’ retrivi, la regressione nella difesa delle liberta’...
Dal punto di vista ideale e ideologico, il fallimento non potrebbe essere maggiore.
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Se i partiti ufficiali stanno sempre piu’ rinnegando le motivazioni che potevano renderli propulsori di una palingenesi sociale ed economica e si stanno omologando sempre piu’ al potere di destra, ora in Italia e’ facile vedere, oltre le facili retoriche, che i movimenti extrapartitici si fanno di giorno in giorno sempre piu’ fiacchi e inconcludenti.
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Non ci raccontiamo delle favole! Negli ultimi 50 anni di storia italiana sono stati del tutto insufficienti a realizzare alcunche’:
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 il terrorismo interno (attentati, stragi, bombe, gambizzazioni...), che ha usato gli stessi mezzi della destra estrema fino a confondersi nell’immaginario popolare con essa, sollevando la reazione della sinistra moderata e del sindacato, colludendosi spesso con mafia e CIA e facendo il gioco tropo facile della destra reazionaria. Questo fenomeno ha avuto la sua grande stagione, ha fallito, ha addirittura rafforzato il fascismo, non ha prodotto movimento di popolo ne’ metamorfosi di storia, ed e’ ancor piu’ inattuale oggi quando sempre piu’ persone rigettano il movimento violento e ripudiano le armi. I resti attuali di quelli che furono gli anni di piombo sembrano oggi obsoleti e finiti.
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 il rivoluzionarismo teorico fatto solo a parole, slogan e marce di groppuscoli, in Europa come in Italia periste ma non funziona, non serve a niente, si riduce al massimo a controinformazione, ottima cosa, per carita’, ma alla fine inconcludente su un piano di una svolta sostanziale o di una rieducazione delle masse. Oggi e’ solo una frangia laterale, folkloristica, una specie di masturbazione di unita’ micro, ininfluenti, spesso formate da giovanissimi, non dissimili dalle unita’ micro nazi, sia come linguaggio che sistemi, con orgasmi forse eccitanti a livello individuale ma ininfluenti sulla storia, e nessun cambiamento sul panorama totale. Non diversamente i gruppi autonomisti e localisti come la Lega, che sono destinati a sparire, avendo perso ogni idealita’ di base (sia pur rozza) in quanto alleati a quegli stessi poteri corrotti che inizialmente avevano avversato.
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 l’opposizione inquadrata, che da extraparlamentare diventa parlamentare, lo abbiamo visto, si e’ contaminata rapidamente in un processo di omologazione su versanti che sono piu’ di destra (cioe’ di potere di casta) che di sinistra (cioe’ di popolo), si e’ imborghesita, ha rinnegato le proprie motivazioni di partenza, e’ diventata potere chiuso e autoreferente, pronto all’inciucio coi collaterali, in perdita di relazione con gli elettori, trascinata nel vortice neoliberista.
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 la partitocrazia ufficiale non e’ nemmeno citabile come fattore di rinnovamento e propulsione ed e’ inutile elencarne i difetti che sono noti a tutti, in un discredito crescente, in un generale rigetto che oggi costituisce l’unico fenomeno veramente di massa in Italia, movimento generalista e qualunquista, purtroppo privo di riferimenti, mezzi, modi e capacità di cambiamento, che potrebbe anche trovare un leader (ora assente) che cavalchi lo scontento collettivo, ma che al momento resta un confuso e disarticolato nebbione di fondo, su cui si muove il solito panorama delle appartenenze, sempre piu’ acritico e servile.
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Un’opposizione valida oggi in Italia non esiste, anche se ha quasi vinto le elezioni. Paradossalmente lo sfascio della credibilita’ morale dei vincitori e’ stato repentino con la presa stessa del potere e non e’ nato nemmeno dallo scempio del governo di centrodestra ma se la sono prodotta da soli, quando, dopo la serie estenuante degli scandali finanziari che hanno schifato tutti i cittadini, piegando l’economia del paese, il nuovo governo ha fatto, quasi “in somno”, proprio l’ultima cosa che il paese voleva: l’indulto ai reati finanziari, un indulto che costituisce la piu’ schiacciante vittoria del berlusconismo, e che ha dimostrato come il contagio avesse ormai vinto ogni cosa.
Berlusconi stravince i concorrenti con una mossa in cui essi, con incredibile candore, dimostrano di essere identici a lui. Lo sputtanamento non poteva essere piu’ totale!
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 il movimento sindacale ha avuto la sua botta col Patto per l’Italia di Angeletti e Pezzotta, errore gravissimo, ma era stato gia’ messo fuori gara dalla bicamerale di D’Alema, dalla sua apertura alla precarizzazione selvaggia, dal violento rifiuto Ds di aprire all’estensione dei diritti del lavoro dell’articolo 18, dall’omerta’ sindacale nei 5 anni di governo di centrosinistra, dall’ondivago atteggiamento dei vertici partitici sulla guerra in Iraq, dall’intervento del centrosinistra in Kosovo, dal crescente distacco dei partiti dalla gente sui temi della pace, dal ribrezzo dalemiano verso piazze, movimenti o sindacati, dalle sue idee dittatoriali sulla liberta’ di opinione...e poi la fiacchezza con la Bolkestein, il verticismo sfacciato.. e’ stata una debacle continua, anche se il sindacato resta ancora una cosa valida nel desolante panorama della sinistra italiana
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 il movimento no global ha proposto nuovi sistemi di lotta: mancanza di vertici, responsabilizzazione per gruppi, controinformazione online, struttura reticolare a livello planetario, specificita’ di lavoro pratico dei nodi, mutamento di stili di vita, smascheramento delle multinazionali, sistemi di lotta non armati, boicottaggio, nuovi municipi, ecologia... ha avuto i suoi movimenti di gloria a livello mondiale, ma ora sta annaspando. Il fervore iniziale e i collegamenti a livello mondiale dei grandi forum e delle grandi rivendicazioni planetarie (acqua, cibo, agricoltura...) conoscono oggi un momenti di crisi, di fronte al dilagare delle guerre americane, al terrorismo usato come grande mezzo di manipolazione collettiva...
Si pensi al G8 di Gleneagles dove le manifestazioni furono troncate sul nascere dall’attentato della metropolitana e, oggi, alle discussioni inconcludenti su Nato e Onu, e alla crisi di credibilita’ di Bush e Blair nell’annuncio di nuove guerre e nella protezione alla ferocia di Israele, crisi di credibilita’ subito sopita dall’attentato agli aerei inglesi.
Ormai il terrorismo, vero o presunto) e’ la parola d’ordine che si mangia tutto e divora ogni spazio.
Il problema del mondo non e’ piu’ la difesa dei diritti umani, del lavoro, della sopravvivenza.. ma e’ PACE e GUERRA e qui i movimenti sembrano impotenti.
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Scrive Giuliano Trampolini da Lilliput: “... la partecipazione si e’ rinsecchita e persino immiserita.... anche perche’ persino nelle manifestazioni per la pace qualche imbecille non trova di meglio che esibire le proprie doti di “combattente”; altri propongono di fare Presidi per la pace, altri di scrivere e-mail e lettere ai governi.... ma questi governi, quello degli Usa, della Gran Bretagna, di Israele, hanno ampiamente dimostrato di essere governi di criminali che non hanno nessun rispetto per la vita umana e non hanno nessuna limitazione nel decidere di comandare, ai propri eserciti ed ai propri bombardieri, di compiere atti di puro terrorismo.
...Dobbiamo dircelo, le manifestazioni, i presidi, le e-mail e le firme, indirizzate ad altri governi, non fermano i governi criminali e nessuno di noi riesce a proporre qualcosa che sia veramente efficace.. Gli eccidi potrebbero fermarsi se le opposizioni venissero dai popoli in lotta.. Se la maggioranza del popolo statunitense, o di quello israeliano, avesse (con gigantesche manifestazioni, con milioni di firme... e poi con le elezioni) detto no alla guerra, si alla pace, cessate il fuoco, allora i governi avrebbero fatto scelte diverse, oppure sarebbero cambiati i governi (invece Bush e’ stato rieletto... mentre il governo israeliano ha consensi vastissimi persino a sostegno della carneficina e delle devastazioni in corso in Libano e nella Striscia di Gaza).”
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E dunque diciamocelo! Il Capitale ha trovato nel “terrorismo” la nuova parola d’ordine, con cui puo’ fare di tutto e con cui puo’ convincere ogni popolo a subire di tutto. Una parola d’ordine che ha sostituito ogni Dio, ogni valore, ogni significato, ogni ideologia, ogni realta’...
In ogni momento di crisi, di reazione mondiale, di rigetto delle politiche USA, di stanchezza di questi massacri e di queste aberrazioni, bastera’ sventolare un attacco terroristico per avere il mondo supino e agli ordini.

da http://www.masadaweb.org