Home > E’ nato il primo governo embedded!
Romano Prodi e tutti i suoi ministri dalle 18 di questa sera sono ritirati in conclave in una bella villa a S.Martino in Campo (Umbria): se tutto va bene, a meno di imprevisti tellurici, dovrebbero uscire sani e salvi alla stessa ora di domani avendo capito come si fa a truccare la realtà.
Infatti questa gita fuori porta, pagata anche da me contribuente, servirà a trovare un metodo per comunicare serenità e compattezza agli italiani moderati e pacifisti che, pur di mandare a casa fascisti e razzisti, hanno votato per un cartello elettorale appiccicato con la saliva al muro del paese.
Nasce così il primo governo embedded: nemmeno ai tempi del pentapartito avevano osato tanto nè i democristiani amici del premier e dei preti nè i furbetti socialisti amici del Presidente della Camera.
Un governo embedded è un governo democratico?
Questo non lo so, non sono un filosofo: non posso parlare di territori sconosciuti.
Faccio solo qualche riflessione profana.
Io non credo che sia possibile essere Ministro embedded, così come non lo è fare la giornalista in Iraq e inviarci i pezzi da dentro i carri armati degli americani.
Capisco che dopo ti fanno presentare UnoMattina, ma almeno posso farmi un’idea cercando altre fonti.
Invece io il Ministro me lo devo tenere per cinque anni: gradirei sapere come la pensa, anche perchè non è che posso sostituirlo con uno svedese o scozzese.
Volevo tranquillizare Prodi ed i suoi ministri: gli italiani tutti, anche quelli che vi hanno votato, sanno di avere a che fare con un teatrino, a destra come a sinistra.
Sanno che vi finanziate, tutti, giornali che nessuno legge, riviste che nessuno compra, che vi fate i vostri affari personali insomma (Visco è ancora indagato per quella faccenda del condono edilizio?).
Perciò sotto questo aspetto, abbiate contegno e rilassatevi.
Sappiamo già tutto, non c’è mica bisogno che ci prendiate comunicativamente per il culo.
Ci bastano Bruno Vespa ed i giornalisti embedded: non vi ci mettete pure voi.
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1. > E’ nato il primo governo embedded! eheheh interfacce utente, 5 giugno 2006, 19:21
Interfacce utente
Le interfacce utente per i sistemi embedded variano anche di molto tra sistema e sistema e quindi meritano qualche commento aggiuntivo.
I progettisti di interfacce come PARC, Apple Computer, Boeing ed HP tendono a mimimizzare il numero di diverse interazioni dell’utente. Ad esempio, i loro sistemi utilizzano due soli bottoni (il minimo assoluto) per controllare un menu di sistema (un bottone verrebbe utilizzato per selezionare la successiva voce di menu, l’altro per attivare quella selezionata).
Un touch screen oppure dei bottoni ai bordi dello schermo possono anche essere utilizzati per minimizzare le interazioni con l’utente.
Un altro trucchetto molto semplice è quello di minimizzare e semplificare il tipo di output. A volte si usa anche associare una lampadina allo stato di ogni interfaccia, oppure ad ogni situazione di errore. Un’altra economica variazione è quella di creare due file di lampadine, accoppiate ad una matrice di errori che possono verificarsi (l’utente può allora incollare delle etichette che spieghino l’errore nella lingua che preferisce).
Per esempio, lo standard della Boeing per una interfaccia di test è composta da un bottone e alcune lampadine. Quando si preme il bottone, tutte le luci si accendono. Quando il bottone viene rilasciato, le lampadine associate agli errori verificatisi rimangono accese. Le etichette sono in inglese semplificato.
I progettisti usano molto i colori e le sensazioni ad essi collegate. Il rosso indica che l’utente può farsi male (si pensi al sangue). Giallo indica che qualcosa può andare storto. Verde indica che lo stato è positivo. Questa combinazione ricorda da vicino quella di un semaforo, perchè molte persone sono in grado di comprenderla, anche istintivamente.
Molti progettisti fanno sì che l’immagine visualizzata cambi immediatamente dopo l’interazione con l’utente. Se la macchina sta per fare qualcosa, normalmente si avvia nel giro di 7 secondi, oppure fornisce un rapporto sul procedere dell’operazione.
Se è necessario uno schermo, molti progettisti si avvalgono di testo semplice, principalmente perchè gli utenti sono abituati a leggere. Una interfaccia grafica è gradevole allo sguardo e permette di fare qualunque cosa, ma tipicamente aggiunge circa un anno di ritardo per la progettazione (ideazione, approvazione, traduzione, ecc...) e necessita di uno o due programmatori aggiuntivi, senza aggiungere alcun reale contenuto al sistema. Inoltre, una interfaccia troppo affollata in realtà tende a confondere gli utenti, perchè può utilizzare simboli dall’aspetto poco familiare.
Se in un progetto è necessario riferirsi ad alcune parti della struttura (come in una fotocopiatrice), queste sono spesso etichettate con numeri ben visibili sulla struttura.
Una interfaccia di rete è semplicemente uno schermo remoto e si comporta grosso modo come una qualsiasi altra interfaccia utente.
Una delle interfacce generiche basate su schermo più famose è quella composta da due bottoni ed una linea di testo nella lingua madre dell’utente. E’ utilizzata ad esempio nei cercapersone, nelle stampanti di fascia media, negli switch di rete ed in genere in tutte le situazioni che richiedono una elevata interazione con l’utente.
Quando c’è del testo, il progettista sceglie una o più lingue: quella predefinita è normalmente una delle più conosciute dal gruppo di utenti a cui il prodotto è destinato.
La maggior parte dei progettisti tende ad utilizzare il set di caratteri nativo della lingua, nonostante ciò possa rivelarsi difficoltoso. Le persone che utilizzano set di caratteri particolari preferiscono, infatti, leggere testi scritti in questa maniera.
Il testo è normalmente tradotto da personale specializzato, anche se nello staff del progetto ci sono persone madrelingua.
Le organizzazioni straniere spesso tendono a dare ad un grosso distributore il compito di aggiornare e correggere le traduzioni nella loro lingua. Ciò spesso previene le critiche provenienti da altre persone madrelingua, che tendono a credere che nessuna organizzazione straniera può conoscere la propria lingua così bene come loro
Un altro trucchetto comune consiste nel rendere il più chiaro possibile sul display i metodi di funzionamento del macchinario.
Nelle organizzazioni meglio gestite, una persona approva l’interfaccia utente. Spesso si tratta di un cliente, di un distributore oppure di qualcuno direttamente responsabile per la vendita del sistema. I committenti, infatti, tendono a prendere decisioni poco rapidamente, oppure a non prenderle affatto. Ciò causa costosi ritardi che potrebbero essere evitati come sopra riportato.
da Wikipedia
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