Home > E ora che ci resta da fare?
L’uomo che ha riempito l’Italia e l’Europa dei suoi reati e di quelli dei suoi presidenti, esecutori, parenti, cloni e protetti...
l’uomo che deve la maggior parte del suo potere finanziario al benevolo appoggio della sinistra, che gli ha praticamente regalato le frequenze televisive e lo spaventoso potere degli introiti pubblicitari, chiudendo gli occhi sui suoi reati perché demonizzarlo “non era fine” e che, a forza di guardarli, ci si è abituata come a normale amministrazione pubblica e privata...
l’uomo che ha goduto di una esenzione permanente di pena o controllo su un conflitto di interessi che in qualunque paese civile sarebbe stato gravissimo reato ma solo in Italia viene concesso graziosamente dal centrosinistra come un diritto a cui magari partecipare...
l’uomo per cui si è tollerato persino il predominio sulla RAI e l’estromissione di giornalisti, programmi e reti...fino a produrre un servizio omologato a senso unico e a percettore unico basato solo sull’inganno, la menzogna fatta norma, l’epurazione, la propaganda, la volgarità, il consumismo e il bordello..
l’uomo che si è compiaciuto di vedere gli avversari rifiutare simpaticamente l’autorizzazione a procedere ai suoi amici gravemente implicati in reati... e anche le distorsioni più infami della Costituzione, del resto precedute dal quel bell’esemplare di democrazia che fu la bicamerale..
l’uomo che si è apparentato con mafia, sette segrete e il peggio della CIA e le ha infiltrate nello stato e nella stampa, e che, grazie alla molliccia permissività del centrosinistra è potuto diventare il 14° uomo più ricco del mondo, messo all’indice da tutti gli osservatori internazionali, malgrado le sue illegalità e praticamente senza ostacolo alcuno, arricchendosi a spese di un intero stato grazie a un’impunità permanente..
e che ha gettato questo stato nel deficit più grave, mentre brigava ad eliminare i presidi democratici e le difese dello stato sociale...
quell’uomo riceve ora, per tanto merito e insigne opera, dal governo a lui contrapposto e che lo ha apparentemente vinto, l’ulteriore “aiutino” della depenalizzazione dei reati finanziari, di cui godranno naturalmente non solo lui e i suoi ma anche i corrotti dell’Udc o i baldi speculatori bancari della Lega come gli avventuristi di AN, ma di cui godranno anche i più o meno occulti rei finanziari del centrosinistra, perché a questo punto sarebbe folle pensare che non se ne siano...
Questo non è inciucio. Questa è complicità in reato.
In Spagna, ora che Berlusconi non e’ piu’ capo dello stato, riprendono i processi in corso contro di lui e contro Dell’Utri per frode fiscale, falso in bilancio e violazione dell’antitrust.. nomi di reati di cui in Italia si è perduta ogni traccia, essendo gli stessi trasformati ormai in voci favorevoli in curriculum..
Che giustizia avranno le centinaia di migliaia di risparmiatori truffati?
I ragazzi torturati a Bolzaneto o pestati alla Diaz?
Le 800 vittime per amianto dell’Eternit?
Gli impaniati delle arroganti Vanne Marchi?
I bondisti della Cirio o della Parmalat?
I correntisti della Lega derubati da Fiorani?
Gli illusi che avevano confidato nella Unipol?
Grazie al patteggiamento, Fiorani (gola profonda) avrà 3 anni e 6 mesi, 3 anni in meno grazie all’indulto, ed è fuori, pronto a ricominciare
E Fazio? Condonato pure lui?
E Previti? Nemmeno un piccolo sequestro di beni per l’evasione di miliardi e la corruzione di magistrato? E proprio nulla, nulla, al suo mandante e beneficiario?
Ma sono solo soldi, signori, non è grave! Sono solo i soldi, di chi ce li ha e ne vuole di più. Un peccato veniale. Piccolo, piccolo. Lo dice anche la Chiesa, che di valori se ne intende e che l’usuraio Giordano nemmeno lo ha sostituito e non ha battuto ciglio sul regalo dell’ICI, alla faccia del bene comune. Anzi, proporrei alla Chiesa di ridurre i comandamenti a 9, tanto “ vietato rubare” è stato depenalizzato all’unanimità da chi comanda e anche da chi l’etica la costruisce, sembra. Pensiamo piuttosto all’embrione e ai gay, che solo lì sta la vera morale cristiana!
“Pecunia non olet”, e ora nemmeno “punitur”. La pecunia rapinata è un fiore all’occhiello che crea la nuova casta di Signori. Alla faccia del diritto! Gli onesti trucidateli! Se uno porta a casa una gomma dall’ufficio il licenziamento sia immediato! E sui migranti che sono i poveri dei poveri diamogli addosso, in nome della nostra morale restaurata! In nome delle "roba"!
E, anzi, grazie all’indulto, se qualcuno esploderà spaccando qualche vetrata, additatelo a tutti come un nemico pubblico numero uno! E non godrà alcun indulto, perché ora l’unico reato che non sarà tollerato è l’opposizione al governo dei ladri, e il vandalismo su cosa pubblica o privata non sarà proprio tollerato da chi il vandalismo lo fa su un intero popolo e stato e, se uno difende la sua casa, se non è una Certosa, mandategli la polizia coi manganelli come in Valsusa.
Questa è una repubblica basata sul furto" The large theft! Rassegnamoci! Non certo quello dei poveracci che rubano una mela, quelli li processano in direttissima e poi se li dimenticano in qualche cella 4X3, con 8 occupanti, e alla seconda mela gli danno la recidiva, no, i furti di super lusso, quelli vip, quelli smisurati e senza ritegno, per cui sarà stampata una rivista apposta: Furtella 3000 e si vedranno i beni totalmente futili che questa furtella produce: diamanti, panfili, feste extralusso, abiti da 400.000 euro, veline sbattute sulle scrivanie... praticamente come ora.
E uno come Di Pietro sta già cominciando a diventare un terrorista. E per fortuna che non era nemmeno di sinistra!
Come dice Travaglio: “Non si è condonata solo l’allegra finanza, si è condonata la logica!”.
Anche la coscienza di uno stato, direi. E poi lo chiamano “giustizialismo”!
Ma, partendo da queste basi, quale futuro ci aspetta ? Ormai la democrazia è defunta. Ci sono solo due classi. Chi i soldi ce l’ ha non importa come, e chi non ce l’ha. I primi hanno sempre il diritto, i secondi hanno sempre il torto. Nel Medioevo era così e non abbiamo fatto un passo avanti da quello. La Chiesa ci vuole portare là con le sue Inquisizioni, i due governi appaiati ci hanno portato là con il loro indulto. Una regressione in piena regola! Ma l’andazzo è questo e non veniteci a parlare di valori e principi!
E allora: destra e sinistra e quelli che difendono le reciproche scuderie o che a questa “etica” del cavolo si sono assuefatti prostituendo la loro coscienza, per me possono andare tutti a dar via el c...!
Messaggi
1. > E ora che ci resta da fare?, 4 agosto 2006, 12:55
Comunicato stampa di Papillon - 29/7/2006
L’approvazione definitiva del provvedimento di indulto è una prima vittoria della lotta pacifica iniziata nove anni fa dalla Papillon e da decine di migliaia di detenuti. Una lotta sostenuta dalla Chiesa Cattolica e a fasi alterne anche da tante associazioni laiche e religiose e da tanti sindacati degli operatori penitenziari. Una lotta che non si è mai arrestata davanti alle tante demagogie, alle truffe (tipo quella dell’indultino), alle provocazioni e alle continue ritorsioni punitive contro chi denunciava pacificamente la drammatica realtà delle carceri (rapporti disciplinari, trasferimenti punitivi, denunce, negazione delle misure alternative, ecc.).
1) Proprio dalla maturità dimostrata da tutti i detenuti che in questi anni hanno seguito le indicazioni della Papillon, nasce la nostra prima considerazione che è di ordine storico/politico: per la prima volta nella nostra storia repubblicana si sta avviando un reale processo riformatore del sistema penitenziario senza che ciò sia preceduto da un ciclo di lotte violente all’interno delle galere. E ciò è accaduto nonostante l’assenza di un vasto movimento di opinione che all’esterno delle carceri si mobilitasse realmente a favore delle nostre richieste.
Dobbiamo quindi ringraziare anzitutto quelle forze politiche di sinistra che in questi anni ci sono state vicino e che hanno saputo condizionare (fin dalle primarie dell’Unione) il programma del nuovo governo di centrosinistra verso un provvedimento di amnistia e indulto, pur sapendo di procedere controcorrente sia sul piano politico che verso un’opinione pubblica largamente condizionata dai luoghi comuni di chi vorrebbe illuderla che più carcere equivale a maggiore sicurezza sociale.
2) Noi riteniamo che a questo punto diventa necessario difendere questo primo risultato spingendo in avanti il processo riformatore attraverso un’accelerazione della riforma del Codice Penale, sia sul piano delle depenalizzazioni che dell’abrogazione dell’ergastolo;
Una limitazione ferrea dell’uso della custodia cautelare in carcere:
Un’applicazione integrale ed uniforme della Legge Gozzini su tutto il territorio nazionale;
L’approvazione definitiva e l’applicazione della Legge di riforma della sanità penitenziaria
Una Legge che vieti qualunque forma di ritorsione (disciplinare, amministrativa o penale) contro quei detenuti che in forma individuale o collettiva ritengano necessario protestare pacificamente;
Una Legge che preveda la facoltà di ricorso ad ogni livello, fino alla Cassazione, da parte dei detenuti verso tutti quei comportamenti, provvedimenti e pronunciamenti dell’amministrazione penitenziaria e della Magistratura di sorveglianza che si ritenga siano lesivi dei Diritti del singolo o della collettività dei detenuti.
3) Noi non siamo in grado di entrare nel merito delle ragioni politiche che sono state alla base delle continue trasformazioni degli schieramenti parlamentari a favore o contro l’indulto, ma francamente a volte abbiamo avuto l’impressione che quegli atteggiamenti irresponsabili c’entrino poco con quella reale, drammatica realtà delle carceri che rendeva utopico qualsiasi riferimento concreto al principio costituzionale che sancisce il carattere rieducativo della pena, e ancor meno c’entrino con quello spirito riformatore che da domani dovrà dimostrare di saper coniugare quel principio costituzionale con il sacrosanto diritto dei cittadini alla sicurezza quotidiana.
Ecco perchè, nel mentre chiediamo al governo e al Parlamento di stanziare immediatamente tutte le risorse necessarie per aumentare gli organici di tutti gli operatori penitenziari, ci auguriamo che tutti gli Enti Locali sappiano essere all’altezza dei nuovi compiti che l’inizio di questo processo riformatore gli pone davanti, aumentando e qualificando realmente l’uso di risorse economiche destinate alle grandi periferie urbane, all’integrazione dei migranti, all’assistenza sanitaria e psicologica per i tossicodipendenti, allo sviluppo di attività culturali, formative e lavorative per gli ex detenuti e per tutti i soggetti socialmente svantaggiati.
OGNI ENTE LOCALE DEVE SENTIRE IN MODO NUOVO LA RESPONSABILITA’ DELLA PREVENZIONE SOCIALE E DEVE QUINDI ESSERE DISPOSTO A SUPERARE TUTTE QUELLE STANCHE E OBSOLETE PROCEDURE CHE MOLTE VOLTE IMPEDISCONO DI AVERE RISULTATI APPREZZABILI E DURATURI, I SOLI CHE CONTRIBUISCANO AD AUMENTARE REALMENTE LA SICUREZZA QUOTIDIANA DEI CITTADINI.
Tutti, dentro e fuori dalle carceri, dentro e fuori dalle Istituzioni, dobbiamo operare affinchè l’indulto approvato oggi sia soltanto il primo di una lunga serie di importanti risultati sulla strada di una Giustizia più Giusta.
Roma lì, 29 luglio 2006 - PAPILLON
1. > E ora che ci resta da fare?, 4 agosto 2006, 14:39
LA GRAZIA DEL CARCERE CHE C’È
Quando il silenzio circonda il "pianeta sconosciuto" da farlo apparire una sorta di terra di nessuno, è da questa discrepanza che si creano le basi per lo sgretolamento del senso di sicurezza: discrepanza tra ciò che è realmente, e ciò che si vorrebbe fare apparire.
Ma al male non si risponde con altro male, bensì con la fermezza dell’umanità ritrovata, la quale non ha occhi da utopista né da illusionista, ma comportamenti coerenti con lo spirito delle leggi, quelle vigenti, non quelle altre a venire che sanno di scartoffie impolverate. Qualche volta occorre scendere dal proscenio e prendere atto che il carcere è ridotto come è, anche a causa di alcune leggi in disuso, le quali non sono mai state correttamente applicate, e di questo scempio la colpa è antica, risale a ieri, all’altro ieri, anzi forse a domani.
Infatti non porta voti né santificazioni occuparsi seriamente della galera, non è salutare guardare con pietà a chi sbaglia e deve pagare, non è innovativo a sufficienza spendere di più per prevenire e mettere mano alle leggi esistenti per renderle davvero operative, quindi efficienti ed efficaci.
Non può bastare la giustificazione che in carcere non ci sono operatori sufficienti, che per colmare le assenze ed i vuoti istituzionali, debbono lavorare il doppio o il triplo, per tentare di fare andare bene le cose.
Perché quei pochi operatori che scelgono di lavorare oltre che per la giustissima pagnotta anche per una vera e propria mission, non passerà molto tempo che si saranno arresi: sotto il peso del burn-out, per mancanza di risorse, di strumenti, circondati dalla frustrazione per l’assenza di una precisa volontà politica.
Relegare la discussione ai principi generali, è cosa facile, non si corre il rischio dell’offesa, né di un calo di popolarità, ma il discorso cambia e l’analisi diventa spietata, quando si spogliano delle armature le reali condizioni del carcere, le reali intenzioni che si hanno sul penitenziario, i reali investimenti che si fanno sul versante Giustizia.
Se occorre una dentiera lo stato paga? E se occorre un medicinale particolare? Una cura particolare ? Io so che la spesa sanitaria in carcere è stata tagliata e non di poco. Il lavoro è lo strumento principe di ogni trattamento rieducativo, di qualunque pedagogia dell’errore, eppure il lavoro che c’è, è quello che non esiste, e se anche ve ne fosse, è ridotto all’osso, perché anche questo capitolo ha subito tagli abnormi.
Non è con le leggine martoriate dai pensamenti-ripensamenti che si eviteranno i tanti e troppi suicidi silenziosi, le recidive galoppanti, le critiche incongruenti agli Abele, ai Caino.
In queste righe c’è poca proposta, servirebbe altro per rendere "Alta una Giustizia che solo apparentemente è sotto lo stesso cielo, perché ciascuno possiede il proprio orizzonte per carpirne il riflesso migliore".
I tragici eventi che sovente accadono turbano le giornate e le notti di tanti cittadini incolpevoli, ma so anche che in una cella sovraffollata, abbandonati a se stessi, occorre morire due volte, per arrivare a sera e poi a mattina ancora vivi.
Dunque della dignità foss’anche dell’ultimo degli uomini ne parliamo un’altra volta.
Vincenzo Andraous
carcere di Pavia e tutor Comunità Casa del Giovane
2. > E ora che ci resta da fare?, 4 agosto 2006, 14:54
Viviana, condivido la tua indignazione, aggiungendo che L’Italia è una Repubblica VOTATRICE di Ladri. La situazione della giustizia è allo sfacelo (sovraffollamento carcerario, detenzioni preventive abnormi, tempi eccessivi dei processi ecc...). La nostra società intera ne è responsabile. Non è giusto che ne portino il peso solo dei detenuti sempre più vicini ad essere i nuovi torturati alla Foucault (Vedi "sorvegliare e punire": non si smembra più pubblicamente, il corpo del condannato moderno è nascosto alla vista ma di smembramento della persona sempre si tratta). Quindi di questa redistribuzione della pena soffriamo tutti (per essere stati tutti derubati) e ancora di più le vittime dirette dei reati. Escludere dall’indulto i reati finanziari non si poteva fare (vedi Italia Repubblica VOTATRICE di Ladri) essendo necessara al provvedimento una maggioranza dei due terzi. Quindi dolorosamente ma responsabilmente lo si è fatto includendoli. La strada della riforma è lunga e in salita, ma nelle carceri si crepa, e questo viene prima di fermare i ladri, sono più o meno le stesse ragioni del mio no a qualsiasi guerra.
ciao Fedepasta