Home > E ora che fare?
Il numero scarso dei resistenti davanti alle forze del potere non deve abbattere, è una caratteristica di ogni movimento storico rivoluzionario che si conta sulla qualità della sua proposta non sui numeri: pochi sono sempre stati i radicali che pure si sono fatti conoscere molto bene con le loro campagne sociali, pochi erano i mazziniani, pochi erano i partigiani, pochi i seguaci di Gandhi o Martin Luther King, pochi i preti d’assalto della teologia della Liberazione. Non è il numero che conta ma la qualità e la ferma intenzione di produrre un’evoluzione sociale.
Il primo carattere è la fede che ognuno deve avere in se stesso come fattore di cambiamento.
E il primo atto è fare controinformazione, più che si può, ovunque si può e con un aggancio più moderno e incisivo su internet, perché l’informazione oggi è tutto e fa tutto.
Lo stile asciutto e conciso di Ferrero mi sembra idoneo al nuovo tipo di comunicazione online. Sobrietà e pulizia morale.
Essere esempio specchiato a se stesso e agli altri. Bene Ferrero. Bene Soru. Bene Illy, che non doveva andare perduto. Male coloro che alla fine sono stati irretiti dalle lusinghe del potere e per la difesa della Casta o che hanno aumentato le divisioni interne mostrando come il proprio protagonismo avesse la meglio sul progetto politico.
L’etica sia avanti anche all’ideologia. Ed etica significa anche, oggi, cedere sui particolarismi per cercare l’unità con altre opposizioni, ed essere possibilisti più che massimalisti, tenendo conto che la frammentarizzazione è già una caratteristica costante della società italiana e non è proprio il caso di aumentarla oltre.
Sintetizziamo ciò che è essenziale e andiamo dritti allo scopo, martellando su pochi punti essenziali che siamo i punti dolenti in Italia oggi, quelli più sentiti e dolorosi e facendo campagne su quelli. Leggere ogni tanto i sondaggi di Repubblica dà una qualche idea su come la pensano gli italiani e su quali sono i punti più dolenti.
L’economia innanzitutto. E se non siamo capaci di martellare sull’economia in un momento come questo allora non saremo mai capaci di niente.
Ma l’informazione deve essere migliore. Oggi, così com’è, è scadente, e la nuova Unità ha ancora peggiorato il trend dei non lettori.
E’ folle che il Manifesto costi più degli altri quotidiani per dare meno pagine e si faccia pagare addirittura se lo vuoi leggere su internet, come è folle che Liberazione on line sia sistematicamente indietro sui tempi, fiacca e poco significativa. Il risultato è che i giornali di sinistra stanno per sparire e che la maggior parte delle località italiane non li hanno mai visti.
Occorre anche un maggiore collegamento con riviste anch’esse sul punto di scomparsa come Carta o Diario o simili.
I lettori devono essere raggiunti anche con newsletter e la presenza massiccia dei militanti sui blog di maggiore successo, altro che snobbare Beppe Grillo! Se un blog viene letto ogni giorno da 30.000 persone ed è uno dei primi al mondo è un’ottima pedana di lancio per diffondere idee e informazione. E anche epr far conoscere siti come Bellaciao.org che in Italia non la conosce nessuno.
Chiudersi in enclave esclusive dibattendo tra omologhi non salverà dalla disfatta. Questa politica dello snobbare gli altri chiudendosi in conventicole sempre più piccole, litigiose e intolleranti a ogni differenza, è solo fallimentare.
Vedo anche un’assenza quasi totale di presenza della sinistra sulla radio, che molti ascoltano in macchina ogni giorno andando al lavoro. A Bologna abbiamo radio Città del Capo e radio Fukjiko ma quando vado in Veneto, Trentino, Sardegna o Sicilia è il deserto della controinformazione. Le informazioni proprio non arrivano. Berlusconi, prima di avere le frequenze nazionali aveva occupato le piccole emittenti locali. Ci sono ore top degli ascolti, bisogna arrivare a quelle.
Poi: martellare notizie bomba attraverso i residui giornali di sinistra e articoli shock, dossier o inchieste, cercando il più possibile legami con altri schieramenti di opposizione e con la societa’ civile, altro che certe cretinate fatue o divisioniste alla Sansonetti! E’ doveroso aumentare la denuncia e la proposizione, martellando chiaramente su pochi punti chiari e netti, ma essenziali che niente concedano al neoliberismo e alla nascente dittatura.
Si può notare un fatto aberrante: il neoliberismo è in crisi perché per la sua avidità ha divorato se stesso e si dovrebbe leggere o sentire una valanga di critiche e denunzie che ne mettano a nudo le magagne, e invece si sente solo un enorme silenzio, entro cui il neoliberismo ricostruirà se stesso anche peggio.
Io ho partecipato alla campagna delle bandiere di pace, tre ragazzi, da soli, hanno messo su una campagna a livello nazionale da soli e senza mezzi finanziari, con la sola buona volontà, arrivando nei paesi più sperduti. Possibile che tante intelligenze di sinistra non siano capaci di portare avanti delle campagne forti su singoli obiettivi senza disperdersi in recriminazioni interne, sofismi pseudo ideologizzanti e subdivisioni capillari?
Ognuno faccia la sua parte, senza fanatismi estremi, senza sbandierare Marx a ogni piè sospinto, perché per molti questo nome non significa più nulla, spiace dirlo ma è così, se dite Marx alcuni intendono stalinismo, occorre invece educare la gente a un pensiero nuovo. Il pensiero nuovo ha bisogno di parole nuove, non di Bibbie ripetute. Nessuno ha più voglia di sbandierare bandiere, ma l’uomo che non pensa diventa una bestia da soma.
Ci vuole olio di gomito, meno chiacchiere e tanta buona volontà e arrivare al cuore della gente ascoltando la gente, e non solo i compagni di gruppo.
Sul web l’esempio formale di aprileonline è buono, ma il tono è decisamente troppo blando mentre molti argomenti scottanti risultano inevasi.
Poi azione sul territorio, stare in piazza accanto a tutte quelle proteste della popolazione e dei lavoratori che combattono il neoliberismo e tutti i suoi nefandi effetti. La CGIl ancora regge, ma lo stesso Pd l’ha abbandonata e questo è vergognoso perché è sempre stata la sua colonna portante. Allo stesso modo si deve partecipare alle battaglie di piazza per i diritti civili (vedi adesso la Giustizia), senza fare gli schifiltosi sui promotori ma combattendo per scopi non per bandiere.
E quando si partecipa alla piazza lo si fa in modo civile e propositivo e senza scemate da ragazzini o atti provocatori ma usando cervello e immaginazione. Vale più uno slogan azzeccato di uno scontro di facinorosi.
Poi è fondamentale unire tutte le anime dell’opposizione a partire da verdi e no global, altro che fare i fighetti e dividersi sulle virgole! Questa politica del "io sono trotzkista tu no" o "A me i no global fanno schifo" o “dei preti non parlo” deve cessare. La sinistra crobaleno è fallita prima di tutto perché è durata tropo poco poi perché per alcuni non è mai cominciata, preferendosi le picocle divisioni di bottega alle battalie comuni, e questo è settarismo controproducente.
Davanti al pericolo di un regime occorre fare come nel secondo dopoguerra e tenere insieme tutto quanto è opposizione, anche i preti d’assalto, anche gli intellettuali alla Flores d’Arcais, non solo i centri sociali, e occorre smettere di fare boccucce di fronte a un Di Pietro che è l’unico che per adesso è fattivo e almeno fa qualcosa. I massimalismi, o tutto o niente, hanno già mostrato tutto il loro fallimento.
Il blog di Di Pietro è un eccellente esempio sostanziale di come si raggiunge una fascia alta di internauti e nella sx estrema non vedo nulla di simile, ma un blog così richiede un intervento massivo e costante che dice tutta la sua buona volontà. Possibile che nessuno riesca a imitarlo?
Oggi la crisi economica è il massimo problema, si deve picchiare su quella, fare quel processo al neoliberismo che non vedo da nessuna aprte e non basta appellarsi a Marx, occorre citare economisti moderni come Vandana Shiva o Stiglitz.
Infine resta l’arma del referendum, finché non lo avranno del tutto annientato. Anche se non raggiunge il quorum, serve sempre a incitare la discussione per temi, e gli italiani (vedi il no al federalismo) risultano sempre migliori di chi ci governa.
Molto si può fare. Facciamolo!
..
masadaweb.org
Messaggi
1. E ora che fare?, 20 febbraio 2009, 11:30, di viviana
Mi sembra di vivere in un incubo. Il Pd che si allea a Confindustria, poi al Vaticano, poi a B Il Pd che partecipa attivamente alle proprie esequie smantellando a Costituzione in nome di un bieco riformismo antidemocratico, bendetto da Napolitano, quando ormai ogni accenno a un qualsiasi riformismo ci fa solo vomitare
Il Pd che rinnega persino per 2 volte la CGIL
Che diserta le piazze.
Che ignora i suoi elettori.
Che tenta di diventare un 2° partito neoliberista all’americana, come se qui la cosa potesse avere il minimo senso.
Che rinnega tutto ciò per cui è nato e per cui tanti hanno lottato.
Che fa diventare inamovibile una casta di affaristi cialtroni che sa solo riciclarsi in alchimie stantie e impresentabili.
Che fin dal suo apparire non ha fatto che perdere consenso e, malgrado ciò, è andato avanti come un mulo testardo incontro alla sua rovina.
E quando lo stesso segretario si rende finalmente conto di quanto grande è il suo fallimento, che cosa si propone di fare? Di prendere come reggente Franceschini?! E perché? Per essere stato socio e coautore del fallimento stesso? Per perpetuarlo ancora un poco? Ma se Franceschini non è nemmeno di sx !? E allora tanto varebbe consegnare il Pd alla Binetti o a Bagnasco!
E per quanta voglia di opposizione ci sia nel paese, per quanta la ricerca di rappresentanza si allarghi a vuoto, cosa si pensa di fare? Di spostarsi ancor più verso il centro? Di rifare la Democrazia Cristiana n° 2? Ma chi l’ha detto che il Centro vince? Non bastava lo spostamento disastroso realizzato finora? Si deve insistere in un errore anche peggiore?
Io non riesco nemmeno a capire tutte queste alchimie politiche di chi ha perso di vista ogni orizzonte di libertà e si muove nel chiuso ambito dei corridoi di una casta in condizione pre-agonica.
Quale programma? Abbiamo una Costituzione! Salviamola! Non capisco altro programma serio per un paese democratico. Salviamola! prima che sia troppo tardi! E torniamo al proporzionale! nulla può essere peggio di questo!
viviana
1. E ora che fare?, 20 febbraio 2009, 17:00, di IGUS
Come fare? Non che fare? Come fare? La questione dei mezzi.
Non quella dei fini, degli obiettivi, di quel che c’è da fare strategicamente in assoluto.
Quella di ciò che si può fare, tatticamente, in situazione, e dell’acquisizione di di questa potenza.
Come fare? Come disertare? Come funziona? Come coniugare le mie ferite e il comunismo? Come restare in guerra senza perdere la tenerezza?
La questione è tecnica. Non è un problema. I problemi sono redditizi. Nutrono gli esperti.
Una questione. Tecnica. Che si sdoppia in questione di tecniche.
Come fare? Poichè il risultato del Che fare? contraddice sempre il fine che pone. Perchè porre un fine è ancora un mezzo, un altro mezzo.
Che fare? Babeuf, Tchernychevski, Lenin. La virilità classica reclama un analgesico, un miraggio, qualche cosa. Un mezzo per ignorarsi ancora un po’.
Come presenza. Come forma di vita. Come essere in situazione, dotato d’inclinazioni. D’inclinazioni determinate.
Che fare? La risposta è semplice: sottometersi ancora una volta alla logica della mobilitazione, alla temporalità dell’urgenza. Sotto pretesto di ribellione. Porre dei fini, delle parole. Tendere verso il loro compimento. Il compimento delle parole. Aspettando, rimandare l’esistenza a più tardi. Mettersi tra parentesi. Alloggiare nell’assenza di sè. In disparte dal tempo. Che passa. Che non passa. Che si ferma. Fino a.... Fino al al prossimo. Fine.
Che fare? Detto altrimenti: inutile vivere. Tutto quel che non avete vissuto la Storia ve lo renderà.
Che fare? E’ l’oblio di sè che si proietta sul mondo.
Come oblio del mondo.
Il Come fare? mira invece a rendere visibile in tutta la loro evidenza le forme-di-vita.
Uno dei limiti principali del pensiero e della pratica rivoluzionaria fino ad oggi (con i risultati che ben conosciamo) è di essre rimasto incapace di comprendere le forme di vita. Certo marxismo ha fatto di ciò addirittura motivo di vanto.
Ma è soltanto ponendosi sul terreno etico, il terreno della costituzione dei diversi mondi sensibili, che il pensiero e la pratica rivoluzionaria può divenire forza materiale.
Il curioso marasma politico in cui vi dibattete in Italia ha origine proprio da ciò.
Ci Si sgola a denunciare la presa del potere da parte di una nuova specie di dittatore (un uomo: Berlusconi), quando si ha invece a che fare con la presa del sociale da parte di una forma-di-vita nel cui continuum etico anche la presunta sinistra in tutte le sue espressioni (parlamentare, extraparlamentare, estrema, movimentista, ecc..) si ritrova immersa: JEUNE-FILLES della gestione e dell’organizzazione, della mobilitazione e dell’urgenza per nascondere il VUOTO spettacolare del loro essere....
2. E ora che fare?, 20 febbraio 2009, 19:45
hai appena dato un esame al DAMS o ti alleni per una poltroncina presso qualche editore unsaccoalternativo?
3. E ora che fare?, 21 febbraio 2009, 01:23, di IGUS
Nessun esame (non sappiamo neanche che cos’è il DAMS.. sarà una sostanza psichedelica!? bho!)
Nessun editore alteranativo (basta leggere e studiare i testi di Agamben, Cesarano, Foucault, Deleuze-Guattari, Tiqqun ed altri.... sempre che si sappia chi sono invece di cullarsi nel vuoto dell’ignoranza.. e poi lamentarsi che in Italia la sinistra è sterile.. se si reagisce come i commenti sopra vuol solo dire che siete rimasti indietro anni-luce nella critica dell’esistente)
Dato che:
Il regime di potere sotto cui viviamo non assomiglia affatto a quello vigente nelle monarchie amministrative, il cui concetto obsoleto è rimasto in uso fino a pochi anni fa anche all’interno delle democrazie biopolitiche. Tale regime è stato l’unico nemico riconosciuto dai movimenti rivoluzionari: un meccanismo puramente repressivo.
La forma contemporanea del dominio è invece essenzialmente PRODUTTIVA.
Da una parte essa, in quanto Spettacolo, regge tutte le manifestazioni della nostra esistenza (forme- di-vita, identità, predicati, ruoli), dall’altra, in quanto Biopotere gestisce le condizioni di esistenza di queste forme-di-vita (funzionali e compatibili con la forma-merce)
Lo Spettacolo è il potere che vuole che esprimiate voi stessi (che abbiate un Che fare?), che siate qualcuno, (italiano, emarginato, padano, alternativo, donna, artista, omosessuale, precario, manager, cristiano, impiegato, lavoratore, ecc.. )
Il Biopotere è il potere benevolo, pieno della sollecitudine che ha il pastore per il proprio gregge. E’ il potere che vuole la salvezza dei suoi sudditi, che vuole che viviate (ricordate Eluana) affinchè vi espriamate in qualcuna delle vuote identità e forme-di-vita ll’intreno dello Spettacolo di cui sopra..
Dunque.. Come fare? Disertare, desoggettivare, là dove ci troviamo, in tutte le situazioni, circostanze, momenti, luoghi in cui siamo coinvolti.. divenire indistinti, anonimi, facendo emergere zone di opacità, luddismo dei meccanismi umani in cui siamo confinati.. diserzione umana da ruoli, identità e forme in cui ci si trova imprigionati..
4. E ora che fare?, 21 febbraio 2009, 08:29, di viviana
Cosi’ ora siamo l’unico paese europeo a non avere una forza di opposizione, ma questa era venuta meno da tempo. Possiamo dire che gia’ quando il PCI votava in Parlamento per negare il diritto di inquisire Andreotti o lo accoglieva nelle sue file insieme a gente come Cirino Pomicino o de Mita prima o la Binetti e Mastella dopo, o “dimenticava” di applicare la chiara legge che vietava a Berlusconi di candidarsi o gli permetteva di occupare le frequenze televisive o “tralasciava’” ripetutamente di occuparsi dei conflitti di interesse e si buttava al contrario attivamente nelle lottizzazioni, nei comitati di affari, nelle spartizioni, nelle perversioni bancarie, nel nepotismo, nel clientelismo, e infine nella tentazione di uno stato forte “all’americana” con due partiti di destra quasi identici e ogni sorta di deformazione costituzionale…gia’ da allora ogni idea di sinistra era spenta da un pezzo e quello che era stato il 3° partito europeo diventava una accozzaglia di arrivisti privati senza alcuna idea di sinistra. Gia’ la guerra del Kossovo fu un segnale gravissimo e l’accanimento a voler prestare aiuto alle guerre aggressive di Bush, l’attacco al pacifismo, la perpetuazione delle guerre del petrolio con tutte le loro dipendenze mortali. Ma poi e’ stata tutta una rovina, dal precariato selvaggio agli aiuti indiscriminati a una casta di parassiti come Confindustria, dalla sordita’ congenita verso le piazze e gli elettori alla distruzione di futuro per i giovani, la scuola, la ricerca, i poveri, gli anziani, i malati.. E poi la distruzione sistematica dei diritti dell’uomo e del cittadino, travestita in modo immondo da “riformismo”, la parola piu’ odiosa del vocabolario politico italiano che ha traghettato in modo bypartisan la dittatura, una dittatura che non avrebbe avuto passaggio cosi’ facile se la sinistra non fosse stata per prima quella che rinnegava la repubblica, la democrazia, l’italia.
Oggi grazie alla stupida perversione di due soggetti come D’Alema e Veltroni il cerchio suicida si chiude.
Cosi’ chi si oppone al potere brutale e antidemocratico di Berlusconi si trova solo e senza rappresentanze. E cio’ puo’ essere persino un bene, visto quali pseudo rappresentanti ci sono stati. Ma ognuno oggi deve far conto solo su di se’.
Sul Pd in fondo noi non avevamo mai contato, ma non pensavamo mai di arrivare a simili nefandezze. La parola stupidità è quella che ricorre più di frequente. Vale massimamente la definizione che Grillo ha dato di Veltroni: "SCEMO!"
Scemo è colui che rovina tutta la sua parte senza fare nemmeno il suo interesse per aumentare quello del suo avversario. E’ da chiedersi ora quanto di questo "scemo" coinvolga anche le forze di estrema sinistra che almeno a parole un ideale non fascista ce l’avevano e un secondo partito di destra "all’americana" non avevano alcuna intenzione di farlo
viviana
5. E ora che fare?, 21 febbraio 2009, 09:29, di viviana
Il Dams è un corso di laurea relativo a discipline dello spettacolo: cinema, teatro, musica... Forse il lettore voleva dire che qualche volta uno parla perché ha una passione politica e civile, altre volte solo per pura esibizione di parole, per fare un po’ di spettacolo, come farebbe un attore superficiale del Dams. E’ allora che la forma prevale sulla sostanza e il significato può non arrivare semplicemente perché non c’è.
Credo che la cultura non sia aver letto questo o quello ma credere in valori e principi.
Si può essere eruditi ma privi di cultura. Posso citare Sgarbi o Dell’Utri. Si può avere una sana cultura sociale senza aver preso alcuna laurea e avendo letto anche poco, vorrei citare Rigoberta Manchù, la pacifista guatemalteca che ha avuto il Nobel per la Pace per la sua lotta per la giustizia sociale del suo popolo, una che probabilmente dei testi di cui sopra non sa nulla.
La cultura riguarda il significato da dare alla vita quando la vita viene intesa in senso sociale e universale, e la nostra esistenza ha uno scopo che supera la nostra persona.
La Sinistra è un valore e un principio sovraindividuale, così come la Democrazia o la Costituzione. Il resto francamente non mi interessa
cordialmente
viviana
6. E ora che fare?, 21 febbraio 2009, 11:14, di IGUS
Bisogna però conoscere la realtà in cui si vive (ed alla quale si pretende di opporsi..) senza credere di essere ancora nell’ 8-9cento..
L’intento era semplicemente quello di spingervi a riflettere con le categorie giuste..
Si le vuote forme dello Spettacolo annullano ogni sostanza e qualità propria (individuali e collettive)
Ma proprio questo contiene una possibilità positiva (da rivolgere contro lo Spettacolo)
Se non c’è più niente di "proprio" che non sia fittizio.. dunque se tutto è ormai inautentico ed improprio.. la proprietà privata sussiste ormai solo come mera astrazione empirica che aleggia su una realtà che continua a sfuggirle, mere forme di vita in attesa di smaltimento.. vuote come sono di sostanza propria essendo ormai prive di quell’intimità con se stesse che era alla base della proprietà privata..
Che cosa si può dire che esista ancora di proprio? O a maggior ragione di strettamente privato?
Il dominio, che molti secoli fa aveva ritenuto opportuno imporre l’economia come morale a causa del fatto che rendeva gli umani miti, prevedibili, inoffensivi, assiste al capovolgimento del suo progetto: alla prova dei fatti si deve concludere che l’homo oeconomicus, nella sua perfezione, è anche colui che rende obsoleta l’economia - e la rende obsoleta perchè essa, avendolo privato di qualunque sostanzialità, ha fatto di lui qualcosa di assolutamente imprevedibile ed improprio..
In fin dei conti l’uomo senza contenuto ha grosse difficoltà a contenere se stesso..
Come fare? Disertare, desoggettivare, smaltire le vuote forme dello spettacolo.. emergenza di corpi interamente comunicabili..
Va prevista una comunizzazione dei corpi..
7. E ora che fare?, 21 febbraio 2009, 14:19
oplà... "le categorie GIUSTE"...
8. E ora che fare?, 22 febbraio 2009, 00:53, di Oblomov
Brava/e IGUS sono d’accordo con le tesi esposte.. ma come si suol dire Si indica la luna è SI guarda il dito come dimostra il commento sopra ed anche l’ottuso FRANCAMENTE NON MI INTERESSA di Viviana.. (per questo la sinistra in Italia è morta).. forse è meglio così solo dopo che i rottami della politica classica avranno sgombrato il campo potrà iniziare qualcosa di nuovo e finalmente emancipativo..
Ciao un affettuoso abbraccio..
9. E ora che fare?, 22 febbraio 2009, 13:46
si indica la luna... e nel frattempo lo si prende nel...
10. E ora che fare?, 22 febbraio 2009, 13:56, di viviana
Lo ripeto: se un partito o uno schieramento crede di poter costruire futuro sulle macerie della Costituzione (e Franceschini proprio questo vuole fare) non mi interessa affatto. Io ieri e oggi sono idealmente a Piazza Farnese accanto a persone come Stefano Rodotà che militava nella Democrazia Cristiana ma rappresenta oggi una delle più fulgide menti della sinistra non ufficiale. Io ero e sono a fianco di eroi civili come Beppino Englaro o Welby. Io sono e sarò sempre accanto a chi non parla di vuoti spettacoli per teste vuote o di gelide appartenenze o di aridi apparati ma di principi e valori democratici. E a tutti coloro che parlano solo per etichette o per mostrazioni da salotto, io dico che la mia sinistra ormai è in tutti coloro che al di fuori di qualunque etichetta si battono per difendere i valori e i diritti dell’uomo, secondo quella cittadinanza universale che dovrebbe essere la nostra guida costante, entro quell’ambito economico che intende combattere i vizi del capitalismo, e non mi importa cosa abbiano letto o non letto, o se si definiscano democratici cristiani come Rodotà o frati comboniani come Zanotelli, o radicali come Welby o socialisti come Englaro o centristi come Ignazio Marino. Le appartenenze appartengno a vecchie case che sono crollate. Oggi sono in gioco quei valori e quei diritti che sono riassunti nella nostra Costituzione, e se qualcuno a qualunque titolo pretende di far tornare indietro questo paese o con falsi riformismi o con analisi etestiche e formalizzanti che lasciano le cose come stanno, io posso solo dire che non ci sto.
viviana