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ELEZIONI/ SINISTRA ARCOBALENO, L’ANALISI AMARA DELLA SCONFITTA

Publie le martedì 15 aprile 2008 par Open-Publishing

ELEZIONI/ SINISTRA ARCOBALENO, L’ANALISI AMARA DELLA SCONFITTA

Liberazione e Manifesto tra stupore e appelli per ripartire

Roma, 15 apr. (Apcom) - La Sinistra arcobaleno è fuori dal Parlamento, un dato storico, concordano tutti, un punto zero con 3 milioni di voti persi che i giornali di area segnano con amaro stupore, rabbia, indirizzata - forse - al voto utile più che all’eredità Prodi, e la paura del liberi tutti che genera appelli all’unità e alla ripartenza per il futuro, mentre, Bertinotti lascia, senza qualcuno che lo inviti a restare.

Il Manifesto con la consueta ironia mette in prima pagina una foto stile ’come eravamo’ con Pecoraro Scanio, Giordano, Diliberto, Bertinotti, Salvi in luogo di Mussi, e il titolo: "Sinistra extraparlamentare".

L’editoriale di Gabriele Polo titola minimal ’la sconfitta’, e abbandonato il sogno all’americana di un duello McCain-Obama all’italiana, si rassegna a un Paese che "semmai assomiglia più alla Thailandia del miliardario Tahaskin, col signore delle delle televisioni che torna prepotentemente a braccetto con lo xenofobo padano". "Il responso elettorale è pessimo", "il risultato del Pd non è esaltante: poco sopra a quello dell’Unione di due anni fa solo grazie al voto utile che ha desertificato a sinistra, senza recuperare nulla al centro e a destra. Anzi" - sintetizza Polo, "ma ciò che salta più ai nostri occhi, in maniera netta, è la sconfitta della sinistra , fin dentro il baratro - perdendo tre milioni di voti - della scomparsa parlamentare". E "i prodromi c’erano tutti, ma non ne abbiamo viste fino in fondo le conseguenze".

Secondo Polo "la Sinistra arcobaleno ha pagato carissimo il costo di due anni di governo in cui non ha portato a casa quasi nulla di ciò che si aspettavano il suo elettorato e la sua gente", da qui la perdita di id consensi tra astensionismo e liste minori, penalizzata dal voto utile e il dissanguamento nel Pd. Ma l’altro errore è che si è offerta come "un vuoto da riempire" e "gli elettori che non sono scemi, non le hanno creduto". Così da oggi la sinistra è un soggetto extraparlamentare e adesso non resta che pensare al futuro "tutto da ricostruire: se si ripartirà dalla lezione subita, ricominciando da zero a praticare il conflitto sociale e a capire come dare veste politica un’ipotesi d’alternativa al quadro liberista, persino una simile sconfitta può diventare un’occasione", a patto che tutto ciò non si riduca "alla resa dei conti tra quadri dirigenti priva di autocritica". Intanto alla a resa dei conti c’è Bertinotti, il leader dimissionario. E in un’intervista sul Corriere della sera il fondatore del Manifesto Valentino Parlato pare non avere pietà: "Una catastrofe" più che una sconfitta secca. Bertinotti? "Fausto appartiene al passato". Sinistra arcobaleno? "Tante stravaganze, sembravamo la trinità". Ma lascia uno spiraglio: "L’unità comunque si può ancora fare, anche se in Cgil ormai votano Lega".

Piero Sansonetti su Liberazione parte da un titolo ’Punto a capo’ e ammette. "Nessuno francamente si aspettava una batosta così grande, storica." E - avverte - "un ’Italia senza la sinistra in Parlamento sarà un Paese pessimo". Ma sarebbe un errore, "niente di peggio", "mettersi a piangere a abbandonarsi al lamento", ora serve "mente fredda e riprendere a fare politica". Rispondendo a due domande: quali le ragioni della sconfitta? Che fare ora? .

"Non so rispondere alla prima domanda. Non credo che nessun avesse capito cosa stava succedendo",premette Sansonetti, ma poi ecco l’elenco: il bipartitismo imposto da Veltroni e tutta quella faccenda del voto utile, lo slittamento a destra dell’opinione pubblica italiana, il peso di temi come immigrazione e sicurezza, il ritardo del processo unitario, una discreta litigiosità interna, l’assenza di rinnovamento, il poco appeal delle liste elettorali, la difficoltà di avere un dialogo con il proprio popolo, le conseguenze della grande disillusione creata dal governo Prodi, lap oca convinzione in battaglie civili quali quelle per le donne, gli omosessuali, l’opposizione al clericalimo. Un elenco che può proseguire - avverte Sansonetti - ma ora è importante "non aggrovigliarsi in una discussione da ceto politico ,piena di sottintesi, ripicche, psicodrammi e cose del genre". La parola d’ordine ora è "aprire alla società", "chiamando a raccolta tutti quelli che vogliono riscostruire la sinistra, che sono inorridi da questo Parlamento che è uscito dalle urne".

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