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EPPURE POSSIAMO CANTARE

Publie le martedì 1 agosto 2006 par Open-Publishing
2 commenti

che il piede straniero è sul cuore di altri
i morti sono in piazze e strade lontane
si ammucchiano tra macerie riarse
i lamenti d’agnello dei fanciulli giungono flebili
e l’urlo nero delle madri non rompe il cristallo
della distanza
i salici non hanno fronde per cetre appese a voto
il vento si è chetato

sono questi i tempi dell’incoscienza
stupida e stupefatta
scorrono le immagini delle mattanze
come quelle della cocacola di schumacher
e vasco rossi

tutto si confonde in un sogno insensato
le cifre dei morti vengono scandite
insieme alle finte commozioni dei potenti

ci dispiace ci dispiace tanto
per le vittime innocenti

oh uomini che danzate fra macelli
e macellati i vostri figli tremano
al pensiero della vendetta da scontare
Sentono l’angoscia che sale dai cadaveri
si accucciano sotto il peso della maledizione

Da millenni di padre in figlio
si tramanda il fratricidio
per il solco maledetto
su cui fondare una Roma

che libertà cercate fra l’odore del sangue
e le rovine? quale riscatto sazierà
le vostre mani nude
che scavano la terra in cerca della morte?
come siete sordi a questa colpa collettiva?

sul confine contate i morti da entrambi le parti
chiudete le palpebre agli occhi fissi
dei vostri piccoli innocenti
o vi incrudelite dietro la
vostra stella di morte
corazzati nelle vostre divise
stupidamente fieri nelle vostre armi vincenti
per ora

la danza macabra corre come
in un nuovo medioevo
e i vostri padroni
brindano insieme alla morte

a voi le vesti del lutto
per loro le tutte le gioie della terra
a voi lacrime e fame
per loro tutte le primizie della terra

oh schiavi coperti di sangue
la terra per cui lottate
la perenne cima da conquistare
è arsa ormai per il troppo sangue
putrefatta dai cadaveri
darà solo frutti marciti

oh schiavi questa è
l’ora della diserzione
che ogni esercito si sciolga
volga le armi contro
i propri generali

scannate i rispettivi padroni
che non ne resti il seme per Dio
che in suo nome vi sterminate
in una guerra che nessuno
può vincere

strappate le divise
e vadano a fuoco
che l’incendio purificatore redima
la vostra ignominia

oh uomini diventate uomini
o che siate maledetti
che la rovina vi travolga
che nessuno resti a piangervi

vittoria

L’avamposto degli Incompatibili
www.controappunto.org

Messaggi

  • Con la tua visione poetica dimostri che a partire da te, siamo tutti invece ancora capaci di parola e di poesia.Scrivere-tacere per dolore, raccontare le nostre "visioni"... forse anche queste emozioni sono impegno civile, amore per la vita? Forse...
    Grazie Vittoria
    Doriana

    Alle fronde dei salici
    [da Giorno dopo giorno (1947)]
    Nel settembre 1943 l’Italia risultava divisa in due parti. Nella parte meridionale, controllata dagli Alleati, era stata restaurata la monarchia, sotto il re Vittorio Emanuele III. Nella parte centro-settentrionale, occupata dai tedeschi, Mussolini aveva creato la Repubblica sociale italiana.
    Dall’8 settembre 1943 al 25 aprile 1945 l’esercito di liberazione condusse una lotta senza esclusione di colpi contro i tedeschi e i fascisti, che rispondevano con rastrellamenti, deportazioni e veri e propri massacri. Particolarmente feroci furono quelli di Boves, in Piemonte, di Marzabotto, in Emilia, dove le SS sterminarono l830 civili, e di Roma, dove i nazisti come rappresaglia a un attentato partigiano, che era costato la vita a 32 soldati tedeschi, uccisero 335 prigionieri italiani.
    Di fronte agli orrori, ai mali della guerra, i poeti non potevano cantare, scrivere versi, ma solo agire come gli antichi ebrei schiavi a Babilonia, che appesero le loro cetre ai rami dei salici.
    La poesia come impegno civile, per "rifare" l’uomo, abbrutito dagli orrori della guerra e reso incapace di parola e di poesia.

    E come potevamo noi cantare
    con il piede straniero sopra il cuore,
    fra i morti abbandonati nelle piazze
    sull’erba dura di ghiaccio, al lamento
    d’agnello dei fanciulli, all’urlo nero
    della madre che andava incontro al figlio
    crocifisso sul palo del telegrafo?
    Alle fronde dei salici, per voto,
    anche le nostre cetre erano appese,
    oscillavano lievi al triste vento.

    • Il riferimento a Quasimodo è
      venuto spontaneo
      cambiano i tempi i luoghi
      le situazioni ma quello che si prova no.

      però la più bella di tutte resta sempre questa!
      di Boris Vian

      Monsieur le Président
      Je vous fais une lettre
      Que vous lirez peut-être
      Si vous avez le temps

      Je viens de recevoir
      Mes papiers militaires
      Pour partir à la guerre
      Avant mercredi soir

      Monsieur le Président
      Je ne veux pas la faire
      Je ne suis pas sur terre
      Pour tuer des pauvres gens

      C’est pas pour vous fâcher
      Il faut que je vous dise
      Ma décision est prise
      Je m’en vais déserter

      Depuis que je suis né
      J’ai vu mourir mon père
      J’ai vu partir mes frères
      Et pleurer mes enfants

      Ma mère a tant souffert
      Elle est dedans sa tombe
      Et se moque des bombes
      Et se moque des vers

      Quand j’étais prisonnier
      On m’a volé ma femme
      On m’a volé mon âme
      Et tout mon cher passé

      Demain de bon matin
      Je fermerai ma porte
      Au nez des années mortes
      J’irai sur les chemins

      Je mendierai ma vie
      Sur les routes de France
      De Bretagne en Provence
      Et je dirai aux gens:

      Refusez d’obéir
      Refusez de la faire
      N’allez pas à la guerre
      Refusez de partir

      S’il faut donner son sang
      Allez donner le vôtre
      Vous êtes bon apôtre
      Monsieur le Président

      Si vous me poursuivez
      Prévenez vos gendarmes
      que je tiendrai une arme ,
      et que je sais tirer ..

      so che le ultime strofe sono state cambiate su consiglio Mouloudji

      però la versione originale era questa