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ESTORSORE

Publie le sabato 14 ottobre 2006 par Open-Publishing
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Plurisuonato come i “Fascisti su Marte” del Guzzanti cinematografico, il camerata Long John Giorgio Chinaglia, non nuovo a - vogliamo chiamarle leggerezze di vita? - per amore della su ex squadra e di certi ceffi della sua ex curva s’era messo in testa di togliere la società Lazio al non brillante presidente Lotito. Ma un conto è farlo diciamo così alla luce del sole, altro è usare metodi canaglieschi. L’avrà creduto legittimo ricordando gli slogan dei suoi detrattori calcistici o politici che gli gridavano “Chinaglia canaglia” quando uscendo dagli spogliatoi rivolgeva alla sua curva il braccio teso e salutava romanamente.
Ora la Procura romana lo accusa di aggiotaggio ed estorsione nei confronti di Lotito ma anche di occulte minacce che sarebbero state rivolte all’attuale patron biancoceleste. Otto suoi compari e camerati sono finiti in manette, lui s’è salvato perché si trova nella sua residenza yankee e intervistato è caduto al solito dalle nuvole. Fa finta di non capire, gli è sempre riuscito naturalissimo, sostiene che c’è un imbroglio, indottrinato fra poco parlerà magari di persecuzione.

Quel che inquieta è che con lui - e anche a sue spese perché ingenuo Giorgione ha mostrato d’esserlo più d’una volta - si muovono oscuri personaggi che si servono della manovalanza fascista che ha infettato le curve degli stadi. Anche se quella laziale è per tradizione storica una delle più nere e le connivenze d’una certa gestione del club, quella del palazzinaro Lenzini proprio con le sezioni missine degli anni Settanta dove circolavano Almirante e Fini insieme a squadristi alla Alibrandi, rappresentano un lugubre passato mai rimosso.
Quelle curve - in verità di tanti club - che mostrano le croci celtiche e le svastiche, che incitano al razzismo e alle persecuzioni etniche che presidenti, consigli d’amministrazione societari non censurano, Leghe e Federazione tollerano e non puniscono sportivamente. Prefetti e Forze dell’Ordine non perseguono penalmente.

Ne scaturiscono le enclavi della vergogna che sono diventati tanti stadi italiani dove l’apologia di nazismo è legge, la violenza è teorizzata prima d’essere esercitata. Agli apprendisti stregoni alla Chinaglia che dal campo salutavano i camerati e ora pensano di fare scalate usando metodi malavitosi, andrebbe spiegato che non si operare illegalmente e non si può far intimidire il presidente in carica che si vorrebbe scalzare.
Servirà una rieducazione da scandire a suon giri di campo anche se stavolta il terreno di gioco potrebbe avere un panorama un po’ speciale: non la collina di Montemario che sovrasta l’Olimpico ma il colle Gianicolo dal quale si scorgono i bracci ottocenteschi del carcere di Regina Coeli. E non dica Long John che dovrà giocare nelle serie inferiori, la retrocessione nell’immondezzaio della società se la cerca con pervicacia ormai da decenni.

Spartacus, 13 ottobre 2006

Messaggi

  • LE INTERCETTAZIONI.

    I capi ultrà: "I negozi non vendono più
    Col presidente chiudiamo".

    Nessun gruppo dietro Chinaglia

    Gli Irriducibili: "Se arriva Lotito sputaje
    Rossi è un verme comunista"

    Nelle telefonate tra i capi tifosi, lamentele, minacce, piani
    per favorire la scalata dell’ex campione ai vertici della società

    ROMA - Minacce, lamentele, piani per costringere Lotito a cedere la Lazio. E un giro d’affari gestito dai capi degli Irriducibili che si stava sempre più assottigliando. Questo è molto altro si trova nelle intercettazioni che hanno portato agli ordini di arresto per Giorgio Chinaglia e altre 9 persone, tra cui 4 capi ultrà della Lazio.

    "I negozi non vendono più". "Calcola che se rimane Lotito, quà dobbiamo rivedè tutto perchè probabilmente chiudemo tutto. Se se na va Lotito... se nò a settembre chiudemo - dice uno dei tifosi arrestati, Fabrizio Piscitelli, che si lamenta della diminuzione del volume d’affari della catena di negozi aperti dal gruppo degli Irriducibili attraverso il marchio ’Original fans’. "C’ho i negozi che non comprano più - si lamenta al telefono Piscitelli - L’euforia manca. Se rimane Lotito noi dovemo continuà, dovemo comunque fà la guera a stò bastardo. L’anno scorso hai perso 10.000 abbonati, quindi 10.000 persone che non vengono dentro i negozi perchè non vanno allo stadio, quest’anno se lui rimane dovemo sfondarlo sugli abbonamenti".

    In una conversazione telefonica tra Piscitelli e Toffolo, Piscitelli parla di una conversazione avuta con un capo degli ultrà del Milan: "Mi ha detto che non ce la fanno più e che c’è il derby con l’Inter. Io gli ho detto guarda pure noi non ce la famo più, ce vorremmo stà noi come voi, gli ho detto, non ce la famo più a combatte cò Lotito, voi invece non ce la fate più cò tutti sti impegni: Milan-Barcellona, Milan-Inter". "Mamma mia - risponde Toffolo - sò nati cò la camicia i milanisti, noi invece un anno cò la camicia e l’altro dopo in canottiera. Questo (Lotito) c’ha toccato il pane. Ha levato il pane e nun ce fà lavorà".

    "Rossi verme e comunista". In una telefonata del marzo 2006, Fabrizio Toffolo e Paolo Arcivieri definiscono ’un verme’ l’allenatore Delio Rossi finito nel mirino della tifoseria ultrà perchè alcune sue pubbliche dichiarazioni non erano in linea con la contestazione contro Lotito. Di Rossi, in particolare, non era piaciuta la dedica fatta a Lotito dell’ottenimento della qualificazione in Coppa Uefa, a conclusione dell’ultimo campionato. La contestazione coinvolge, oltre a Rossi, anche alcuni giocatori considerati favorevoli alla gestione della presidenza da parte di Lotito. Viene preso di mira il portiere di riserva Marco Ballotta, insultato come ’spia’ del patron biancoceleste. In una telefonata del 31 luglio scorso, Toffolo chiama Yuri Alviti e gli dice: "Voglio andare a prendere per il collo quel comunista di Rossi". Alviti, però, non è d’accordo e invita alla calma l’amico.

    "Sputa a Lotito". Il 26 marzo 2006, giorno in cui allo stadio Olimpico è atteso l’arrivo di Giorgio Chinaglia, Fabrizio Toffolo parla al telefono con Yuri Alviti di Claudio Lotito ("Adesso arriverà pure il maiale quando state là") e affronta la vicenda dei biglietti. Alviti: "Ce sta a levà la vita.. aho.." Toffolo: "Gliela levamo a lui, gliela levamo a lui". Alviti poi informa l’amico che il patron della Lazio è arrivato all’Olimpico e Toffolo gli dice "...sputaje". In un’altra conversazione telefonica del 4 maggio 2006, Toffolo chiacchiera con Fabrizio Piscitelli sul fatto che, secondo quanto saputo da una persona, il presidente Lotito è stato visto camminare a tarda notte, da solo, per il centro di Roma. Piscitelli: "... vedono passà ’sto matto con l’impermeabile tutto così... ma comunque, se passeggiasse l’ultima... li mortacci sua... e pure oggi il nostro pensierino glielo abbiamo dedicato". Conclude Toffolo: "...sicuro... un bel rigoletto di sangue... je va fino al mento e poi goccia... hai capito... dal mento goccia".

    Inesistente il gruppo di Chinalglia". Le indagini svolte dalla Digos, "in modo prevalente tramite l’ascolto della disamina dell’enorme flusso di comunicazioni tra i soggetti coinvolti nel tentativo di acquisto del pacchetto azionario della Lazio, ha consentito di accertare l’inesistenza del gruppo imprenditoriale che viene indicato ufficialmente da Chinaglia e dai suoi portavoce come interessato all’acquisto delle quote della società biancoceleste" scrive il gip Guglielmo Muntoni.

    www.repubblica.it 13.10.06

    • Ecco la strategia della tensione-ultras in chiave anti-Lotito.

      Nelle 107 pagine dell’ordinanza d’arresto si elencano tutte le minacce, le intimidazioni, le violenze all’ombra della società biancoceleste. Si parte da Elisabetta Cortani, presidente della Lazio Calcio Femminile, «pressata e minacciata da Fabrizio Toffolo (leader della Curva Nord) per non avere voluto dare pubblica notizia di una fidejussione non andata a buon fine con un presunto coinvolgimento di Lotito».

      Stesso dicasi per Teresa Iannaccone, presidente del coordinamento Lazio club Onlus, «minacciata con interventi anche fisici» solo perché non condivide la protesta degli Irriducibili. Il 21 febbraio è raggiunta da alcuni ultras all’Hotel Summit dove viene «fotografata» in compagnia di altri amici tifosi «per finire tutti schedati - scrive la Digos - al fine di future rappresaglie».

      «Rossi verme! Ballotta infame»

      Telefonata fra Toffolo e un altro capo, Paolo Arcivieri. Si criticano le dichiarazioni dell’allenatore della Lazio, Delio Rossi, ritenendole «stimolate da Lotito». Poi Toffolo contatta un conduttore dell’emittente-ultras «la voce della Nord» invitando a «sfondarlo (Rossi, ndr) per radio». Insieme al «collega» Yuri Alviti, poi Toffolo parla con Rossi ma l’incontro non sortisce gli effetti sperati. Così Toffolo richiama in radio: «Sfondatelo». A un radioascoltatore che invia un sms pro-Rossi, Toffolo risponde duro: «Ma che problema c’hai? A carogna. Io te vengo a pijà a casa, a infame». E poi. «A Rossi lo pijo per collo quel comunista».

      La contestazione si replica feroce nel ritiro di Norcia, si allarga al portiere Ballotta con una secchiata d’acqua mentre entra in albergo («è una spia de Lotito») ma qui gli ultras si spaccano. Alviti è sdegnato: «Hanno fatto un macello, il panico in tribuna. È sbagliata sta cosa, allo stadio è un conto ma lì che so tutte famiglie nun lo poi fa».

      La «lista nera» dei cronisti

      Fra i giornalisti osteggiati c’è l’ex giocatore Massimo Mauro di Sky, critico sulla contestazione a Lotito. Toffolo al telefono: «Mo’ famo una protesta contro ’sta tv disdicendo tutti gli abbonamenti». Poco graditi gli articoli di Roberta Amoruso, si ironizza sull’“alleato” Stefano Greco, ma il nemico giurato è l’emittente romana Radio Radio. L’8 maggio Di Cosimo riferisce a Chinaglia che l’amico Arcivieri è intervenuto in trasmissione «massacrando» il conduttore Ilario Di Giovambattista». Chinaglia: «Se (l’operazione, ndr) va in porto bisogna toglierci le nostre soddisfazioni dopo...». Arcivieri: «A Formello non facciamo entrare certa stampa, certe radio... o come faceva Cragnotti, le facciamo pagare (...)». In un’altra chiacchierata Di Cosimo arriva a ipotizzare una «lista nera» di cronisti. Tra i giornalisti considerati «non nemici» ci sono Fabrizio Marchetti e Michele Plastino, quest’ultimo una prima volta «contattato - scrive la Digos - da Piscitelli per conto di Toffolo in quanto Giorgio Chinaglia gli vuole parlare», e una seconda da Toffolo, tramite Marchetti, al fine di «fare una trasmissione con tutti i comunicatori del mondo Lazio dove ognuno dice la sua».

      Per non dire della trasmissione «Goal di Notte» sulla tv locale T9 del 20 febbraio dove Chinaglia, con Toffolo, dice a Plastino di fare da portavoce della multinazionale che vuole la Lazio.

      Veltroni e Daniela Fini, la politica in gol

      Il gruppo-Chinaglia e i supporters biancocelesti puntano anche sulla politica. Di Cosimo informa Chinaglia che ha incontrato «Toffolo e tutti gli altri». Spiega che è «tutto a posto... hanno parlato con Alemanno, Toffolo... quando vieni c’è l’incontro con Alemanno (. ..) perché adesso dalla parte tua c’è il sindaco (Veltroni, ndr) e anche Alemanno, sia la destra che la sinistra capito?». La Digos fa poi sapere che «in data imprecisata» gli uomini di Giorgione si sono ritrovati al Circolo Canottieri Lazio in una riunione «a cui hanno partecipato di sicuro Di Cosimo, Di Marziantonio e Daniela Fini», dove Zoltan «ha illustrato cosa volesse il gruppo».

      «Presidente, ti tagliamo la gola»

      Sono infinite le minacce a Lotito. Alcuni ultras gli chiedono di abbandonare la società altrimenti verrà trovato «morto, con la gola tagliata». E con lui la consorte: «Stai attento alla tua bella mogliettina - si legge in una lettera - , non sei tu l’oggetto delle nostre attenzioni ma quella bella (...) di tua moglie, hai presente il Circeo?», inteso come stupro. Alle parole seguono anche bombe carta sotto casa.

      «Già mi vedo in tribuna come Bettega»

      Con l’auspicato avvento di Chinaglia, Toffolo già si vede col doppiopetto: «C’ho la Lazio nelle mani mia, st’altr’anno mi vedrai in tribuna autorità, tipo alla Bettega,
      con il microfonino collegato in curva». Il 12 marzo Piscitelli aggiunge: «Se la cessione dovesse andare in porto sarebbe un fatto epocale in quanto i tifosi avrebbero favorito la cessione di una squadra di calcio». Chinaglia promette di tutto agli ultras, che nel frattempo, però, piangono miseria perché Lotito ha chiuso loro i rubinetti. Piscitelli fa due conti, il volume d’affari dei negozi degli Irriducibili è crollato: «Se rimane Lotito, dobbiamo rivedè tutto perché probabilmente a settembre chiudemo tutto. Manca l’euforia, ma se rimane noi dovemo continuà a fa’ la guera a sto’ bastardo». E Toffolo: «Sto bastardo c’ha levato er pane». Chissenefrega della Lazio, gli affari sono affari. E allora vai col coro: «Lotito vattene».

      di Gian Marco Chiacchi www.ilgiornale.it