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EUROPA-ISRAELE: BASTA DUE PESI E DUE MISURE

Publie le giovedì 23 marzo 2006 par Open-Publishing

di Luisa Morgantini

E’ tempo di dire con nettezza al governo israeliano che non puo’
impunemente restare al di fuori di ogni legalita’ internazionale ma
soprattutto al di fuori di ogni moralita’ . Oggi alla manifestazione contro
la guerra lo diranno anche i soldati israeliani che insieme a ex
prigionieri palestinesi hanno formato il gruppo "combattenti per la pace":
si rifiutano di uccidere e di essere uccisi, riconoscono a ciascuno/a il
diritto alla dignita’ , alla liberta’ e ad uno Stato.

L’Europa dovrebbe avere il coraggio di sospendere le relazioni
diplomatiche ed economiche con Israele. Invece di ritirare diplomatici e
personale dai territori occupati, dovrebbe imporre ad Israele di smettere
con le aggressioni di ogni tipo, da quelle politiche a quelle militari, e
restituire all’autorita’ palestinese l’ammontare dei dazi doganali che
invece trattiene come rappresaglia per la vittoria di Hamas alle elezioni.
Ma non lo fara’ , ne’ prima, ne’ dopo le elezioni israeliane.

L’assalto al carcere di Gerico da parte dell’esercito israeliano e’ uno
scandalo. Israele in modo cinico continua a far uso della forza per
entrare nei Territori palestinesi, per uccidere, sequestrare e violare
ogni tipo di legalita’ . Questa volta l’esercito israeliano non ha avuto
neanche la scusa di rispondere ad un attentato. Quello che emerge
dall’atteggiamento di Israele e’ soltanto una spietata e crudele logica di
vendetta e di dominio coloniale dei piu’ crudeli. Le scene del bulldozer e
dei carri armati che assediano e distruggono la prigione, insieme a quelle
dei giovani palestinesi costretti a denudarsi e poi con gli occhi bendati
e le mani legate dietro la schiene portati sui camion, ricordano altre
scene terribili della nostra memoria.

E al solito la comunita’ internazionale non e’ esente da responsabilita’ , in
primo luogo statunitensi e britannici. La decisione di andarsene dal
carcere di Gerico e’ una grave violazione degli impegni assunti e ricorda
il ruolo di Sharon nel massacro di Sabra e Chatila: abbandonare il campo
ai massacratori. Gli accordi del 2002 assegnavano, infatti, il controllo
di Ahmed Saadat, leader del Fronte popolare per la liberazione della
Palestina (Fplp) e di altri miliziani condannati per l’uccisione del
ministro israeliano dei coloni, Rehavam Ze’evi, nel 2001, a guardie
internazionali.

Abbandonare il controllo della prigione di Gerico segnalandolo al ministro
della Difesa israeliana, anche se atto dovuto secondo l’accordo, e’ stato
un gesto sconsiderato. Nella settimana precedente Mahomoud Abbas aveva
ribadito che Ahmed Saadat non sarebbe stato liberato ed aveva
provocatoriamente detto al Fronte popolare, che ne richiedeva la
liberazione, che per la sua sicurezza, Saadat stava meglio nella prigione
di Gerico, visto che certamente, se libero, Israele avrebbe proceduto
all’uccisione mirata.

Una mancata assunzione di responsabilita’ che rischia di far diventare la
Palestina come l’Iraq, che accresce e fomenta la spirale di violenza nella
regione. Lo si vede dai riprovevoli rapimenti degli stranieri finora
conclusi senza morti. Ma fino a quando?

Il sequestro dei prigionieri e l’assalto alla prigione e’ un altro tremendo
colpo alla credibilita’ di Mahmoud Abbas che si trovava in viaggio in
Europa ed avrebbe dovuto parlare nella plenaria del Parlamento europeo. Il
suo viaggio e’ stato interrotto, e’ tornato immediatamente a Ramallah dove
lo attendono giorni molto difficili, tra l’altro alcuni dirigenti di Fatah
chiedono lo scioglimento dell’autorita’ palestinese dichiarandone il
fallimento e il ritorno all’Olp, pensano in questo modo di far assumere
alla comunita’ internazionale la gestione di una situazione di occupazione
e di impedire la formazione al governo di Hamas.

Nel frattempo gli israeliani si complimentano per l’operazione "pulita",
questa volta non hanno ucciso tanti bambini e civili, solo tre poliziotti
palestinesi ed hanno realizzato per il partito Kadima un colpo
straordinario in vista delle elezioni. Olmert puo’ cosi’ dimostrare agli
estremisti di Nethaniayu e ai coloni che, pur non essendo generale, sa
usare il pugno di ferro.

Non e’ pero’ solo l’uso dei tanks o dei bombardamenti a segnare la politica
di Olmert. Il muro cresce a ritmi impressionanti, annettendo sempre piu’
territorio palestinese, definendo i confini e il consolidamento della
politica di apartheid, crescono i coloni nella West Bank ed e’ senza sosta
la soppressione di ogni attivita’ politica dei palestinesi a Gerusalemme
est, dove due giorni fa la polizia ha fatto irruzione e arrestato,
all’Ambassador Hotel, attivisti e parlamentari riuniti per discutere del
dopo elezioni e dello status della citta’ di Gerusalemme.

Intanto la popolazione palestinese, per la festa ebraica del Purim e per
il blitz israeliano a Gerico, e’ rinchiusa dai check point militari dentro
citta’ e villaggi. Non possono muoversi e cresce la loro rabbia e la loro
umiliazione. Il quartetto si e’ riunito, forse chiedera’ moderazione
all’autorita’ palestinese e israeliana tanto per essere non di parte e cosi’
ancora una volta la comunita’ Internazionale si mettera’ dalla parte della
guerra e della violenza.

Mi auguro che oggi, a tre anni dalla guerra di occupazione irachena e dal
perdurare dell’occupazione militare in Palestina, in piazza a Roma si
sappia mostrare che chi vuole la pace e la giustizia agisce la pace, la
giustizia e la non violenza.