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Eco: al diavolo la classe operaia

Publie le mercoledì 15 luglio 2009 par Open-Publishing
7 commenti

  Eco: al diavolo la classe operaia -
a cura di Paolo De Gregorio, 15 luglio 2009

Umberto Eco, nella sua rubrica dell’ultimo “Espresso”, ci delizia con le sue esternazioni sulla “classe operaia”, e ci sembra molto sollevato dal fatto che un intellettuale di “sinistra” non debba metterla più al centro dei suoi ragionamenti e valori, e si possa occupare anche di Dante e di Kant, visto che oggi la mitica classe vota leghista e vuole le ronde.
La “categoria” degli intellettuali, di quelli che fanno opinione, è costituita da giornalisti, scrittori, professori, la cui visibilità e anche il conto in banca, dipendono esclusivamente dai proprietari dei mezzi di informazione.Il loro compito è quello di complicare le cose semplici, e soprattutto non toccare mai nel profondo alcuni temi.
Che io ricordi, solo lo scomparso professor Caffè, economista, sostenne che è totalmente inutile studiare economia poiché gli economisti non decidono nulla, ma decidono tutto gli industriali e le banche, al pari di come è inutile, sostengo io, studiare geologia, visto che quello dei geologi non è un parere vincolante, ma decidono tutto palazzinari e politicanti in materia edilizia.
Anche Giorgio Bocca, qualche settimana fa, esprimeva grande amarezza e senso di inutilità della sua vita per non aver saputo contrastare l’imbarbarimento della nostra democrazia con una becera destra al potere.

Infatti, nessun gruppo di “intellettuali” ha capito e fronteggiato i tre principali fenomeni sociali che hanno spostato a destra tutta la nostra Italia, e questi sono: la truffaldina legge che consegnava il monopolio televisivo a Berlusconi, contemporanea all’inizio di una massiccia immigrazione che andava a frantumare sul campo conquiste e certezze della classe operaia, scaricando nelle grandi periferie anche il disagio di una difficile coabitazione, terzo la progressiva perdita di identità della sinistra che diventava totalmente subalterna allo “sviluppo” capitalistico e lasciava senza più speranza, né strategia il suo elettorato.
Sono tre fenomeni che hanno dispiegato, intrecciandosi e confondendosi, una geometrica potenza che ha distrutto identità, strutturato il “pensiero unico”, marginalizzato una classe operaia abbandonata a se stessa e che ha deciso di stare dalla parte del padrone, almeno quello di dà lavoro.
Non era poi così difficile capire quali fenomeni sociali produceva l’immigrazione, in Francia gli scontri tra gli operai delle “baulieu” e gli immigrati provocarono un forte spostamento a destra. Nulla come l’immigrazione ha prodotto frutti positivi per la destra, che ha ricattato la classe operaia con l’esercito dei senza lavoro pronti a tutto, e cinicamente ha sfruttato questo disagio per sollevare una ondata xenofoba e razzista.
Il tutto mentre l’intellighentia di sinistra, insieme alla Chiesa, parlavano di fraterna accoglienza senza tener conto dei disegni di una destra lucida e con i piedi per terra.
I governi Prodi e D’Alema, pur avendone il potere, sono stati così insipienti da non promulgare una legge sul conflitto di interessi e sulla eliminazione del monopolio televisivo e nemmeno furono capaci di sottrarre la RAI al potere dei partiti, lasciando una situazione per cui le tre reti Rai sono oggi controllate dagli uomini del Cavaliere e il monopolio del dittatore è arrivato a 6 reti nazionali.

Vi è un vuoto politico enorme, e se si vuole fronteggiare la destra bisogna avere un programma che dica chiaramente che con i monopoli mediatici non c’è democrazia, che la Rai deve diventare una “public company” di servizio pubblico con il potere dei cittadini azionisti di eleggere il direttore generale, che il PD va abbandonato perché sconfitto e incapace di fronteggiare la destra e di rimuovere la sua classe dirigente, che l’immigrazione va fermata totalmente prima che provochi altri guai.
Per i palati raffinati degli intellettuali le parole chiare sono in genere rozzi schematismi, ma se continueremo a seguire le loro astrazioni, ci ritroveremo tra qualche anno con Piersilvio e il figlio di Bossi successori dinastici del regno padano.
Paolo De Gregorio

Messaggi

  • Il problema è che anche gli intellettuali "tengono famiglia" e tendono sempre più a privilegiare la carriera ed il conto in banca !!

    Per ottenere questo debbono necessariamente entrare a far parte della cosidetta "industria culturale", che guarda caso in Italia è monopolizzata da un certo Berluskoni !!

    Giova anche ricordare che nel ventennio solo l’uno per cento dei professori universitari si rifiutò di aderire al fascismo e perse automaticamente il posto !!

    MaxVinella

    • Eco non rientra nella logica del "tengo famiglia" ...
      La cosa è diversa e peggiore ...
      E’ la logica del PD, di Repubblica, del gruppo De Benedetti ....
      Il profitto innanzi tutto ... che vogliono questi operai ?
      In questo sono non migliori del Berlusca, anzi sono più direttamente legati ai "poteri forti" italiani ed internazionali ... Berlusca, preso dai beceri interessi personali, in questo è meno scientifico e più arruffone.
      Si è visto con il ruolo di un "controllore iperliberista" come Padoa-Schioppa nel governo Prodi ...

      Raf

    • Sicuramente Berluskoni è "meno scientifico e più arruffone", ma lui deve fare la parte del guitto, poi ci sono quelli che operano dietro le quinte e sono molto, ma molto "scientifici" !!!

      MaxVinella

    • E chi sarebbe lo "scientifico", Tremonti ?

      Ma, per carità di Dio, Tremonti è una continua contraddizione vivente, prima fa il no-global e poi si mette sull’attenti con i suoi omologhi di tutto il mondo, dice "condoni mai più" e poi fa i condoni, spara sulle banche e poi gli offre il ramoscello d’olivo, considera Draghi il suo peggior nemico e poi ci fa il patto di ferro, un giorno dice che la crisi è spaventosa e gli effetti veri in Italia devono ancora arrivare ed un altro giorno dice che la crisi è ormai alle spalle ...

      Ben altra cosa Padoa-Schioppa, un vero e proprio sergente di ferro al servizio del "poteri forti", nazionali ed internazionali ... e nessuno è riuscito, nemmeno Prodi, a schiodarlo minimamente ... il vero capo del governo era lui ...

      Raf

  • Continuamo a non capire che BERLUSKA ,TREMONTI ,D’ ALEMA O PRODI SONO LA STESSA FACCIA DEL CAPITALISMO, ANZI PEGGIO PERCHE IPOCRITI!!!!!!!

  • "ci ritroveremo tra qualche anno con Piersilvio e il figlio di Bossi successori dinastici del regno padano. Paolo De Gregorio".

    Beh, già ci ritroviamo Mario Calabresi direttore della Stampa...

  • Innanzitutto: non confondiamo intellettuali, universitari e quell’esiguo gruppo di persone che scrivono sui grandi giornali. La mia è magari una difesa corporativa - sono storica e universitaria - ma si tratta di mondi ben diversi: ad esempio alcuni dei più noti editorialisti hanno ben poco potere nella corporazione. La questione che si riassume nella formula "al diavolo la classe operaia" è ben più complessa e ha purtroppo investito ambienti più vasti.

    Il problema posto dall’articolo è ben altro: l’emigrazione. Sono convinta che la risposta umanitaria sia inutile e i nostri antenati marxisti l’avrebbero giustamente irrisa. Chi, come me, studia la storia dei mondi del lavoro sa bene che la xenofobia fa parte dell’esperienza non solo dei mondi ma anche dei movimenti operai. Fin dall’immortale 1848 parigino! ma la proposta dell’articolo è troppo semplificatrice. Politiche della casa, rilancio della contrattazione, conflitto sociale che organizzi gli immigrati da lavoratori e non da "dannati della terra" devono tornare al centro delle nostre preoccupazioni. In Italia è diventata famosa la figura dell’operaio che vota Lega con la tessera della Cgil: ma quando si iscrive alla Cgil sa che è un’organizzazione aperta agli immigrati. Dunque la politica deve tornare a dare risposte efficaci agli operai ma non imitare la xenofobia della Lega, pur analizzadone non moralisticamente le cause.