Home > Eluana Englaro: L’ultimo viaggio a Paluzza
Eluana Englaro: L’ultimo viaggio a Paluzza
di Alessandro Bongarzone
Dopo un addio durato 17 anni, dalle 15 di oggi pomeriggio, 12 febbraio, Eluana riposa in pace, finalmente, nel cimitero di Paluzza, il paese natale della famiglia Englaro, in provincia di Udine. Un viaggio di dolore, non tanto per lei - in coma vegetativo dal momento dell’incidente -, quanto per i suoi genitori, Beppino e Saturna, che hanno dovuto pagare un prezzo altissimo per la fedeltà al volere della figlia ed uno, ancora più alto, per il profondo senso civico e di rispetto delle istituzioni e della legalità.
Un dolore messo in piazza, indagato, sezionato, utilizzato ed abusato, per fini spesso inconfessabili, al punto di convincere i genitori di Eluana a disertare il funerale per evitare, quello che lo zio Armando ha definito: “l’assedio mediatico”.
L’ultimo saluto ad Eluana, loro, i genitori sono stati costretti a darlo all’obitorio dell’ospedale civile di Udine, dove la salma era stata trasferita, dopo essere stata sottoposta all’autopsia che ha ritenuto “compatibili” il protocollo approvato dai giudici con le cause della morte.
Beppino e Saturna sono arrivati in auto alla morgue attorno alle 11. Qui, dopo esser rimasti per qualche tempo accanto al feretro, papà Englaro si intrattenuto brevemente con il personale medico e paramedico e poi, assieme alla moglie, si è allontanato verso Paluzza dove la famiglia si è trasferita già dallo scorso martedì.
Alle 13 è iniziato l’ultimo viaggio di Eluana. Il carro funebre, con la bara coperta di fiori, è uscito dall’ospedale scortato da due automobili della Digos della Questura di Udine, seguito da un’auto con a bordo lo zio Armando Englaro.
Dopo circa un’ora di viaggio, il feretro è giunto a Paluzza. Qui il corteo funebre ha compiuto una deviazione verso la casa degli Englaro per consentire l’ultimo definitivo saluto dei genitori a Eluana. Subito dopo il corteo è ripartito per raggiungere la chiesetta di San Daniele dove, prima di entrare in chiesa per la funzione religiosa, il parroco, don Tarciso Puntel, ha benedetto la bara.
In Chiesa solo i familiari più intimi
Poco dopo le 14 è iniziato il rito funebre officiato dal parroco. In chiesa, come era previsto, sono stati ammessi, oltre allo zio Armando e i familiari più intimi, soltanto le due amiche di Lecco di Eluana e due amici della famiglia: il sen. Ferruccio Saro (Pdl) e il consigliere regionale Alessandro Colautti (Pdl) insieme ad alcuni amici del piccolo paesino friulano. Fuori il resto del mondo: giornalisti, italiani e stranieri, compresi.
Durante l’omelia, il parroco, visibilmente commosso, ha salutato Eluana a suo modo dicendo: “Oggi, con molta umiltà, dobbiamo chinare il nostro capo. Dobbiamo chiedere a Dio che ci illumini per cercare di superare i tanti ostacoli della vita. Camminiamo dopo tanto clamore ma ora c’è il silenzio. Parlino le coscienze” “Su un quotidiano - ha aggiunto il parroco rivolgendosi a Eluana - ho visto l’annuncio della tua morte con accanto un quadrato nero. Ma per noi cristiani non è così. La morte è luce. Ora tu sei libera e puoi riposare in pace. Sei vicina a Dio e quindi conosci la verità. Ti prego - ha concluso - di illuminarci tutti e soprattutto di stare vicino alla tua mamma e al tuo papà. Dal cielo fai sentire la tua presenza. Ti porteremo sempre nel cuore. Mandi (ciao in friulano, ndr), Eluana, resta in Dio".
Don Puntel, quindi, ha anche letto un breve messaggio dell’arcivescovo di Udine, quello stesso Pietro Brollo che, non più tardi di 10 giorni fa, tuonava dalla Curia e affermava: ”La Quiete dovrebbe essere uno di quei luoghi in cui le persone vengono accolte nella loro fragilità e aiutate fino in fondo. Quindi la posizione della Casa mi pare un po’ ambigua: se tratta per accogliere Eluana non ho niente da dire, ma se l’accoglie per staccarle il sondino e accompagnarla alla morte la cosa cambia”.
Questo, invece, il testo del messaggio di oggi del vescovo: “Vi siamo sempre stati vicino e, soprattutto, siamo stati vicini a papà Beppino e mamma Saturna. Eluana merita una grande manifestazione di affetto. Lei ci ha parlato e ci ha interrogato. Tu ora sei nella verità - ha concluso il prelato - e conosci più di noi la verità”.
Terminata la messa, alle 15 e trentuno, il piccolo corteo funebre si è mosso dalla chiesa alla volta del cimitero di San Daniele, distante poche centinaia di metri. Qui, alla presenza di circa 500 persone, Eluana è stata tumulata nella tomba di famiglia: accanto ai nonni paterni, Giobatta Englaro e Iolanda Di Centa e al prozio, Romeno Englaro, fratello di Giobatta, che fu ucciso a Malga Pramosio, sul Pal Grande, monte alle spalle di Paluzza al confine con l’Austria, in quella che è passata alla storia come la “Strage di Malga Pramosio”.
Era il 21 luglio del 1944 quando un gruppo di SS italiane e tedesche travestite da partigiani, proveniente dal vecchio confine italo-austriaco uccisero (dopo averli “seviziati in orribile modo”) 16 civili, uomini e donne una delle quali “in stato di avanzata gravidanza”, mentre stavano consumando il magro pasto meridiano.
Per amor di Patria e per rispetto, ci fermiamo qui anche se il racconto - fatto dall’allora segretario comunale di Paluzza, Virgilio Candido - prosegue con altre gesta compiute, dalla stessa squadra, nei giorni 21 e 22 luglio del ’44 che portarono alla morte ben 50 civili inermi tra cui, appunto, Romeno Englaro. Ci fermiamo ma, per pura curiosità storica, ci piacerebbe sentire cosa ne pensano di quei fatti - se ne sono a conoscenza, soprattutto - i tanti difensori della vita che, ancor oggi, si dichiarano eredi di cotanta schiatta.
I “ tromboni” tornano a suonare
Rimarremo con il dubbio, è il nostro destino ma, comunque, ci piange il cuore nel vedere che, anche nel giorno della riflessione e del silenzio, i tromboni tornano a suonare.
Così, mentre Eluana è ormai sepolta nel cimitero di Paluzza, il sotto segretario Mantovano trova niente di meglio da fare che attaccare, pensate un pò, il presidente emerito della Repubblica, Oscar Luigi Scalfaro reo, ai suoi occhi, di essere “protagonista di una delle ultime condanne a morte prima della Costituzione” e si chiede se “difenderà” anche “la legittimità della prima condanna a morte, quella contro Eluana, dopo la Costituzione”. Ricordando, poi, che l’ex presidente sarà tra gli oratori della manifestazione del PD, oggi pomeriggio, conclude: “la manifestazione di oggi del Pd non poteva trovare speaker più adeguato”.
E, mentre fuori della clinica di Udine dove è morta Eluana torna la “Quiete” e gli oranti sono tornati a casa, continuano le polemiche e gli strascichi di discussione: da Casini che dichiara che la colpa della morte di Eluana è da attribuirsi al Governo perché: “se avessero risposto prima all’appello di chi chiedeva una legge sul fine vita, probabilmente non si sarebbe arrivati a questo epilogo” al solito Formigoni che afferma: “Il disegno di legge in discussione al Parlamento sulla fine vita impedirà che in futuro accadano altri scempi analoghi".
Il governatore, quindi, conclude il suo pensiero affermando che, dal DdL in discussione si aspetta "che sia ribadito ciò che è stato stabilito in maniera molto chiara, e cioè che l’idratazione e l’alimentazione non sono cure e quindi non possono essere sospese, ma garantite a tutte le persone in quanto dovere elementare che abbiamo nei confronti di ciascuno”.
Non sarebbe, a questo punto peregrina la domanda: “ma allora, il testamento biologico a cosa serve?”.
Ma questa è un’altra storia che ci sarà il tempo di raccontare, denunciare e commentare. Oggi ci fermiamo qui perché vogliamo che prevalga la fraternità, il rispetto ed il silenzio: per Beppino, per Saturnia, per tutta la famigli a Englaro e, per Eluana: “ti sia lieve la terra: ricopra una zolla non dura le sue tenere ossa: tu terra non essere pesante su di lei, essa su di te pesò così poco”.