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Emergenza criminalità?

Publie le giovedì 5 giugno 2008 par Open-Publishing
4 commenti

Dall’ultimo ‘ Rapporto sulla criminalità in Italia ’ pubblicato dal ministero degli Interni emerge come gli omicidi e in generale i crimini violenti sono cresciuti nel corso degli anni Ottanta e hanno avuto il loro apice nel biennio 1990-1992. Da allora sono in costante calo. I crimini contro la proprietà registrano alcuni una leggera crescita, altri, come ad esempio il furto in casa sono sostanzialmente stabili. E’ del 7 maggio 2008 la notizia, fornita dall’Istat, che il tasso di omicidi è in costante decrescita, passando da 13,1 per milione di abitanti a 10,3 per milione di abitanti. Nella classifica europea l’Italia si piazza all’ottavo posto tra i Paesi più sicuri, dietro la Germania, ma davanti a Gran Bretagna, Francia e Spagna.

E allora cosa sta succedendo?

I cittadini si sentono insicuri, ma non per il problema della delinquenza.
Sono insicuri per il lavoro, sempre più precario, insicuri perché non riescono ad arrivare alla fine del mese e quindi non possono né risparmiare né progettare il proprio futuro.

Perché allora l’ ‘emergenza criminalità ’ ? La spiegazione non è poi così difficile: il ruolo dei mass-media.

I mass-media hanno alimentato l’ ‘emergenza criminalità”: furti e rapine non sono delle grandi notizie e il loro posto è sempre stato, sui giornali moderni, a pagina 10 nella cronaca locale, documentati da scarni trafiletti.Oggi una rapina ad un tabaccaio la troviamo nei titoli dei TG nazionali o sulla prima pagina dei quotidiani. Nonostante tutte le statistiche ci dicano il contrario stampa e televisione continuano a parlare di ‘emergenza’ o di ‘allarme’.

Quanto poi ai delitti di sangue siamo passati dalla notizia alla “fiction”.
I protagonisti diventano attori in commedia: il pubblico segue questi “gialli” che non hanno avuto bisogno del genio di qualche scrittore, come una specie di macabro “reality show” con le ricostruzioni filmate, i plastici, le “voci dei protagonisti” e così abbiamo Chiara e Alberto, Meredith, la “mamma di Cogne” e i “vicini di Erba”.

Giornate di trasmissioni e fiumi di inchiostro.

‘Una bugia ripetuta 1000 volte diventa una verità ’ e così nella percezione degli italiani l’emergenza criminalità esiste veramente e guai a sostenere il contrario.

All’interno del tema criminalità si inserisce quello sugli “extracomunitari”. Mi permetto una piccola divagazione semantica: extracomunitario alla lettera è colui che non è cittadino dell’Unione europea. Eppure non è questo il significato in uso nel senso comune.

Quando la famosa Meredith è rimasta implicata nel delitto di Perugia nessuno ha parlato di ragazza extracomunitaria, ma di cittadina americana.Viceversa il suo amico africano era un extracomunitario.
Nessuno pensa al permesso di soggiorno di George Clooney quando si rilassa nella sua villa sul lago dal Como, eppure è un extracomunitario.

Viceversa i rumeni, che non sono extracomunitari, rientrano nella categoria nella concezione popolare.

Insomma “extracomunitario” per il senso comune è una sorta di “extra-terrestre”, nel senso di un alieno, un essere antropologicamente diverso da noi, la cui presenza non è gradita: qualcuno che, come si diceva un tempo, non fa parte del “consesso civile”.
L’uso corrente del termine extracomunitario tuttavia non è un uso razzista, bensì classista.

Mi spiego: Kakà, il grande fantasista del Milan e vincitore del pallone d’oro è brasiliano, quindi senza dubbio extracomunitario: tuttavia essendo molto ricco e molto famoso si è integrato subito alla grande e gode di ammirazione e rispetto da parte di tutti.La stessa cosa vale per tanti altri sportivi ed artisti extracomunitari.

Facciamo un esempio sul mondo islamico: se uno sceicco saudita volesse aprire un’impresa a Genova dando lavoro a migliaia di persone, non sarebbe forse ben accolto? Penso proprio di sì, e credo anche che nessuno metterebbe in discussione la sua possibilità di professare liberamente la sua fede religiosa.

Chi sono allora, quelli che fanno paura? I poveri, semplicemente i poveri.

Extracomunitario nel senso comune è uno straniero povero, bianco, giallo o nero non importa, importa che sia povero e quindi pericoloso.
Pericoloso perché deve soddisfare bisogni elementari, come mangiare e dormire sotto un tetto e per fare questo può lavorare in nero, occupare abusivamente un edificio, chiedere l’elemosina oppure, per l’appunto, rischiare di diventare un delinquente.

La rabbia sorda dei cittadini in questo periodo di crisi ha finalmente trovato il suo bersaglio: gli extracomunitari.

Nasce così una vera e propria retorica, che si avvita su se stessa e porta a non poter in nessun modo risolvere il problema.

La retorica in questione si fonda sul seguente postulato, che nessuna statistica riesce a far cambiare: gli extracomunitari sono tutti dei delinquenti e bisogna cacciarli dall’Italia.

Faccio un esempio: un gruppo di mussulmani si riuniva in un vicolo del centro di Genova per pregare, ad ore stabilite, rivolti verso la Mecca. Protesta dei cittadini: intralcio alla circolazione. Allora, pazientemente, si sono ritrovati all’interno di un portone: protesta dei condomini, disturbo della quiete. Si sono infine spostati nel vano caldaie, per non dare fastidio: non si può, il locale non è a norma. Qual è dunque la soluzione?

La logica vorrebbe che si costruisse una moschea, o una sala per il culto, ma è impossibile anche questo perché potrebbe diventare un covo di terroristi e perché loro, “a casa loro”, non ci fanno costruire le Chiese ( cosa che è ampiamente falsa, benché anche questo sia entrato a far parte della retorica popolare).

Insomma, alla fine della favola, se ne devono andare e basta.
Peccato che ciò sia impossibile, sia quando governa la destra che quando governa la sinistra.

Tre quarti del mondo sono alla disperazione, nella fame, nella guerra, nella povertà: non è possibile fermare le migrazioni, non sarebbe possibile neanche sparando con i cannoni sulle boat-people, come proponevano i leghisti qualche anno fa.

Il numero di stranieri nel nostro Paese è costantemente cresciuto sia negli anni dei governi di centrosinistra (19996-2001 e 2006-2008) sia durante quelli di centrodestra (2001-2006), malgrado la legge Bossi-Fini e la retorica del pugno di ferro; anzi la legge Bossi-Fini, rimasta sempre in vigore anche durante il governo Prodi, è stato un fenomenale volano per la clandestinità, essendo di fatto una legge inapplicabile.

Nella recente campagna elettorale il Pd di Walter Veltroni ha fatto sua la retorica della destra sugli stranieri, proponendo al governo Prodi un decreto sulla sicurezza al limite della violazione dei diritti umani, che per fortuna è stato modificato dal ministro Amato, ma è risultato davvero poco credibile, e gli esiti elettorali hanno dimostrato che inseguire la destra sul suo terreno non ha spostato un solo voto.
Quale può essere allora la soluzione? Il primo punto è non farsi trascinare dal meccanismo della paura.

Barack Obama non ha come solo slogan il famoso “Yes, we can”; ne ha anche un altro : “uscire dalla paura”.

Ritrovare, a tutti i livelli, la forza di tessere nuovamente una rete di solidarietà produttiva, giocata per qualcosa e non “contro qualcuno”.
La storia, infatti, ci insegna che dalle guerre tra poveri escono sempre vincitori i ricchi.

Mettere in atto una seria politica di integrazione, anche se è impopolare, è l’unico modo per garantire la sicurezza e la legalità per tutti; una seria politica di integrazione non vuol dire mettere in campo delle “scorciatoie” per gli stranieri, ma delle politiche di tutela dei diritti che siano per tutti.

Insomma ritrovare le ragioni per uscire dal cinismo, organizzare nelle forme e nei modi opportuni un cammino comune di speranza, uscendo da una retorica negativa che però, in fin dei conti, è molto utile a qualcuno.

http://alasinistra.blog.kataweb.it/2008/06/05/emergenza-criminalita/?rep=rephpsbsx

Messaggi

  • articolo scritto a mani basse con una retorica dequalificante, quello che non avete capito è che noi non abbiamo una paura generica, è che siamo stanchi sempre di pagare per chi è nessuno, capito?
    Chiamiamolo extracomunitario povero, se viene qui si deve fare il...c... senza chiedere e ricevere nulla nè da parte dello stato neè da parte di privati.......capito!!

    • e non provate a cancellarlo, poichè
      a forza di cancellarci diventeremo sempre ...più numerosi

    • L’articolo è ottimo e ben scritto. Il commento del solito leghista imbalsamato nei suoi pregiudizi da capra mostra quanto può essere salame un salame. Ignoranza all’ennesima potenza, mancanza di coscienza morale, somaraggine, cattiveria congenita, fascismo...

      Cito da Masada. 718.

      Benvenuti all’inferno

      Da

      http://eddyburg.it/article/articleview/11375/0/153/
      Ho comprato un clandestino
      di Gatti, Fabrizio

      Il 9,2% del Pil italiano deriva dal lavoro degli stranieri.

      Il 95% dei braccianti stranieri in Sicilia, Calabria, Campania, Puglia e Lazio e’ ingaggiato senza contratto di lavoro e piu’ dell’80% non ha permesso di soggiorno.

      In agricoltura ci sono 150 mila lavoratori stranieri, di cui 70 mila al Nord.

      Si stima che dalla Sicilia al Friuli i clandestini braccianti siano piu’ di 36 mila. Se scatta il reato di clandestinita’, si devono arrestare 36 mila braccianti agricoli e metterli in carceri che contengono gia’ 48.600 persone. Costi altissimi, piu’ i costi delle espulsioni: 103 voli a pieno carico di Boeing 747 per riportare tutti ai Paesi d’origine. Chi li paga? I leghisti? Senza contare che l’agricoltura si fermerebbe. E col cavolo che gli italiani prenderebbero il loro posto! Sparirebbe il 24% della produzione agricola italiana. Pomodori e uva marcirebbero sulle piante. Quello che e’ avvenuto in USA quando Bush ha bloccato i braccianti messicani. Poi che si fa? Un altro indulto? Siamo proprio ridicoli.

      Prima dell’indulto, il 25% della popolazione carceraria era composto da stranieri detenuti solo per non aver rispettato il decreto di espulsione.

      In edilizia va anche peggio. S 2943 imprese controllate nel 2006, ben 2004 avevano violato le norme di assunzione del personale straniero. Perfino nel Nord-Est i clandestini hanno ormai una funzione insostituibile. La presenza di lavoratori irregolari va dal 24% in provincia di Rovigo, al 22 a Venezia, al 20 di Verona. E naturalmente scatterebbe una sfilza di arresti anche agli imprenditori.

      In Veneto nel tessile troviamo stranieri per il 27%. Chiudiamo il tessile?

      Ormai il lavoro nero e’ parte strutturale del sistema Italia. Da sempre gli imprenditori chiedono anzi quote piu’ ampie nei flussi. La Lega sa benissimo anche questo.

      Ma nessun governo, nemmeno di csx, si e’ adeguato.

      Quest’anno si tocca un record: 758 mila dichiarazioni di assunzione per appena 170 mila permessi stabiliti dal decreto flussi.
      Il 64% di questi poveretti vive in case abbandonate senza acqua. Il 62 senza servizi igienici. Il 92 senza riscaldamento.

      La legge impedisce di accogliere clandestini, ma i datori di lavoro vogliono soprattutto clandestini. Il 39% dorme per le strade, il 27 in case abbandonate, il resto si arrangia in tende. E si feriscono o si ammalano i pronto soccorsi non potrebbero curarli.

      L’Italia cattolica e’ spietata e cinica, disumana, senza Dio.

      “Ogni settimana 22 mila stranieri presentano alle poste la richiesta di rinnovo del soggiorno. E aspettano la convocazione in questura: "Qui a Treviso non rispondono nemmeno perche’ il sistema informatico non e’ tarato per fissare appuntamenti nel 2010", avvertono agli sportelli immigrazione in citta’. Proprio in questi mesi stanno entrando in Italia gli stranieri del decreto flussi 2006. Dopo 2 anni molti trovano che i loro datori di lavoro sono nel frattempo falliti, si sono trasferiti o sono morti. A loro le prefetture concedono permessi provvisori di 6 mesi: verranno convocati tra un anno e mezzo, per ritirare un documento gia’ scaduto da un anno.”

      La brutalita’ del ’sistema Italia’ non risparmia nemmeno gli immigrati regolari in fabbrica.
      Il 20% ha subito intimidazioni sul posto di lavoro, il 5,3 violenze fisiche da parte dei colleghi, il 27,6 discriminazioni legate alla nazionalita’. Il 7,8 per cento delle donne ha sopportato attenzioni sessuali indesiderate e il 4,7 ha subito violenze fisiche.
      Il 35% degli intervistati lavora in
      Italia da piu’ di 10 anni.

      Il 10,7% degli operai immigrati ha una laurea, contro lo 0,4 degli italiani. Il 37,9 ha un diploma di scuola superiore (contro il 25,1 degli italiani). Le donne hanno il livello piu’ alto di istruzione: il 21,2% delle immigrate ha una laurea.
      ..
      Beh, che lo scrivente somaro non avesse nemmeno la licenza elementare era facile capirlo

      masada. hattp://www.masadaweb.org
      viviana

    • Siamo in una fase storica contrassegnata da un dato con cui e’ impossibile non fare i conti: la realta’ soccombe di fronte alla prepotente percezione della realta’ (indotta dai media) da parte della maggioranza dei cittadini. Cio’ che conta non sono i fatti ma l’immaginazione degli stessi, la loro elaborazione e generalizzazione, il modo in cui vengono comunicati. Un esempio: il pacchetto sicurezza appena varato dal nuovo governo. Ce lo stiamo ripetendo fino alla noia: i dati ufficiali, quelli per intenderci del ministero dell’Interno, ci dicono che l’Italia negli ultimi 15 anni non e’ mai stato un paese cosi’ sicuro.

      Tutti i reati, ad eccezione di uno, sono in calo, un calo addirittura vistoso se ci riferiamo al delitto piu’ grave in assoluto: l’omicidio. Nel 2006, ultimo anno per il quale disponiamo di dati definitivi, gli omicidi sono stati 621, 393 in meno rispetto al 1995, addirittura 1.280 in meno rispetto al 1991. Come dire che in 15 anni appena gli omicidi in Italia si sono ridotti ad un terzo. Emblematico il caso Napoli, citta’ che i telegiornali di casa nostra continuano a dipingere come la piu’ insicura d’Italia: il tasso di omicidi ogni 100 mila abitanti e’ passato dal 9,1 del 1990 al 3,3 del 2006.

      La stessa tendenza la si riscontra nella tipologia del reato di omicidio: negli ultimi 15 anni quelli della criminalita’ organizzata sono passati da 709 su 1901 a 121 su 621. Quelli conseguenti a furto o rapina: da 120 a 53. Gli unici in aumento sono quelli passionali o commessi in ambito familiare: da 97 a 192. Come dire che nel 2006 un delitto su tre e’ stato commesso in ambito familiare e quindi, se proprio dobbiamo cercare il “luogo della paura”, possiamo trovarlo all’interno di quello che per paradosso dovrebbe essere il “luogo piu’ sicuro”: le nostre pareti domestiche. Rispetto a questi dati, evidenti nella loro chiarezza, da dove nasce il senso di insicurezza e di paura che sembra attraversare l’intera penisola? Per trovare un aggancio della percezione della paura con la realta’ bisogna allora frugare piu’ a fondo nelle cifre, specie in quelle relative. Un dato emerge: l’incidenza degli stranieri che commettono reati sul nostro patrio suolo e’ decisamente piu’ alto della stessa incidenza di stranieri in Italia.

      Nel 1988 gli stranieri in Italia rappresentavano lo 0,8% della popolazione, gli arrestati erano il 6%. Nel 2006 il divario e’ aumentato dal 5% al 33%: come dire che se gli stranieri in Italia sono uno ogni 20 italiani, quelli che finiscono in galera sono uno ogni tre italiani. Un dato confermato da quello sulla presenza nelle carceri italiane, che sono stracolme di stranieri. Altri due dati completano il quadro: i reati per cui gli stranieri vanno in carcere sono nell’ordine: borseggio, rapina e furto in abitazione, rapina in strada, ossia quei reati che, pur non essendo gravissimi, destano rabbia individuale e insicurezza sociale. Reati commessi soprattutto da cittadini Rom e spesso impropriamente catalogati e quindi confusi come cittadini romeni. Attenzione: gli stranieri regolari hanno indici di criminalita’ identici agli italiani.

      A delinquere sono soprattutto gli irregolari, i cosiddetti clandestini che - stando alle nuove norme - diventerebbero criminali d’ora in avanti anche senza commettere reati, ma semplicemente appena entrati in Italia. Ma il dato piu’ sorprendente e’ un altro. Chi sono gli immigrati clandestini? Quelli che sbarcano in Sicilia? Quelli che varcano illegalmente le nostre frontiere? No. I dati del ministero dell’Interno ci dicono che il 64% di clandestini sono i cosiddetti ovestayers, ossia gli immigrati entrati legalmente in Italia con tanto di visto e rimasti oltre la scadenza del visto stesso. Quindi ne’ sans papiers, ne’ persone da stipate nei lager dei CPT fino a 18 mesi in attesa di identificazione, ma persone gia’ schedate nelle ambasciate e ai posti di frontiera. Se andiamo al fondo del problema sicurezza, stante il calo generalizzato dei reati, stante l’aumento dei piccoli e medi reati commessi soprattutto dai Rom, stante la presenza dei Rom in Italia stimata in appena 170 mila unita’ (la Spagna ne ha 800 mila), di cui la meta’ cittadini italiani, resta una domanda. E’ mai possibile che il settimo Paese piu’ industrializzato del mondo sia in preda al panico per cosi’ poco? Cio’ che spaventa tanto le persone, specie le piu’ deboli, e’ davvero legato alla criminalita’ o a qualcosa di diverso che per semplificare chiameremo “familiarita’ dei luoghi”? Il prato davanti a casa che ora e’ una baraccopoli, l’uscita dalla stazioncina che ora e’ frequentato da spacciatori e prostitute, il giardinetto di quartiere diventato infrequentabile? Ma tutto questo non e’ solo un normalissimo problema di ordine pubblico che risolve con interventi strutturali di accoglienza e una maggior presenza sul territorio di polizia, carabinieri, vigili urbani?

      La risposta allora non sta nelle ronde padane per ora (cosi’ dicono) munite solo di cellulare (a che serve? A chiamare la polizia? Perche’ la polizia non c’e’?) e nei pacchetti sicurezza bipartizan che si dimostrano sempre armi spuntate contro la realta’ e quindi solo esercizi di parata che lasciano intatti e irrisolti i problemi. Ricordate la povera signora Reggiani brutalmente assassinata a Roma da uno straniero lungo un vialetto sterrato e non illuminato alla fermata di un trenino? Bene. un anno dopo quel vialetto e’ ancora sterrato e non illuminato. Il comune (Veltroni o Alemanno e’ lo stesso) non ha mai pensato di asfaltare e illuminare una stradina. Forse qualcuno si aspetta un nuovo caso Reggiani per poi poter gridare “al lupo, al lupo” tra gli applausi di chi da’ fuoco ai campi nomadi? Il sospetto e’ piu’ che fondato.

      Sandro Provvisionato, giornalista del TG5

      Link:

      http://www.lavocedellevoci.it/inchieste1.php?id=153

      5.06.08