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Emmanuel, caso (quasi) chiuso. Pestaggio razzista, ecco la foto
Publie le sabato 17 gennaio 2009 par Open-PublishingEmmanuel, caso (quasi) chiuso. Pestaggio razzista, ecco la foto
di Beatrice Macchia
Parma, quattro vigili ai domiciliari. Il pm: il Comune non ha collaborato
Quattro vigili urbani ai domiciliari, dieci sospesi dal servizio, una macabra foto-ricordo che mostra il ventiduenne ghanese Emmanuel Bonsu, l’occhio pesto e l’espressione umiliata, obbligato a posare accanto ad uno dei suoi aguzzini, nella stanza del comando dei vigili urbani di Parma.
Appaiono chiarissime le responsabilità dei vigili parmensi indagati per aver picchiato e sottoposto a sevizie il giovane Emmanuel, scambiato per un pusher il 29 settembre scorso mentre camminava in un parco e dunque trascinato al comando dove venne sottoposto ad un violento interrogatorio, che incluse frasi razziste del tipo: "Sei solo un negro" e "Scimmia confessa". Al rilascio, i vigili gli consegnarono una cartellina con i documenti che lo riguardavano e una scritta "Emmanuel negro".
Per timore di inquinamento delle prove, da martedì si trovano agli arresti domiciliari quattro degli indagati: Mirko Cremonini, Pasquale Fratantuono, Marcello Frattini e Ferdinando Villani. Gli altri sei colleghi - tra i quali l’ispettrice Stefania Spotti e il commissario Simona Fabbri -rimangono a piede libero, ma sono sospettati di depistaggio: appena il sindaco Pietro Vignali ha saputo degli arresti imminenti, martedì pomeriggio, ha sospeso tutti gli agenti.
Si avvicina la chiusura degli indagini e la naturale richiesta di rinvio a giudizio, che verrà formulata dalla pm Roberta Licci. Pesantissime le accuse: sequestro di persona, percosse aggravate, calunnia, ingiuria, falso ideologico e materiale, violazione dei doveri d’ufficio e abuso di potere. Al terribile "carnet" si aggiunge anche l’aggravante di discriminazione razziale. Il procuratore capo Gerardo Laguardia denuncia un clima di sostanziale omertà all’interno del corpo di sicurezza urbana di Parma: nessuno degli agenti ha mai voluto rendere una dichiarazione, mentre lo stesso Laguardia ammette che il Comune non ha collaborato attivamente alle indagini. La vicenda assume contorni spiccatamente politici: la minoranza, composta da Pd, Italia dei Valori, Prc e Altra Politica, torna a chiedere con insistenza le dimissioni dell’assessore alla sicurezza Costantino Monteverdi: «La vicenda di Emmanuel Bonsu non costituisce semplicemente uno sviluppo dell’indagine penale.
Rappresenta, al contrario, un evento di indiscutibile rilievo politico, perchè conferma l’oggettiva gravità dell’episodio anche sotto il profilo delle responsabilità amministrative e politico- amministrative» scrive l’opposizione in una nota che suggerisce con forza anche una riforma del corpo di Polizia Municipale.
Tra le carte della Procura spunta inoltre una denuncia presentata da uno dei vigili urbani implicati nel pestaggio razzista, nei confronti del padre del ragazzo, Alex Osei Bonsu, che il giorno dopo l’arresto di Emmanuel si era recato al comando per chiedere spiegazioni sull’occhio nero. Secondo Alex, in caserma i vigili lo maltrattarono verbalmente consigliandogli di andarsene senza fare troppe domande e lui, esasperato, si era allontanato urlando "Ve la faccio pagare". Questa frase ha spinto uno dei vigili a sporgere denuncia per calunnia e ingiuria.
Per mesi il comando dei vigili urbani aveva minimizzato la vicenda di Emmanuel. Soltanto il 24 dicembre scorso il sindaco Vignali aveva ritenuto opportuno fare visita al ragazzo e alla sua famiglia. I Bonsu vivono a Parmi da molti anni: il padre è operaio, la madre fa le pulizie. Emmanuel è iscritto all’istituto tecnico e fino a qualche tempo fa prestava servizio come volontario in una comunità antidroga. La storia del pestaggio ha indignato la società civile di Parma, già scossa dal processo Tanzi. Ora non è soltanto Antonio Mattioli, segretario nazionale Flai Cgil, a chiedere che il primo cittadino parmense chieda pubblicamente scusa al ragazzo.