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Epatite C - Una epidemia di massa tenuta celata dal potere

Publie le domenica 17 aprile 2005 par Open-Publishing

Parliamo di epatite C

L’epatite C è una malattia “silenziosa”, non solo perché chi ne è affetto non presenta sintomi evidenti, ma anche (e forse soprattutto) perché se ne parla poco. Eppure ad oggi si stimano in Italia circa 2 milioni di malati... e, proprio per le sue caratteristiche di cui abbiamo appena accennato, si suppone che la diffusione di questa patologia sia più elevata.

Per sopperire alla mancanza d’informazione e per stimolare i soggetti a rischio a sottoporsi ad adeguate analisi diagnostiche è nata l’Epac, associazione Onlus che si occupa appunto di informazione, prevenzione e ricerca sull’epatite C.

L’associazione è presente in Internet con un sito in cui si trovano numerose notizie sull’argomento, curato da persone affette dalla malattia e decise ad allargare la loro esperienza a quanti condividano lo stesso problema e abbiano bisogno di essere guidate sia nel percorso di cura sia incrementando le informazioni fino ad ora acquisite. Questo strumento messo a disposizione di tutti i navigatori tende a sottolineare con forza un punto fondamentale, a sfatare una sorta di luogo comune che ormai è stato respinto dalla letteratura scientifica: l’epatite C non si contrae solo attraverso le trasfusioni di sangue. Vi sono pazienti, infatti, che pur non essendo stati sottoposti a tali interventi scoprono di essere affetti dal virus.

Purtroppo l’infezione trova terreno fertile anche sottoponendosi a pratiche apparentemente innocue, e in questi casi è importante acuire lo spirito d’osservazione per cercare di comprendere, ad esempio, il tasso d’igiene di alcuni luoghi. Qualche esempio? L’epatite C si può prendere anche dal dentista, oppure se la manicure, il tatuaggio e il piercing (attualmente molto di moda soprattutto tra i più giovani) sono eseguiti con strumenti non sterilizzati. Bando alla timidezza, quindi: quando si decide di sottoporsi a tali “trattamenti” è utile appurare di persona che le norme igieniche e sanitarie siano scrupolosamente rispettate. Controversa è, invece, la teoria secondo la quale la trasmissione possa avvenire anche con rapporti sessuali non protetti.

Rispetto a chi ha subito una trasfusione, il consiglio degli esperti è di sottoporsi al test dell’epatite C soprattutto se si è ricevuto sangue prima del 1992, ossia quando i controlli sui donatori non erano ancora rigorosi.

Spiega Massimiliano Conforti, del Comitato Epac: «Data la sua natura asintomatica, viene da pensare che la diffusione dell’epatite C sia molto più ampia di quanto sembri. Chissà quanti, credendo di stare bene, hanno questa malattia e non si sottopongono al test? Chissà quante persone di 30-40 anni, come me, sono state sottoposte a microtrasfusioni negli anni ‘70, perché magari erano sottopeso e quindi essendo una pratica abituale per tali soggetti... Quanti di loro sono convinti di essere in piena salute, mentre invece hanno l’epatite C e oltretutto rischiano di contagiare anche altri?». L’intento dell’Epac certo non è di creare allarmismo, ma piuttosto di affrontare consciamente una realtà certo sgradevole ma nella quale la tempestività può essere un’alleata preziosa.

Il sito web dell’Epac intende anche aggiornare sulle ultime novità riguardanti le terapie e i farmaci in sperimentazione, ed essere un punto d’aggregazione e discussione, dove sia possibile scambiarsi idee e messaggi. Una sezione riporta anche i riferimenti ai delegati regionali dell’Associazione, così da consentire ai visitatori di contattare telefonicamente o via posta elettronica le persone che possono spiegare come utilizzare al meglio le risorse e gli strumenti creati dal Comitato EpaC, dialogare e fornire consigli di carattere generale. Unico neo, peraltro evidenziato anche da alcuni utenti: alcune interessanti aree del sito sono accessibili solo a coloro che hanno contribuito alle attività del Comitato, una sorta di ringraziamento per l’aiuto offerto dall’associazione.

Infine, ci sorge spontanea una domanda: perché, a differenza di altre patologie, l’epatite C sembra quasi un argomento tabù, soprattutto per i responsabili istituzionali? Una risposta, sulla cui validità non ci esprimiamo, prova a darla Massimiliano Conforti: «verrebbe da pensare che questa malattia sia messa sotto tono a causa dei suoi alti costi sociali, basti pensa che una terapia della durata di un anno costa allo Stato 31.000 euro...».

Per saperne di più:

http://www.epac.it

info@epac.it