Home > Epifani allucinante o allucinato ?
Epifani allucinante o allucinato ?
Publie le sabato 22 settembre 2007 par Open-Publishing1 commento
A Nicola Nicolosi
Segretario Europa
Sede
Roma, 19 settembre 2007
Caro Nicola, come ti ho detto più volte a voce, la manifestazione prevista a Firenze per il 29 settembre 2007 per i contenuti, il linguaggio non corrisponde alle regole fondamentali dell’organizzazione, e in ogni caso si mette contro il patto unitario e il suo grande valore. E’ evidente, infatti, la responsabilità tua e dei gruppi dirigenti coinvolti in questa scelta.
Guglielmo Epifani
Messaggi
1. Epifani allucinante o allucinato ?, 22 settembre 2007, 18:38
Epifani ci deve spiegare .......
Ma cosa vuole dire con la sua lettera intimidatoria a Nicolosi ???
Ovviamente la nostra solidarietà va tutta a Nicola Nicolosi ed a quanti, sia come Lavoro e Società che come Rete28aprile, sono oggi impegnati insieme a tanti altri nella lotta per portare chiarezza nella consultazione sull’accordo firmato il 23 luglio, e quindi a rischio (vista la posizione di Epifani) di ritorsioni.
Ma la cosa su cui vogliamo ragionare sono i contenuti dell’iniziativa di Epifani perchè è evidente che non è rivolta solo contro Nicolosi nella sua qualità di coordinatore nazionale dell’area così come è altrettanto evidente che dietro a questa iniziativa si palesa un’idea di sindacato autoreferenziale e blindato che rappresenterebbe una svolta non piccola e che Epifani farebbe bene a proporre e discutere in una sede congressuale invece di ritenersi titolato ad applicarla a prescindere.
Epifani chiede rispetto delle regole. Si trincea in realtà dietro una sua rigida e scolastica lettura dello Statuto Cgil (come si vede anche dalla lettera della commissione di Garanzia al link : http://www.coordinamentorsu.it/doc/altri2007/2007_0919_cg_cgil.pdf ) che in effetti afferma che tutti sono tenuti a rispettare una posizione qualora questa è stata assunta dall’organismo dirigente (Direttivo nazionale in questo caso) della Cgil.
Ma in certi contesti questo richiamo allo Statuto risulta abbastanza generico e fuori luogo, almeno quanto è generico il dire ad un disoccupato che non deve preoccuparsi perchè il suo paese ha una costituzione fondata sul lavoro e che lo Stato è impegnato a garantire a tutti la rimozione di ogni ostacolo al godimento del diritto al lavoro ecc.
Va bene quindi il riferirsi allo Statuto (che per altro tutela e garantisce anche l’esercizio del dissenso) la dove si parla di unicità dei comportamenti a fronte di decisioni assunte nei suoi organi di decisione politica, ma Epifani non dovrebbe aver titolo a richiamarsi a questo articolo in quanto lui stesso lo ha abbondantemente trasgredito.
Epifani non può non sapere che tutta questa trattativa non ha mai visto una vera chiamata a decidere del suo massimo organismo (il direttivo nazionale) e lui stesso ha impedito che si votasse sulla conduzione della trattativa anche quando membri del direttivo nazionale lo hanno chiesto.
Epifani ha di fatto condotto l’intera trattativa senza rendere veramente conto a nessuno e senza mai sottoporre a verifica la sua gestione.
E’ banale ricordare che il suo tormentone per gran parte della trattativa era che non si poteva discutere nè decidere nulla perchè ancora non si conoscevano le proposte del Governo (proposte che in realtà conoscevano tutti, anche i sassi) e che, con questa sua banale argomentazione, abbia rimandato "sine die" una vera discussione nel direttivo nazionale.
Senza contare poi (ed Epifani lo sa benissimo) che tutta questa trattativa è stata condotta senza alcun coinvolgimento dei lavoratori, e che la piattaforma unitaria (tanto generica quanto sconosciuta ai più) non è passata per quella verifica e consultazione tra i lavoratori di cui Cgil Cisl Uil si riempivano la bocca.
Ora Epifani non può (onestamente) pensare che una votazione sull’accordo del direttivo nazionale Cgil abbia soddisfatto tutti i passaggi democratici previsti dalla prassi che la Cgil si è data nell’ultimo congresso. Nel documento dell’ultimo congresso la Cgil prevedeva infatti un suo impegno al coinvolgimento dei lavoratori sia nella discussione sulle piattaforme che nella loro approvazione, una consultazione sul mandato a concludere ed infine una consultazione sull’accordo.
Se Epifani non lo sa glielo diciamo noi. Se non c’erano TG e giornali nessun lavoratore sarebbe mai venuto a sapere che c’era una trattativa col Governo per discutere delle loro pensioni, perchè (ed Epifani di questo dovrebbe preoccuparsi) nessun sindacalista (pochi in realtà) è mai andato in giro per le fabbriche a spiegare cosa stava succedendo ed a chiedere ai lavoratori cosa ne pensavano.
Non ci venga quindi a dare lezioni di democrazia, nè tanto meno lezioni sullo Statuto Cgil.
La verità è una sola. Epifani e la sua segreteria hanno condotto la trattativa prestando attenzione ai rapporti unitari con Cisl e Uil e prestando attenzione alle fibrillazioni Governative, dimenticandosi che loro rappresentavano sopratutto i loro iscritti (più in generale i lavoratori) e che da loro (solo da loro in un sindacato normale) potevano avere un mandato a trattare ed a concludere.
La lettera che Epifani ha inviato a Nicolosi è un fatto anacronistico se letto in questo contesto.
Che senso ha ora prendersela con chi sull’accordo firmato il 23 luglio mantiene delle perplessità?
In fin dei conti anche lo stesso Epifani ha firmato quell’accordo per "presa visione" (così ha presentato la cosa al direttivo). Solo dopo Epifani ha deciso di sostenere l’accordo a prescindere, cosa questa mai discussa nel direttivo nazionale Cgil che ha votato la firma dell’accordo alle condizioni poste da Epifani, e cioè "per presa visione". Un po poco per pretendere univocità.
Epifani dimentica altresì che il referendum nei luoghi di lavoro coinvolge tutti i lavoratori, iscritti e non iscritti (che in fondo sono la maggioranza) e che tra loro è presente (e forte, come si vede da quel che succede) la contrarietà all’accordo. Vuole forse impedire che pezzi di sindacato siano rappresentativi di questo sentire ????
Epifani in realtà non indica in Nicolosi il soggetto trasgressivo. In realtà si infastidisce di fronte al dissenso presente nelle fabbriche ed attacca il diritto di questo dissenso a trovare rappresentanza nel sindacato.
In realtà un sindacato (ed è anche questo che ne fa una organizzazione di massa e non un partito) contiene e rappresenta in se tutte le dinamiche e le contraddizioni che vivono ed emergono nel mondo del lavoro (non si deve quindi spaventare o incazzare per l’esistenza di opinioni diverse).
Il suo percorso democratico deve permettere una sintesi (quello che chiamiamo confederalità e univocità dell’agire sindacale) che non si realizza però solo quando e se il "capo" la vuole, ma che deve procedere attraverso percorsi partecipativi e democratici costanti ed esigibili.
Bisogna quindi discutere e votare le piattaforme, sottoporre a verifica costante l’andamento di una trattativa, verificare collettivamente se esistono le condizioni per un mandato a concludere ed infine valutare e votare l’accordo. E tutto questo non nella stretta cerchia degli apparati e delle segreterie, ma con e tra i lavoratori che sono i soggetti grazie a cui e per cui esiste una organizzazione sindacale.
Quando si rompe questo modello partecipativo si apre la strada a quella crisi di rappresentanza che oggi investe la politica e che già sta investendo anche il sindacato. Di fronte a questo non basta appellarsi allo Statuto come fa Epifani, perchè per come lo sta utilizzando lui questo ricorso allo Statuto ha più il sapore di un appiglio salvifico per la gerarchia del sindacato che non uno strumento di tutela dei percorsi democratici.
Ma Epifani contraddice se stesso nella stessa lettera inviata a Nicolosi. Da un lato fa intendere che la sua preoccupazione sia il rispetto statutario, ma dall’altra (in maniera esplicita) imputa a Nicolosi sopratutto la trasgressione del patto precongressuale siglato tra Lavoro e Società e la corrente di Epifani che ha portato alla nuova maggioranza congressuale. Epifani quindi fa intendere che con l’adesione di Nicolosi alla manifestazione delle Rsu Toscane sarebbe saltato questo patto precongressuale. Attaccando e "condannando" Nicolosi Epifani chiama tutto l’apparato di LSCR a decidere da che parte stare e lo fa in modo tranciante .. o dentro la Cgil o fuori ... o con me o contro di me.
Il suo messaggio è chiaro. Nessun dissenso organizzato sarà tollerato.
E’ la stessa lettera ad indicarlo. Non si chiedono spiegazioni, confronti. In maniera lapidaria si dice che Nicolosi è fuori dalla linea Cgil ... punto.
Attaccando Nicolosi si mette così sulla graticola l’area di LSCR sperando che questa si spacchi e lasci per strada quelli che a partire dal merito delle cose non nascondono la loro contrarietà alle scelte della segreteria nazionale, e nel contempo si mandano messaggi anche alla Fiom ed alla Rete28aprile.
Epifani non sa quanto disagio questa sua scelta (assieme all’accordo che ha firmato, prima come "per presa visione" e poi entusiasticamente) sta producendo nel corpo degli iscritti alla Cgil. Certo, per come è organizzato, dal referendum uscirà un Si all’accordo, ma è palese come è sopratutto dal corpo degli iscritti alla Cgil che uscirà la stragrande maggioranza dei NO all’accordo i quali leggittimamente chiederanno al loro segretario come ha potuto firmare un accordo che di fatto distrugge il sistema previdenziale e conferma di fatto la legge 30 trasgredendo così gli obiettivi congressuali della stessa Cgil. Come ha potuto condurre una trattativa, di questa portata, senza partire da una piattaforma condivisa, discussa e votata nei luoghi di lavoro, senza mai un loro coinvolgimento della verifica sull’andamento del confronto.
E’ vero che oggi c’è un referendum (che però Cgil Cisl Uil non ritengono tale), ma Epifani dovrebbe spiegarci come mai tutto l’impegno della Cgil non è per favorire il libero confronto tra le diverse opinioni ma per blindare un risultato bulgaro a favore del Si, tanto da chiedere la lapidazione per chi manifesta delle critiche all’accordo, accusato non già per il merito delle cose che sostiene ma del reato di lesa maestà.
Nella tradizione della Cgil tutto questo stona. Si potrebbe dire che Epifani si sta facendo portatore di una svolta sindacale che punta ad imporre regole e comportamenti che favoriscano l’omologazione dell’organizzazione attorno al volere ed all’umore del capo.
Che Epifani pensi ad una accelerazione di una unità sindacale a partire dall’accordo del 23 luglio e che per fare questo abbia bisogno di un giro di vite nel processo di omologazione della Cgil al punto di liquidare qualsiasi rappresentazione del dissenso, è nella sua disponibilità, ma allora abbia il coraggio di convocare un congresso straordinario dove avanzare la sua proposta di svolta burocratica ed accentratrice, dando la parola agli iscritti dai quali (magari) potrebbe venire avanti una proposta diversa dalla sua.
Ma fino a che non ha questo coraggio deve accettare l’idea che anche tra gli iscritti alla Cgil questo accordo del 23 luglio non va giù e che, naturalmente, questo dissenso trova inevitabilmente e leggittimamente rappresentanza anche dentro l’organizzazione (che non è e non può essere refrattaria a ciò che pensano i lavoratori, altrimenti non parliamo più di sindacato ma di qualcos’altro).
Epifani ha ragione quando dice che il "patto precongressuale tra lui e LSCR è saltato, ma lo è non perchè lo ha deciso lui ma perchè è saltato qualsiasi legame tra questa segreteria ed il documento congressuale per attuare il quale questa segreteria è stata eletta.
L’iniziativa di Epifani contro il dissenso organizzato, così come l’accordo appena firmato e le modalità attraverso cui si è arrivati a firmalo pongono oggettivamente ed urgentemente la necessità di un congresso straordinario.
21 settembre 2007
Il Coordinamento RSU
http://www.coordinamentorsu.it/doc/altri2007/2007_0921_rsu.htm