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Er Pallaro d’Andreotti

Publie le martedì 6 marzo 2007 par Open-Publishing
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“Un conto è riconoscere l’unione di un uomo e una donna con prole che non sono sposati, un altro conto sono gli omosessuali: le leggi non li dovrebbero riguardare, loro possono andare dal notaio e stabilire accordi privati, che devono restare tali.”

Luigi Pallaro, senatore della Repubblica

Corriere della Sera, 1 marzo 2007, numero da
cui sono tratte tutte le dichiarazioni dei politici citati.

Nei giorni in cui l’ex immobiliarista neo-galeotto Danilo Coppola, detto “Bellicapelli”, insedia il primato del Bellachioma nazionale Silvio in quanto “campione d’acconciatura, pettinatura e fissaggio in lacca d’acacia del parrucchino artificiale”, al Senato-lazzaretto va in scena la compravendita in zona Cesarini dell’ultimo voto disponibile per la fiducia al governo dell’Armata Brancaleone.

La conta al cardio-pallottoliere è avvincente e piena d’insidie: i più anziani senatori a vita, come Scalfaro e la Montalcini, vittime di plausibili acciacchi d’età, vengono imbottiti come foche di medicinali e si presentano in aula con il dito tremulo, ma ben allenato a premere il fatidico bottoncino. Da Diliberto, fino allo stesso Prodi, tutti preoccupati per il bugiardino degli antipiretici. Effetti indesiderati: amnesia.

Anche Giuda-De Gregorio, corpulento traditore all’amatriciana del centro-sinistra, è vittima di un malessere: colica renale. Per questo viene ricoverato d’urgenza in una clinica privata, ma il suo encomiabile senso della coerenza lo spinge a vincere la sofferenza atroce: entra al Senato in barella, accompagnato dal medico, dopo aver tentato di comprare il senatore Caforio. Un eroe.

Aghi della bilancia, nell’angoscia generalizzata dell’intera Armata, Follini e Pallaro. “Harry Potter” e “El Senador”. Il primo, abile condottiero dell’ “Italia è un mezzo”, con una capriola carpiata da fenomeno, passa da Prodi. Il nobile impegno consiste nel completare la trasformazione dell’Armata in teo-democrazia cristiana. Il secondo, direttamente dalla Pampa con furore, vota la fiducia su ispirazione dello Spirito Santo don Giulio.

Luigi Pallaro è un imprenditore italiano emigrato sin da bambino in Argentina, dove è riuscito a fare una fortuna con il suo famoso elisir di lunga vita, “il canarino”: acqua e bucce di limone argentino. Si stima che la sua azienda, “Canarino&co.co.dè”, venda –solo in Sud America- sei miliardi di lattine l’anno. “Maestro e modello di vita”, nonché co-ideatore della divina pozione magica, Giulio Andreotti.

Lui, er Pallaro, è uno che ne dice tante, di tutti i colori. È un democristiano convinto Dio-Patria-Famiglia, intransigente coi deviati sessuali –a cui non riconosce nemmeno il diritto di essere difesi dalle leggi- e fautore di una politica aperta ad un 4-3-3 zemaniano in stile Aero-Nautico: “Il grande centro è la plancia. Sta in mezzo, è il luogo dove si fanno le cose utili, dove ci sono il capitano, il motore, i passeggeri e tutto. Poi servono due piccole ali, per stabilizzare il sistema. E allora facciamo l’aeroplano, con un grande centro che governa, e una piccola destra e una piccola sinistra che controllano”.

Ascoltata la dichiarazione mistica, i generali dell’Armata Brancaleone si sono chiusi in conclave a New York per sette interminabili ore. All’incontro hanno partecipato due ingegneri della NASA, un fisico nucleare e due stregoni tailandesi. Mission Impossible: interpretare la divinazione del Senador de la Pampa. L’impresa è stata ardua, ma alla fine Prodi si è visto recapitare a casa un pizzino inviato con il suo piccione di fiducia: “la civetta dorme oltre la notte tiepida”. Il messaggio in codice era fin troppo chiaro: “er Pallaro d’Andreotti è con noi”.

Ottenuta quindi l’agognata fiducia, il governo è ora pronto a ripartire con il programmone, con le cose serie, quelle che servono al paese.

E via!

D’Alema, dopo essersi complimentato con Harry Potter Follini, che Enzo Scotti ha definito “un uomo col coraggio di Pericle prima della battaglia delle Termopili” (roba da Mai dire gol), si è affrettato, da grande statista, a rispettare ciò che aveva detto solo poche ora prima. Dimettersi? Macché…Baffetto, che è uomo di mondo, aveva detto: “Aspetto che mi diate la fiducia, perché me ne possa andare in giro per il mondo”. L’Ansa batte alle 19.43 di ieri che è stato fissato il suo prossimo impegno istituzionale: dal 19 marzo al 25 aprile sarà in visita in barca a vela dal governatore delle Maldive.

Da ricordare anche che Baffetto è stato ripreso dall’integerrimo Bondi, che lo ha redarguito per essersi rivolto a Schifani con un bel “pagliaccio”. D’Alema, sostiene l’ex mangia-bambini ora berlusconiano, non ha rispettato la correttezza parlamentare, quella fatta di semplici urla, schiaffi e fogli tirati per aria. In fondo Sandro, che si è fatto pelato per non destare le invidie di Bellachioma, ha ragione: Schifani non aveva mica la parrucca riccia ed il naso rosso…

Mastella, invece, ha iniziato subito a fare la corte al grande, grande centro di stampo democristiano. Dall’alto della sua ben salda poltrona in pelle umana fa la corte al Chierichetto dell’ Udc e al Pericle delle Termopili per creare un partito del 10% che rimaterializzi la politica di De Gasperi. Il ceppalonico è forte dei consigli di sua madre, che –come dichiarato al Corriere della Sera- gli disse: “fatti il nome e vai a rubare”. In fondo la mamma è sempre la mamma.

Intanto Capezzone sta scomparendo. Lui, l’erede di Marco Pannella, generale di sempre dei radicali, per sottrargli il trono ha deciso di fare una cosa diversa dal capo, un atto che lo avesse distinto: lo sciopero della fame. La questione dei presunti otto senatori illegittimi lo sconvolge. Il problema è che ora, nel fermento generale del grande centro, lui rischia di apparire come l’anarchico comunistoide. Nessuno se lo fila ed ormai è sceso a 24 chili.

In questa caratteristica bagarre all’italiana, in cui tutti giocano contro tutti e per tutti per uno…i nostri politici passano addirittura alle mani: pizzoni in faccia al dissidente Rossi ex Pdci, Donato Masella che si prende a capelli con Nicodemo Oliverio (e chi sono…?) e, perfino in Champions League, all’Europarlamento, il derby tutto interno ad An tra Romano e la Angelilli finisce con un bel pizzone a sfavore di quest’ultima. Si sa, le donne fanno innervosire…

Ciliegina sulla torta di questo splendido quadretto: il solito, vecchio lupo di mare Cesarone Previti. Dopo aver passato anni ad insultare la Ariosto, a darle della “calunniatrice” e della falsa, dopo aver scontato ingiustamente ben 4 giorni di prigione per colpa di quella maledetta dissoluta, ecco versarle un assegno da 25 mila euro per farle ritirare la denuncia per diffamazione a suo carico ed evitare così ulteriori grane, ora che è riuscito a mettere la testa a posto. In comunità. Bravo Cesare, il perdono è la gioia di Dio.

E l’Italia affonda…

www.alternativamente.info

Messaggi

  • "Il governo lo sosterrò sempre. In campagna elettorale mi sono assunto il compito di sostenere il governo che c’era. E lo sosterrò come ho fatto fino ad ora. Il mio sostegno non mancherà mai" (Luigi Pallaro, Ansa, 2 febbraio 2007).

    "Sì ad un governo istituzionale di larghe intese. No a un Prodi bis" (Luigi Pallaro, Ansa, 22 febbraio 2007).

    "Il senatore Luigi Pallaro smentisce categoricamente di aver già dato il suo sostegno a un Prodi bis. Il senatore Pallaro continua a rimanere favorevole ad un governo di larghe intese" (William Amorese, portavoce in Italia del senatore Pallaro, Ansa, 23 febbraio 2007).

    "Ho annunciato al presidente Prodi che voterò la fiducia al suo governo per dare continuità" (Luigi Pallaro, Ansa, 27 febbraio 2007).

    "Non ho mai pensato di cambiare idea, il mio sì al Prodi-bis era scontato" (Luigi Pallaro, 28 febbraio 2007).

    "Non appartengo a nessuno schieramento, non sono il 158° senatore della maggioranza, deciderò di volta in volta come votare" (Luigi Pallaro, Corriere della sera, 1° marzo 2007).