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Eravamo tutti pacifisti e non me n’ero accorto
Publie le domenica 30 ottobre 2005 par Open-Publishingdi Ennio Remondino
Da italiano, spero che a Washington non se ne siano accorti, o siano dotati di grande senso dell’umorismo. Silvio Berlusconi sapeva da subito che la guerra in Iraq sarebbe stata una catastrofe politica (intervista a La 7), e cercò persino di spiegarlo a quello sciocchino di George W., quel Bush che come disse il Presidente Emerito Francesco Cossiga in Senato, è Junior, “e si vede”. Silvio aveva visto prima di tutti che Junior era soltanto un numero due, e che quella guerra “della civiltà contro la barbarie” era un gran bufala. Anche Silvio aveva cavalcato la guerra, ma solo per solidarietà umana, per amicizia. Come con Previti: leggi d’amicizia, ma nulla di più. E’ per questo che ha mandato i Carabinieri a Nassirya. Per tenere d’occhio quei piccioni di americani, approfittando dell’occasione per dare anche un’occhiata, nel tempo libero, alle concessioni petrolifere Eni della zona.
Incazzarsi è reazione di pancia, indignarsi è reazione di cervello, spiegano. Stare zitti è “accortezza politica” da candidatura. Sono assordato dai silenzi di questi giorni della sinistra del centro-sinistra. Il centro ha la raucedine, ma è nella natura delle stagioni, sue. L’afasia a sinistra mi fa temere un virus pericoloso. Che non sia lo Struzzo (quello che nasconde la testa nella sabbia), a trasmettere il virus dell’influenza aviaria?
C’è lo scandalo americano del Nigergate che passa per l’Italia. La presa per i fondelli del Terzo millennio sulle armi irachene di distruzione di massa, ha un Totò italiano che cerca di vendere la sua Fontana di Trevi dell’uranio del Niger. Sceneggiatura americana, filmetto da Cinecittà, a basso costo. Attori da Isola dei Famosi: Sismi neo arruolati, Sismi di lungo corso, Sismi in pensionamento ritardato, Sismi in offerta speciale che arriva con la sua patacca sino alla Sala Ovale grazie a Postini di eccellenza nel mondo giornalistico italiano. Negli Stati Uniti, per quelle bugie stanno smantellando mezza Casa Bianca. In Italia il governo si accontenta di bacchettare Repubblica, smentendo cose mai dette dal giornale. Quel che conta è il gesto.
Immagino (e spero) che l’assordante silenzio dell’opposizione sia colpa del ponte di Tutti i Santi. Spero ed immagino che mercoledì 2 novembre, dopo il lungo ponte, sarà l’occasione della “resa dei conti”, l’occasione della verità anche italiana: interpellanze, interrogazioni, commissioni parlamentari d’inchiesta, Pollari chiamato da Bianco alla Commissione di controllo sui Servizi segreti, Gianni Letta, sottosegretario con delega ai Servizi, chiamato a dare risposte al Parlamento. In ballo, per memoria comune, c’è soltanto una guerra. Una guerra feroce e vergognosa che sta moltiplicando mostri di violenza impegnati ad avvelenare il mondo.
Poffarbacco (o perdirindina, accipicchia, diamine o meglio ancora, porca puttana), ma nessuno si sente sommergere ora dalla vergogna (da una parte) o dall’indignazione (dall’altra)?
Fra qualche giorno sarò anch’io in piazza a Roma per dire il mio modesto No alle barbare parole del Presidente Iraniano su Israele, L’ho fatto tante volte per i miei amici palestinesi, e lo debbo ai mie amici ebrei. L’idea l’ha lanciata Giuliano Ferrara, e non mi formalizzo. Il problema non sarà mio, ma suo. La memoria della “guerra giusta e inevitabile” contro l’Iraq, caro Giuliano, la archiviamo semplicemente? Semplice esercizio di intelligenza per Amici della politica e degli editoriali? A Voi pensatori del riguardo, da modesto cronista di strada segnalo un fenomeno curioso degno della Vostra attenzione. Il crescere della schiera di “galantuomini” di sinistra e di destra che dall’incazzatura stanno crescendo verso l’indignazione. Usiamo la testa. Forse, da destra e da sinistra, sarebbe il caso di esaminare il problema. Grazie.