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Esodi "forzati" al Banconapoli da ottobre a casa 187 dipendenti

Publie le giovedì 18 settembre 2008 par Open-Publishing

LA REPUBBLICA NAPOLI

11 settembre 2008

Tutti a casa. Dal prossimo primo ottobre 187 dipendenti del Banco di Napoli dovranno dire addio al lavoro. Sono gli "ago", dipendenti con i requisiti previsti dall´Inps per la pensione di anzianità o di vecchiaia, anche se con diritto al mantenimento in servizio. "Licenziamenti collettivi" grida un volantino della Falcri, l´unico sindacato che si è rifiutato di firmare l´accordo capestro. Dopo la megafusione, il gruppo Intesa Sanpaolo guidato da Francesco Micheli ha lanciato una nuova, la terza, massiccia tornata di 2500 esodi in tre anni, a fronte di 750 nuove assunzioni. «Questo per indorare la pillola» dicono in molti. Stavolta, però, fuori da ogni schema di accordo sindacale precedente, parecchie uscite saranno "forzate", "involontarie". Le inedite regole per gli "ago" di Intesa (300 in tutto il gruppo) sono fissate in un accordo quadro sottoscritto dalle organizzazioni sindacali a livello nazionale l´8 luglio scorso e in quello successivo, del 25 luglio che definisce 187 esuberi
di Banconapoli. Licenziamenti veri e propri. Per amore o per forza: maturati i requisiti ago, o si fa la separazione consensuale, con un sì entro la fine di settembre e "premio" pari a un anno di stipendio lordo; o in alternativa, se così si può chiamare, l´uscita dal lavoro diventa obbligatoria. In cambio dell´addio, un´annualità come "carota". Bancari ancora giovani, da buttare? Sono quasi tutti quadri intermedi, cinquantenni. La parola d´ordine dell´azienda è "ristrutturazione". I sindacati acconsentono, sdrammatizzano e i tagli di personale si consumano nel silenzio delle stanze ovattate. I conflitti interni non deflagrano e dall´esterno sembra che tutto vada liscio. La procedura del gruppo Intesa Sanpaolo rappresenta un eclatante precedente per gli anni a venire, quando migliaia di dipendenti matureranno i requisiti necessari, e che fra l´altro potrebbe essere esportato anche in altri settori. Regola penalizzante. Giancarlo Borsella, segretario dell´organo di coordinamento della Falcri, che non si è unita al coro dei sindacati firmatari dell´accordo: «In questo modo si lede materialmente un diritto individuale, sancito anche da sentenze della Cassazione. Pensiamo ai laureati che hanno riscattato a loro spese il titolo di studio facendo così uno splendido regalo all´azienda. Significa pugnalare alla schiena i lavoratori», afferma, «e nel Banco di Napoli c´è ancora un altro pericolo: se non si raggiungesse il numero congruo di pensionabili che accettino di lasciare, toccherebbe agli "esodabili", anche più giovani degli "ago"». La trattativa si è svolta a Roma, è durata molti mesi, curata nei minimi dettagli e condotta con le segreterie confederali dei sindacati. Solo in seguito è arrivata la firma delle segreterie aziendali. «Alla banca sta a cuore questa procedura per i 300, perché dei 2500 interessati all´esodo generale, 1700 non "ago", quelli che ne avevano facoltà di legge, hanno scelto di andare via accompagnati alla pensione con il fondo esuberi, che comporta un costo notevole per la banca». «È meglio che te ne vai ora perché l´anno prossimo ti manderanno via: fortuna che ho raccolto questa soffiata sindacale», racconta con non poco sollievo, un funzionario che nel giugno del 2007 ha firmato l´adesione all´esodo incentivato, un "ago" come molti suoi colleghi, «oggi farei parte di questa schiera di malcapitati». Libertà di scelta per gli "ago" non c´è. Essere convocati per essere convinti a lasciare il posto, è toccato a tutti quelli che avevano maturato i requisiti Inps. Trattative a tutto campo. Il tempo per firmare l´accettazione scade il 30 settembre. In 107 hanno già firmato l´adesione volontaria, 42 sono gli "ago" pensionabili, gli "irriducibili" il resto. Quelli che non accettano, ricorrono alle vie legali. Per i più recalcitranti, è stata anche ripescata una pratica di ventrigliana memoria del Banco di Napoli, quella dell´assunzione "di padre in figlio", che non ha mai "abitato" né al San Paolo Imi né a Banca Intesa. «Per di più all´inizio si facevano le selezioni», racconta un altro "ago", «poi nemmeno più quelle, via il padre, dentro il figlio». Per quanto riguarda le assunzioni, poi «la strategia è prendi due e paghi uno», prosegue, «l´anziano che se ne va guadagnava 2500 euro al mese, il contratto nuovo è due gradini sotto il livello iniziale, in cifre, 1300 euro invece che 1600, mansioni di impiegato al primo livello e stipendio da autista».

Patrizia Capua