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Da masadaweb n° 400
Partiamo dall’enunciato di un articolo di Aprileonline, quotidiano sul web del correntone della sinistra.
“C’è bisogno di un pensiero contemporaneo della sinistra. Senza di esso l’agire politico è destinato ad essere sempre più debole”
http://www.aprileonline.info/981/unasolaterra-una-grande-cultura-politica
Forse la partitocrazia si sta rendendo conto dell’indebolimento progressivo delle ideologie ufficiali.
Mentre la destra è arroccata nel culto di una personalità forte, a rischio di deriva totalitaria, qualcuno nella sinistra comincia a realizzare una perdita di immagine.
E’ di oggi la rivolta dei lavoratori contro le organizzazioni sindacali ed è generale la reazione negativa contro questa Finanziaria e le sue priorità non condivise (12 miliardi di euro in spese per la guerra, ma tagli al welfare, alla scuola, alla ricerca..)
Qualcosa si sta sgretolando ma la sinistra al governo è come avvolta in un coma.
Se essa oggi sta perdendo credibilità è perché la sinistra al potere ha indebolito la propria sostanza etica, ma una politica senza etica è destinata a perire.
L’ETICA è l’insieme di valori comuni che reggono la vita, le valutazioni e il comportamento di un uomo, di una comunità o di un gruppo, valori per cui vale la pena vivere, valori che innalzano l’uomo sopra se stesso e gli danno fini che lo trascendono e un ruolo sociale che lo sublima.
Ci può essere un’etica religiosa e un’etica laica. L’etica religiosa si basa su valori trascendenti. Ma l’etica, di per sé, non ha bisogno di valori trascendenti, perché è essa stessa un valore trascendente, in quanto supera l’egoismo e il vantaggio personale per tradursi in azione per il bene collettivo.
Non può esistere un’etica che si riduca a dichiarazioni di principi. Essa deve essere vissuta singolarmente e farsi modello universale nella vita stessa dell’uomo con continuità e coerenza.
Un’etica che sia solo perseguimento di vantaggi o interessi personali senza un fine universale perde ogni giustificazione, questo vale per le chiese come per le ideologie, i partiti o gli stati. E dovrebbe valere per ognuno di noi.
La sinistra contemporanea doveva rinnovare il suo messaggio storico, contrapponendosi nettamente all’ideologia materialista e distruttiva del neoliberismo, che ha posto il profitto come unica divinità piegando ad esso tutto, e il nuovo pensiero di centinaia di milioni di uomini su tutto il pianeta le aveva mostrato chiaramente la nuova via evolutiva, ma essa ha chiuso occhi e orecchi mentre disertava i propri ideali storici, piegandosi alle pretese neoliberiste e alle sue induzioni perverse: disprezzo per il pianeta, incuria per i beni comuni, riduzione dei diritti civili, distruzione del welfare, accentramento del potere in poche mani, soggezione ai grandi gruppi economici, corruzione o collusione a quella altrui, larvato appoggio alla guerra, degradazione della Costituzione, gap crescente con l’opinione pubblica...
Tutto questo è stato valutato malissimo da chi nella sinistra ci credeva, e la vede in uno strisciante avvicinamento ai valori neoliberisti.
Ecco perché, ormai, a una sinistra di potere si sta contrapponendo una sinistra di valori, che non le somiglia nemmeno di lontano.
Il neoliberismo è stato la negazione di ogni etica, perché ha esaltato i principi più egoisti e vili di chi pensa solo a se stesso e calpesta il bene degli altri, respingendo valori comuni e disprezzando la vita, i diritti e i beni generali, in una corsa cieca all’accaparramento di ricchezza e potere.
L’evoluzione del comportamento umano va dal singolo alla società tribale a quella universale e il neoliberismo ci ha riportato a epoche buie, dominate dalla predazione e dalla guerra. L’avidità di possesso mira non alla sublimazione dell’io e alla crescita del mondo, ma all’involuzione dell’uomo e alla morte del pianeta. Non risponde alla parte più evoluta del cervello umano, ma a quella primitiva e animalesca.
Solo chi sa anteporre il bene comune al suo interesse personale può definirsi etico.
La politica è decaduta perché è diventata sempre più luogo di poteri personali (lo abbiamo visto nella formazione delle liste elettorali, come nelle scelte economiche, nel peggioramento delle leggi o nelle riforme della Costituzione di entrambi i Poli), mentre la politica è nata come un servizio sociale e dovrebbe trascendere l’interesse dei vertici di potere.
Oggi la politica ci appare gestita da un’oligarchia che tende solo al rafforzamento della propria posizione (premierati, aumento di potere di un solo organo costituzionale, rottura dell’equilibrio tra massimi poteri dello Stato, annichilimento della magistratura e degli organi di controllo, riduzione progressiva della scelta elettorale, abusi, privilegi, immunità, impunità, collusioni...).
Si è persa la funzione di servizio e i due principi fondanti della democrazia per cui tutti sono uguali davanti alla legge e la sovranità risiede nel popolo, e di questo soffre l’intera comunità. Di qui il conseguente rigetto del cittadino e la sua ira.
La questione morale è prioritaria nel sentire comune ma nel sentire politico nemmeno esiste. E’ stata rigettata, e con essa qualunque idea di democrazia.
Ne consegue una ribellione sorda, uno scontento diffuso, che i vertici fingono di ignorare come fossero chiusi in una bolla di irrealtà.
Viviamo nel senso di una palese ingiustizia.
Non dobbiamo dimenticare che l’ideologia della sinistra nacque da filosofi che lessero l’economia come la struttura portante della società, ma che al tipo di economia dominante contrapposero un modello nuovo che veniva dal basso, partecipato, che negli stati migliori, ha prodotto valide socialdemocrazie ben radicate nei cittadini (vedi la Svezia). Quel processo andava portato avanti, invece è stato abortito per nuovi poteri verticistici interni o succubi a forze che sovrastano lo stesso Stato (BM, WTO, UE delle banche o delle corporation, corporation delle armi o delle energie o degli OGM...).
L’ideologia del mondo contemporaneo è essenzialmente economica. Siamo dominati da grandi gruppi di potere che comandano il mercato in base alla legge del più forte, ignorano il diritto internazionale, coartano l’autodeterminazione dei popoli, manipolano l’informazione, gestiscono gli stati, piegano i governi, modellano i comportamenti, riducono i diritti umani, fanno regredire le democrazie, costringono il mondo alla guerra e inquinano il pianeta.
L’economia è l’ideologia di questo mondo.
Siamo costretti a pensarla come vogliono i potenti del mercato e a vivere secondo i loro interessi.
Ciò che ci fanno essere è profondamente legato a un preciso sistema economico, ai suoi modelli e alle sue imposizioni. L’uomo è calato in un sistema economico che lo modifica o coarta, per cui le connessioni tra etica, economia e politica sono inseparabili, e un comportamento politico etico deve passare inevitabilmente da un progetto economico equo.
Qual è il progetto economico equo di questa sinistra? Noi non lo vediamo.
Che lo voglia o no, ogni uomo, in quanto agisce in un contesto sociale, economico e politico, attua ogni giorno comportamenti sociali, economici o politici. Occorre però che ne sia consapevole, abbia le informazioni giuste, possa scegliere nel modo migliore e possa soprattutto partecipare al processo politico “dal basso”, sapendo che ogni suo atto è essenziale al contesto globale e lo determina e avendo i mezzi e le condizioni mentali e materiali per partecipare alla costruzione del futuro di tutti.
Cosa fa oggi per questo la sinistra ufficiale?
Ognuno deve sapere bene che ogni atto che fa ha un peso economico e politico e che, essendo egli parte fondamentale dell’umanità, ha il potere della maggioranza numerica, che deve diventare qualitativa se vuole diventare fattiva.
A tal fine è fondamentale l’informazione, perché l’uomo che sa di più pensa e sceglie meglio, non è più maggioranza silenziosa ma maggioranza qualificata che incide sulla storia.
Tradurre questa potenzialità inespressa in azione consapevole e modificazione della storia è il primo compito di un’etica ideologica, come work in progress, primariamente in noi e poi in tutti, svelando gli schemi del potere antiumano e agendo per modificarlo con ogni azione di vita, anche minima.
Ciò richiede un cambiamento totale del pensiero e dello stile di vita, una rivoluzione che rovescia ogni modo tradizionale coatto di gestirla, in quanto rende l’uomo conscio delle conseguenze che ogni suo atto ha sull’intero.
Lo scopo del pensiero nuovo è etico, “quindi” politico, e necessariamente economico.
L’uomo di oggi è un soggetto economico passivo, in ciò sta la sua impoliticità e la sua debolezza, deve diventare un soggetto economico attivo perché solo questo gli farà assumere peso politico. Deve cambiare le sue scelte.
L’uomo è un soggetto economico in quanto produce, consuma, acquista, sceglie, vive secondo un certo stile di vita, ma è un soggetto economico passivo se resta succube al business senza incidere sui comportamenti di chi lo sfrutta.
Far passare l’uomo da attivo a passivo è il nuovo compito della politica e avrà valore chi saprà farlo. Il che è esattamente l’opposto di quel che accade oggi, dal momento che assistiamo a continui tentativi di accentramento del potere da una parte e di censura dell’informazione dall’altra (vd decreto di Prodi sul copyright nel web, o processo a Deaglio, o web messo sotto controllo USA, o il ministro Fioroni che plaude alla censura cinese della rete con la scusa della pornografia, o controllo politico sui media).
Oggi i partiti non parlano più al sentire della gente che li ha oltrepassati storicamente.
Si deve operare una evoluzione dalla vita inconscia a quella consapevole in ognuno se si vuole salvare il futuro, si deve rovesciare l’attuale gestione dei fondi pubblici e delle scelte elettorali, e l’attuale gestione dell’informazione, dei beni pubblici, dei dirittti condivisi...
Deve esserci una rivoluzione totale nel modo di fare economia, cultura e politica, una rivoluzione che non nasce dalle rivolte di piazza ma da una crescita ideale.
Come può farlo una classe politica che non sente queste priorità?
Questo cambiamento non può che avvenire in nome della lotta all’attuale tipo di globalizzazione economica, una globalizzazione che mostra il suo fallimento nel progressivo immiserimento della popolazione mondiale, nella crisi ecologica del pianeta, nella disfatta delle guerre per le riserve energetiche.
Il neoliberismo è la negazione di ogni etica e ci riporta a epoche buie. L’avidità di possesso mira non alla sublimazione dell’io e alla crescita del mondo, ma all’involuzione dell’uomo e alla morte di tutto quello che c’è, all’annichilimento di futuro.
Ci può essere evoluzione solo se si va dall’uno ai molti, dal bene di uno a quello di tutti, dalla conservazione dei nostri diritti proprietari alla sopravvivenza del futuro del mondo.
Solo chi sa anteporre il bene comune al suo interesse personale può definirsi etico.
“Agisci bene verso gli altri e verso il mondo perché hai la responsabilità degli altri e del mondo”. Questo è il principio del nuovo pensiero: il senso di comunione e partecipazione collettivo, l’empatia e il lavoro comune.
Questa sinistra al potere ci parla di questo?
Il pensiero che vince è di colui che si sa fare portavoce delle idealità inespresse di un popolo, riassumendo in sé un cambiamento storico in atto.
Lo sanno fare gli attuali vertici della sinistra?
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Viviana Vivarelli da
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