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Europee: i comunisti con i comunisti
di Marco Sferini
Un elemento che mi sembra poter essere definito aprioristico, quindi già determinato nella complicata realtà dei fatti, è che le elezioni europee rappresentano qualcosa di più di un semplice passaggio per il rinnovo del parlamento di Strasburgo. Vista la sconfitta della sinistra e dei comunisti dell’Aprile scorso, la prossima tornata elettorale assume i contorni di un test, di un sondaggio sul recupero dell’aderenza tra partiti e società, tra richieste e proposte, tra progetti e bisogni. Come in ogni via che deve essere ancora intrapresa, il dibattito che ha preso vita riguarda e contempla diverse soluzione sul piano della struttura organizzativa dei comunisti, su quello programmatico e, quindi, sui punti di riferimento che le forze politiche italiane dovranno avere nel seno della massima assemblea dell’Unione europea.
Se si fa una scelta che risponde all’adesione convinta al Gruppo della Sinistra unita - verde nordica (il GUE), si decide anzitutto di porre delle discriminanti nel progetto di Europa che si propone ai cittadini. Se invece si dichiara di costruire una lista, come "Sinistra e libertà", dove nel simbolo convivono ben tre gruppi differenti del Parlamento europeo, allora è difficile poter negare che si tratti di un cartello elettorale, di un rassemblemant che punti al salto in alto oltre l’asticella del 4% imposta truffaldinamente dalla nuova legge stilata dal nostro Parlamento nazionale, con la compiacenza anche dell’opposizione piddina.
Nel discorso pronunciato da Nichi Vendola alla presentazione della lista, si è detto che essa rappresenterebbe quel germoglio verde che rompe le pietre del cemento e che germoglia nonostante tutto e tutti. Si è detto che rappresenterebbe la "nuova sinistra", capace di liberarsi dagli schemi del ’900 e di operare una critica a tutto tondo sia del passato che del futuro, mediante una analisi spietata del presente.
Ma per fare questa analisi così radicale, Vendola unisce in un unico cartello elettorale i socialisti di Craxi, De Michelis e Intini, i socialisti europei di Fava, Mussi e Occhetto, la sua formazione Mps e i Verdi di Grazia Francescato.
Un dato risulta evidente e incontrovertibile: in questa lista non c’è alcun riferimento personalistico o programmatico ad una prospettiva comunista, anticapitalista della società, ma si ritorna a reclamare magari un riformismo su base continentale che segua gli indirizzi dei vari componenti: infatti, qualora Sinistra e Libertà superasse il 4% dei voti ed elegesse dei deputati a Strasburgo, questi si dividerebbero in gruppi parlamentari diversi: il GUE per Vendola, il gruppo dei "Grune" per i Verdi e quello del PSE per i restanti aderenti che più o meno si definiscono ora socialisti e ora socialisti-europei, con una addizionale aggettivistica che ha il sapore di una specificazione messa lì per il solo piacere di marcare una distinzione di lana caprina rispetto a tutto il variegato frastagliatissimo microcosmo della "nuova sinistra".
Presentare, dunque, come una novità un parterre di personaggi come quelli prima citati è non solo farsesco, ma deludente per chi ha lasciato Rifondazione Comunista sostenendo che era fossilizzata su un passato stalinista, su una voglia di neoidentitarismo che tarpava le ali pronte a muoversi per spiccare il volo sugli orizzonti del cambiamento e del modernismo progressista, anche se di chiara matrice riformista.
Dunque, ora sappiamo che Sinistra e Libertà è una lista, un aggregato di parti separate che stringono un "mutuo patto" elettorale e che, se poi tutto ciò rappresentasse il prologo di una storia più lunga, avremmo davanti a noi una riedizione di una forza pseudo-socialista: niente di nuovo sotto il sole.
E sappiamo anche che, chi ancora pensa al comunismo come a quel "movimento reale che abolisce lo stato di cose presente", difficilmente potrà riconoscersi nel cartello vendoliano con icone come quelle occhettiane o quelle della Milano da bere o del pentapartito di ormai storica memoria.
Se la sinistra novella è questa, tanto valeva tentare quella via federata che avevamo proposto mesi e mesi fa, consentendo la permanenza dei valori, delle idee e delle identità con la loro storia dignitosa, senza inventarsi cambiamenti inesistenti, evoluzioni e piroette politiche costrette a rimanere nell’angusto spazio limitrofo al PD, stando bene attenti a mantenere anche col partito centrista di Franceschini un canale di comunicazione privilegiato in vista pure delle elezioni amministrative.
Laddove Sinistra e Libertà tenta qualche approccio con Rifondazione Comunista e PdCI, arriva prontamente da Roma il redarguimento a seguire il PD e non i comunisti.
Ma accade anche che sia il PdCI, ad esempio, a recitare la parte inversa e a inventarsi alleanze locali col PD per mettere in pratica una "astuta" strategia di influenza nei confronti del resto della coalizione che si vorrebbe poter definire "nuovo centrosinistra", ma che è in realtà un monocolore PD con attorno due o tre satelliti dalle influenze orbitali del tutto trascurabili.
Nei prossimi giorni nascerà anche la lista unitaria tra Rifondazione Comunista, PdCI e, probabilmente, Sinistra Critica, con l’apporto anche del movimento Socialismo 2000 di Cesare Salvi. Si parte dall’adesione di tutti al GUE per esprimere nuovamente una critica forte all’europolarizzazione monetaristica dell’Unione, contro i parametri di Maastricht e il trattato di Lisbona, per chiedere ancora una volta che i cittadini e le cittadine italiane votino una lista fatta di comunisti e anticapitalisti, che ha l’appoggio della Sinistra Europea e che sostiene l’alternativa alle politiche della Commissione europea in materia di distribuzione delle risorse, di rapporti esteri e interni alla sempre più vasta Unione.
In fondo, la scelta è semplice: i comunisti votino comunista. E chi comunista non è o non si ritiene tale, può dare fiducia ad un patto politico che ha un progetto non declinabile altrimenti se non come cuneo infilato nei meccanismi che muovono il polo capitalistico continentale e che oggi attrae l’attenzione degli altri grandi centri di accumulazione delle ricchezze del pianeta. Dall’America all’Asia.
E’ una sfida forse più grande rispetto alle nostre forze, ma non combatterla - come diceva un rivoluzionario nostro compagno e amico - significa averla per davvero già persa.
Messaggi
1. Europee: i comunisti con i comunisti, 27 marzo 2009, 16:35
De michelis non appoggerà questa lista, è uscito su tutte le agenzie due settimana fa. E fa bene....