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Ex Ceit, la Sielte beffa tutti

Publie le mercoledì 17 gennaio 2007 par Open-Publishing
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Riceviamo e volentieri giriamo un articolo tratto da "Il Quotidiano della Basilicata".
Come breve commento a margine aggiungiamo soltanto che questa è l’ennesima truffa protatta ai danni dei lavoratori lucani, mentre sindacati confederali e centrosinistra radical-riformista-cattolico fanno la parte della bella addormentata nel bosco

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I 29 dipendenti in mobilità rimangono a casa perché i lavori vengono subappaltati

Oltre al danno, la beffa per i 29 lavoratori della Ceit. Dopo il ricorso alla procedura di mobilità da parte dell’azienda appaltatrice dei servizi Telecom in Basilicata, e il rifiuto della Sielte, società subentrata alla Ceit a partire da gennaio di quest’anno, le 29 unità sono state messe di fronte all’ennesimo colpo basso: la nuova azienda si sarebbe servita, nell’erogazione dei servizi a livello regionale, di manodopera subappaltata, proprio mentre rifiutava l’invito da parte del ministero del Lavoro a reintegrare i dipendenti usciti dalla Ceit.
Il tutto è emerso nel corso dell’incontro che si è tenuto ieri mattina in Regione.
Un tavolo tecnico convocato dalle istituzioni regionali per segnare un passo avanti nella vertenza, e verificare le possibilità di impiego delle ventinove unità fuoriuscite dalla Ceit. E, invece, la riunione è terminata con una brusca interruzione.
L’assessore alle Attività produttive, Donato Salvatore, non ha ritenuto opportuno continuare l’incontro, dopo essere venuto a conoscenza del ricorso della Sielte sul territorio regionale ad altre società subappaltanti. Dura la reazione dell’assessore che ha inviato una lettera alla Telecom e alla dirigenza della Sielte, al ministero del Lavoro e ai prefetti di Potenza e Matera, per denunciare l’atteggiamento ambiguo tenuto dall’azienda. Grave anche la presa di posizione delle sigle sindacali di categoria (Fiom Cgil, Fim Cisl e Uilm Uil) che hanno annunciato iniziative di lotta a partire dalla mattinata di oggi: i lavoratori della Ceit saranno riuniti in presidio davanti ai cancelli della sede potentina della Telecom di via Nazario Sauro. Chiedono all’azienda appaltatrice di assicurare il passaggio dei dipendenti, affinché questi possano conservare il loro posto di lavoro. Ma le tre sigle sindacali hanno anche annunciato il coinvolgimento degli organi ispettivi del ministero del Lavoro al fine di adottare misure adeguate contro quello che è stato ritenuto un atteggiamento "intollerabile". Una condanna netta alla tenuta della Sielte è giunta anche dalle due parlamentari lucane di Rifondazione comunista, Anna Maria Palermo e Angela Lombardi. «La grave decisione di mettere in mobilità i 29 lavoratori da parte della Ceit ­ hanno dichiarato - e la mancata riassunzione degli stessi da parte della Sielte - nonostante l’intervento del ministero del Lavoro, che chiedeva di sospendere la procedura di mobilità e l’ordine del giorno del Consiglio regionale di Basilicata, che sollecitava le parti a definire tempi e modalità per il riassorbimento del personale - ci impone una decisa presa di posizione a favore dei lavoratori che stanno lottando per la difesa del loro posto di lavoro».
«Tale scelta ­ continuano - non è in alcun modo giustificabile considerando che i volumi produttivi assegnati sono rimasti invariati».
Questo per la senatrice e il deputato sarebbe «l’ennesimo episodio di mala impresa che registriamo, governata da logiche imprenditoriali esclusivamente rivolte al facile e immediato profitto, attraverso l’uso indiscriminato del lavoro precario o, peggio ancora, del lavoro nero, attraverso l’uso del subappalto». E dalla Palermo e dalla Lombardi è arrivato un preciso impegno: «Chiediamo al ministero del Lavoro di intervenire prontamente, affinché, nell’ambito degli appalti Telecom, siano garantiti i livelli occupazionali e contrattuali senza ricorrere a forme di lavoro precario o addirittura al nero. Chiediamo che queste situazioni siano colpite in modo decisivo, perché le ristrutturazioni aziendali non cadano a danno dei lavoratori e dei diritti».

Mariateresa Labanca, "Il Quotidiano della Basilicata"

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