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ZOLDO ALTO I commenti degli abitanti a tre giorni dall’incidente dell’F16 partito da Aviano e precipitato nel bosco
Vita quasi blindata a Soramaè
Camionette dei carabinieri e militari americani ovunque. Per entrare in paese chiedono i documenti
Soramaè, tre giorni dopo il terribile schianto del caccia americano a poche decine di metri dall’abitato, cerca di recuperare una parvenza di normalità, riflettendo sul quel che è successo e su ciò che poteva accadere. Ma il piccolo villaggio alle porte di Fusine vive in realtà una vita quasi blindata. Chiunque si inoltri lungo la ripida stradina che conduce al piccolo borgo s’imbatte in camionette dei carabinieri, e nessuno può entrare in paese senza sottoporsi al controllo dei documenti, nemmeno gli stessi residenti. «E meno male che, pur nella sua innegabile gravità, l’incidente non ha provocato vittime, altrimenti chissà che controlli ci sarebbero toccati in sorte!...» commenta Mario Martini, uno dei residenti che ha visto l’aereo avvitarsi e precipitare. E adesso? «Si sa che gli americani nascondono tutto! Si è mai saputo niente dei vari incidenti provocati da militari Usa? No... Eppure, qui non siamo mica in Iraq, siamo in un Paese in pace: saremo anche pochi, ma siam pur sempre persone, ma di noi non sarebbe rimasto niente, se fosse caduto poco più in qua. Perché ci sorvolano regolarmente?». Le autorità rassicurano che non c’è pericolo, obiettiamo: «Così han detto, ma il carburante è uscito dal velivolo e non ditemi che non ha inquinato». Carla Zanolli sembra quasi rassegnata, forse vuol dirsi che, in fondo, «non è successo niente». Ma poi quel che dice non è affatto rassicurante: «C’è un tanfo che ti entra dentro! Ieri non si sentiva, ma oggi dà veramente fastidio. Questi aerei spesso volano veramente bassi e una sera me lo sono visto quasi dentro casa: no, adesso non possiamo più stare tranquilli, come si fa? Per fortuna quelle piante ci hanno come difeso, tenendo più alto l’aereo». Un’altra persona che abita a Fusine e vuol conservare l’anonimato annota la presenza a valle di un’aria irrespirabile, che le provoca irritazione in gola, ieri più di prima: «L’avrà spinta in basso il vento». Leandro De Luca racconta di essere stato il primo ad avvicinarsi al rottame fumante, martedì sera: «Han detto che non ci sono rischi? Ma... Io penso che qualcosa ci sia, altrimenti perché mai si sono preoccupati di raccogliere gli indumenti di chi si è avvicinato? Han detto di non temere, ma loro tendono sempre a minimizzare. Io dico che l’abbiamo scampata bella! E l’odore mi pare che sia ogni giorno più intenso». Morris Martini è di parere diverso: «Non so se ci sia pericolo, è vero che abbiamo appena consegnato i vestiti, ma io mi fido di quel che fanno e spero che tutto vada per il verso giusto». Gino e Anna Soramaè: «Mi preoccupavo per l’orto, ma l’Arpav mi ha assicurato che non c’è da temere, però c’è poco da fare, l’abbiamo scampata bella. Siam fortunati che non è successo niente, ma di questa pubblicità per Zoldo noi facevamo volentieri a meno».
Angelo Santin
Gazzettino