Home > FALLUJA: UNA CITTÀ FANTASMA
Gli operatori di ICS in Iraq
Mentre nelle ultime ore il tam tam mediatico continua a concentrare l’attenzione sull’intensificarsi degli attacchi militari della Coalizione, in particolare americani, sulla città del triangolo sunnita ICS - Consorzio Italiano di Solidarietà prosegue nonostante le enormi difficoltà il suo lavoro di monitoraggio della situazione dei civili nell’area e di distribuzione di aiuti umanitari agli sfollati. Unica ONG presente a Falluja, ICS sta raccogliendo da aprile preziose informazioni sullo stato degli sfollati nella città e continua il suo programma di distribuzione di generi di prima necessità per i civili, per le donne, gli anziani e i bambini coinvolti nella guerra.
E’ di pochi minuti fa l’ultima comunicazione da Falluja di un operatore iracheno di ICS che confermava i preoccupanti e drammatici segnali di un climax militare mentre aumenta esponenzialmente la paura dei civili di un imminente "attacco finale" alla città. Mezzi pesanti sono infatti stati avvistati correre veloci lungo le strade polverose e desertiche in direzione del centro città e questo può significare solo due cose: l’ultimo, probabilmente definitivo accerchiamento in vista del colpo finale oppure un vero e proprio ingresso forzoso per l’espugnazione di Falluja.
Se però i riflettori continuano a essere puntati sulle operazioni belliche, è precisa responsabilità delle organizzazioni umanitarie richiamare a gran voce l’attenzione sul disastro umanitario che si sta consumando nel silenzio generale.
Alcuni dati possono essere più espliciti di mille parole: Falluja contava circa 65.000 famiglie prima dell’inizio dell’assedio dello scorso aprile. Ogni famiglia è composta in media da circa 7 persone. Oggi, nella città sono 1.000 le famiglie rimaste.
Circa 28.000 nuclei familiari hanno trovato riparo nelle aree limitrofe (in un raggio di 20 Km) mentre molte altre si sono trasferite nel governatorato di Al Anbar e altre ancora hanno mosso verso le periferie di Baghdad.
Eclatante e drammatico il caso di un villaggio a 20 Km da Falluja, direzione Baghdad, Amiriya: se durante il monitoraggio degli operatori di ICS il 26 ottobre risultavano sfollate circa 150 famiglie di Falluja, solo una settimana dopo, il 2 novembre, le famiglie registrate come sfollate sono salite a 17.000.
Gravissime le conseguenze sul piano umanitario: scarseggia sempre più l’approvvigionamento di acqua potabile, farraginose e controverse le procedure messe in campo dal governo provvisorio iracheno per quanto riguarda la distribuzione di generi alimentari. E l’inverno è ormai prossimo mentre mancano generi di conforto per fronteggiare il freddo.
ICS ha proceduto la scorsa settimana ad una prima distribuzione di cibo, materassi, coperte e kit igienici per 1.650 famiglie tutte ancora residenti nel centro della città.
La prossima settimana, invece, è prevista una nuova massiccia distribuzione destinata a più di 3.000 famiglie ormai sfollate nell’area attorno a Falluja e che prevederà in particolare coperte, materassi ed indumenti.
La maggior parte delle famiglie di sfollati, con migliaia di bambini e anziani, ha trovato riparo nelle scuole, in edifici pubblici e nelle moschee mentre circa il 30% del totale degli sfollati è riuscito a trasferirsi presso famiglie di conoscenti o parenti.
Migliaia di fantasmi civili innocenti stanno pagando un prezzo altissimo senza che vi sia una vera presa di coscienza di ciò che sta avvenendo sul campo. La faccia nascosta del conflitto.
Questa la cronaca dal campo mentre ieri (4/11/2004 ndr) si è svolta ad Amman una riunione del gruppo di lavoro di UNAMI (United Nations Assistance Mission in Iraq) nella quale si è discusso della proposta dell’Ambasciata americana in contatto con le forze militari e con il governo provvisorio iracheno in merito alla possibilità di organizzare una conferenza tematica sulla questione degli sfollati iracheni. La proposta di un Giano bifronte oramai schizofrenico: da un lato il governo americano sprona e incita le proprie forze militari affinché portino a casa una schiacciante vittoria sul campo ad ogni costo, creando i presupposti e le condizioni per un esponenziale aumento del numero di sfollati iracheni; dall’altro ripaga la cattiva coscienza con palcoscenici sui quali far recitare la commedia delle proposte di aiuto.
Per informazioni e interviste: Catherine Dickehage ICS - Roma 348 5814954




