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FERRANDO: FALLITA LA SINISTRA DI GOVERNO, RIPARTIRE DAL BASSO

Publie le giovedì 22 febbraio 2007 par Open-Publishing
9 commenti

FERRANDO: FALLITA LA SINISTRA DI GOVERNO, RIPARTIRE DAL BASSO
(22 febbraio 2007)

Dalla crisi del governo Prodi scaturisce la necessità di una svolta a sinistra. È quanto propone, in sintesi, Marco Ferrando, del Movimento per il partito dei comunisti lavoratori. ’’Il governo Prodi è caduto per il semplice fatto di non avere mai avuto una maggioranza certa al Senato: un fatto che tutti i partiti dell’Unione avevano rimosso con superbia e leggerezza, perché accecati dalla propria ansia di governo, che ora ha riportato tutti alla realtà.

’’I gruppi dirigenti della sinistra governativa (Prc, Pdci, e sinistra Ds) si trovano di fronte al proprio fallimento: dopo essersi svenati per nove mesi nel votare missioni militari e finanziarie antioperaie al solo fine di conservare ministeri e cariche istituzionali, si ritrovano sotto le macerie di un governo esangue, in crollo di popolarità, proprio mentre c’è una ripresa minacciosa di Berlusconi: un disastro totale’’.

’’Occorre una sinistra nuova, che riparta dalle domande del suo popolo. Non c’è oggi in Parlamento nessuna maggioranza possibile a favore dei lavoratori e dei movimenti. Occorre ripartire dal basso, attorno ad un programma di vasta mobilitazione per un’alternativa vera: un programma che respinga missioni, basi e spese militari, a vantaggio di sanità e scuola; che ripristini la previdenza pubblica a ripartizione e restituisca il tfr ai lavoratori; che rivendichi la soppressione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro e l’abolizione dei privilegi clericali; che colpisca gli enormi profitti delle banche e delle grandi imprese a vantaggio della maggioranza della società’’.

www.pclavoratori.it

http://www.edoneo.org/sprodi.html

Messaggi

  • COSE GIUSTE.
    MA UNA PAROLA PER TURIGLIATTO LA POTEVI SPENDERE.GUARDA CHE DIIRE "TURIGLIATTO" NON è REATO. E TANTO MENO ALLONTANI LA GENTE DAL TUO VERO E GIUSTO PARTITO.

    AVETE SCHIFATO IL MOVIMETO FINO AD ADESSO. E ORA DICI DI RIPARTIRE DAL BASSO. DEVI AGGIUNGERE "DAL BASSO, MA SOLO CON ME! IN UN MOVIMENTO COMUNISTA COERENTE!".

    MA VA! VA!

  • riporto dall’articolo... [Occorre ripartire dal basso, attorno ad un programma di vasta mobilitazione per un’alternativa vera: un programma che respinga missioni, basi e spese militari, a vantaggio di sanità e scuola; che ripristini la previdenza pubblica a ripartizione e restituisca il tfr ai lavoratori; che rivendichi la soppressione di tutte le leggi di precarizzazione del lavoro e l’abolizione dei privilegi clericali; che colpisca gli enormi profitti delle banche e delle grandi imprese a vantaggio della maggioranza della società]

    riporto dal titolo... [FALLITA LA SINISTRA DI GOVERNO, RIPARTIRE DAL BASSO]

    Per cui, se non sono parole cosi’, tanto per dire, direi di trovarmi d’accordo.

    Quindi ’ripartire dal basso’ vuol necessariamente dire: con gente nuova!

    Ma dove trovarla? Io una idea l’avrei...

    Pur non conoscendo nessuno fra gli arrestati dei giorni scorsi, sono sicuro (non li conosco ma non sono nato ieri) che quei valori li porterebbero avanti senza ombra di dubbio! Altrimenti diciamo chiaramente che scherziamo e che e’ sufficiente rimettere in piedi una nuova putrida coalizione che sappia inizialmente anestetizzare gli animi per poi poter proseguire nell’unica via percorsa fino ad ora sia dai destri che dai sinistri, contro gli interessi e la dignita’ del popolo italiano ma a vantaggio dei grandi monopoli ed essenzialmente dei dominanti Usa.

    ... e’ estremista quanto sto dicendo? Puo’ darsi, ma come dice il proverbio: a mali estremi, estremi rimedi! E se non siamo ai mali estremi, cosa ci vuole ancora? Quanti altri governi antipopolari ci vogliono per alzare la schiena?

    Mi ricordo quella canzone che diceva... e l’Italia giocava alle carte, e parlava di calcio nei bar...

    Quando ci si potra’ ridere sopra?

    • Il messaggio del tizio prima di Buster è chiaramente "provocatorio", decisamente troppo ... anche se credo lo sia in buona fede, nel senso buono del termine.

      L’idea di affidare le sorti della sinistra a una scarsa ventina di tardo-stalinisti chiacchieroni e fanfaroni, ancorchè comunque operai di fabbrica e delegati sindacali ( cosa che si tende ad esorcizzare), non è decisamente nelle mie corde.

      Ma una insopprimibile voglia di 1977, di Parigi, di banlieues quella no .... nessuno riuscirà a levarmela dalla testa.

      Ho letto i 12 "punti irrinunciabili" posti da Prodi.

      Che faranno per fare la Tav, manderanno le truppe corazzate in Val di Susa come i nazisti nel 1944 o come Berlusconi a Genova nel 2001 ? E magari col consenso della "sinistra radicale" ?

      E così a Vicenza per fare la nuova base, ad Acerra o Aprilia per l’inceneritore o il gassificatore ?

      Vogliamo poi parlare di lotta alla precarietà ( assente dai 12 punti) o di pensioni ( invece pesantemente presenti ) ?

      Sarà dura, come dicono a Venaus, molto dura .....

      Rafaniello

    • I dodici punti di Prodi. Lettera dalla Val di Susa

      23 febbraio 2007

      Una lettera da Claudio Giorno, tra i fondatori del movimento No Tav della Val di Susa, a proposito dei dodici punti «non negoziabili» proposti da Prodi ai partiti dell’Unione: uno di questi punti prevede a costruzione della linea Torino-Lione.

      Ho molta poca voglia di dormire, stanotte.

      Forse chi ha inventato (o importato in politica) l’espressione "al peggio non c’è mai fine" aveva avuto un incubo: s’era sognato - non so quanti anni fa - il possibile esito della crisi di governo del lontano febbraio 2007!

      Dunque Giordano, Diliberto & Pecoraro ci hanno venduto...

      Diranno (lo stanno già dicendo) che l’han fatto per non riconsegnare il paese alla destra! (Forse perché - novelle Veroniche - si sono convinti che il problema di questo paese sia Berlusconi e non la sua politica).

      Come dire che tagliare le pensioni è buono se lo fa Damiano e cattivo se lo fa Maroni!
      Che gli "effetti collaterali" della prossima guerra in Afghanistan saranno meglio sopportati se sarà il buon Parisi - del tutto involontariamente - a causarli.

      Che il mesotelioma alla pleura cesserà d’essere incurabile se la Valutazione d’impatto ambientale la svolge Di Pietro e l’appalto lo prende la Cmc...

      Che il raddoppio della base militare di Vicenza è accettabile, basta che sia derubricato a pratica urbanistica dal Dottorbalanzone!

      Che una portaerei possa essere uno strumento di pace purché al timone - tra una regata e l’altra - ci sia un d’Alema coi baffi...

      Che il massiccio trasferimento di denaro dalle nostre tasche a quelle di banchieri, palazzinari, bancarottieri, guerrafondai sia inaccettabile da Tremonti, ma virtuoso se operato da Padoaschioppa.

      Il segretario del Prc, nella puntata speciale di Ballarò di ieri, organizzata per bruciare sul rogo i senatori "disubbidienti", è arrivato all’apologìa del discorso di D’Alema! Una senatrice del Pdci, con il conduttore Floris nel ruolo del Grande Inquisitore, ha tentato (mal... destramente) di purgare il collega Rossi!

      Senza neanche accennare a un qualche confronto con i propri quadri, i tre partiti della sinistra radicale si sono affrettati a sottoscrivere i 12 punti non negoziabili che il vecchio tenutario dell’Iri ha rapidamente compilato (quasi li avesse già pronti! Quasi che l’imboscata attribuita a due persone colpevoli solo di coerenza fosse stata ordita apposta per mettere nell’angolo chiunque ardisse disturbare i manovratori)...

      Io sono tra quelli che ha votato per quei partiti; ho tanti cari amici che vi militano. Alcuni di loro li ho sentiti oggi sofferenti non tanto per la prematura caduta del governo, ma per i compromessi sempre meno sopportabili che in questi nove mesi scarsi era stato necessario fare per... non riconsegnare il paese alle destre...

      (sottoscrivere una politica di destra per impedire alla destra di governare! Entusiasmante!)...
      Domani qualcuno di loro si vergognerà come un ladro, qualcun altro farà buon viso a pessima sorte, qualcun altro ancora proverà a spiegarci che "non negoziabile" non vuol dire che non si discute: la dialettica politica, l’interpretazione delle norme, la procedura amministrativa offrono molti spazi di manovra: ci sono i margini per un compromesso che consenta "soluzioni condivise": Qualche metro quadro in meno per i Bush boys al Dal Molin, una bella teleconferenza di pace in "differita" con il bombardamento per la riconquista di Kabul, un percorso sotto la Dora Riparia per l’alta velocità Torino-Lyon...

      Ma se dovessero re-inciampare non più su questi temi... superati, se imbarcare Follini facesse girare i coglioni a Mastella, se riconquistare Di Greogorio dovesse far annaccquare ulteriormente i Dico (provocando una crisi isterica alla Bonino), se qualche senatoreavita dovesse morire... Se si dovesse - prima o poi - comunque tornare a votare, a chi li chiederanno i voti Giordano, Diliberto & Pecoraro? Ma almeno per un attimo, tra un’espulsione dei disobbedienti e l’incasso di qualche autosospensione, a qualcuno di loro è venuto in mente di sentire l’opinione di chi li ha votati? O hanno consultato solo chi ci hanno fatto eleggere? (Chiedendo la loro opinione sulla opportunità di sciogliere le Camere primad i aver maturato la loro pensione... prebaby?).

      Domani (anzi, oggi più tardi, vista l’ora) andrò al Presidio di Borgone ad ammainare le bandiere di partito; e se qualcuno - legittimamente - le dovesse rimettere al vento credo che faremo una di quelle belle discussioni che ci hanno permesso in questi ultimi due incredibili anni di definirli un luogo di democrazia partecipata (quella che pare non piaccia molto al Presidente della Repubblica...). Ma ho la netta sensazione che non accadrà. E credo che la prossima volta che saremo messi in condizione di dover difendere la nostra terra e il nostro futuro saremo forse un po’ più soli, ma almeno non saremo male accompagnati.

      Sarà presto di nuovo dura...

      Claudio Giorno

      www.carta.org

  • La sinistra non è mai stata realmente " al governo " !! O meglio gli hanno fatto credere di esserci per contrabbandare scelte di governo ultra-liberiste, filo- americane ed antioperaie come politiche sinistra, da attuarsi con l’avvallo della sinistra !! Il gioco non poteva durare e non è durato !! Prodi era perfettamente cosciente quando ha imbarcato la sinistra radicale nel governo della necessità di scaricarla alla prima occasione e puntare, con la formazione del P.D., ad un ’alleanza neocentrista, rinforzata dagli ex-dc della C.d.L. e con il tacito consenso del Berluska, a cui verrebbe comunque consentito di continuare a fare i suoi più o meno sporchi affari!! I dodici punti di Prodi sono molto chiari sulle opzioni politiche gradite alla Confindustria, alla CEI ed alla Rice, molto evasivi o generici ( o addirittura omissivi !!) circa le riforme auspicate dalla sinistra !!! Non si capisce comunque il motivo per cui gli elettori di centro-destra, se si arrivasse a nuove elezioni, dovrebbero , per attuare un programma sostanzialmente analogo a quello dalla C.d.L., preferire Prodi piuttosto che Berluskoni !!!
    MaxVinella

    • Sono davvero molte le considerazioni che potrebbero essere condotte circa la crisi del governo – o forse meglio, sul governo della crisi – , e senza dubbio nei prossimi giorni vi torneremo ampiamente. Per l’adesso vogliamo portare l’attenzione su alcune questioni sulle quali pensiamo si debba riflettere, come movimenti e come soggettività.

      Innanzitutto la crisi dentro la quale oggi si dibatte il governo italiano è parte – avanzata, se vogliamo – di un campo più complessivo ed evidentemente globale, ci riferiamo qui alla crisi della sovranità in quanto forma del governo dell’Uno sui molti. E le grigie parole di Napolitano, intorno all’assolutezza della rappresentanza moderna contro quella della moltitudine in movimento, ne sono il sigillo: potere contro potenza, rappresentanza contro autonomia, governo contro movimento. Ma è un potere senescente quello che pronuncia quelle parole, un potere “moderno”, nostalgico della sua trascendenza, che non si arrende all’idea di dover lasciare il campo al “postmoderno”, all’immanenza del politico, ma che proprio per questa sua riluttanza ad andarsene può diventare estremamente pericoloso.
      Abbiamo detto: alla crisi globale della sovranità corrisponde un altrettanto globale distendersi del comando sotto la forma della governance; ebbene, ciò che in Italia oggi si rivela in tutta la sua ampiezza è che non solo la governance nasce come risposta dei poteri capitalistici alla crisi dello Stato moderno ma essa si dà direttamente come crisi la quale, certo, può essere modulata differentemente (la governance che esprimono i governi di centrosinistra in America Latina e in Spagna, ma anche per molti versi quelli di centro destra in Francia e Germania, tendono a intercettare le espressioni che sorgono dentro il sociale in termini più di mediazione che non di scontro diretto) ma comunque essa si esprime dentro i termini, anche feroci a volte, della crisi verticale delle forme del governo. Per questo la governance si identifica tendenzialmente con lo stato d’eccezione che diviene però la norma e se, come diceva il giurista nazista, “Sovrano è chi decide sullo stato di eccezione” allora avremo più chiaro anche cosa significhi il 12° punto delle “tavole della legge” di Prodi, lì dove dice che nei casi di contrasto, ovvero di eccezione, decide lui e basta. Quali sono i casi d’eccezione? I 12 punti lo dicono esplicitamente e coerentemente: la guerra e le lotte autonome.
      Questo ci porta ad affermare che la crisi della sovranità e la governance-crisi sono precedute e determinate dalle lotte: quello che è davvero critico per il comando è l’eccedenza moltitudinaria che si manifesta nelle lotte e nella resistenza che si danno in termini di molteplicità, è la loro irriducibilità a qualsivoglia forma del governo dell’Uno a mettere in scacco tutti i tentativi di addomesticamento. Si badi bene, è davvero troppo semplice pensare che “la manifestazione di Vicenza ha fatto cadere il governo”, non c’è mai linearità nella lotta di classe, ma è del tutto ragionevole invece affermare che la crisi della governabilità è data dall’eccedenza moltitudinaria che si rifiuta di farsi rappresentare per poi essere mediata all’interno di una compatibilità che non solo non gli appartiene ma nega ciò che essa esprime e cioè bene comune e autonomia, decisione condivisa e potenza costituente. L’anello debole della governance è esattamente nel suo essere in definitiva costretta nello stato d’eccezione, laddove esso segnala la presenza di resistenze eccezionali cioè. Spezzare l’anello debole è allora la chiave, ogni volta differente, della potenza delle moltitudini.

      La crisi è oggi, per chi ha occhi per vedere, l’espressione della reciproca estraneità tra governo e movimenti, tra comando e moltitudine, tra potere ed esodo costituente. Ecco perché la discussione astratta sullo sbocco governativo della crisi è del tutto ininfluente per il destino dei movimenti, mentre non è vero il contrario. Ingovernabili sono i processi dell’autonomia, ingovernabili sono i beni comuni, ingovernabili sono le moltitudini. Questo è il tempo che viviamo.

      www.globalproject.info

    • ma paralre come si mangia no eh? dovete forse dimostrare al prof... che avete studiato? con questolinguaggio vi rivolgete proprio alle moltidusini... Ridicoli.