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FIRENZE – UCCISI PER MANO RAZZISTA DUE SENEGALESI, TRE GRAVEMENTE FERITI

par Progetto Melting Pot Europa

Publie le martedì 13 dicembre 2011 par Progetto Melting Pot Europa - Open-Publishing
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13 / 12 / 2011

Succede a Firenze in due differenti mercatini rionali della città, in una giornata tersa e normale come sempre nel gelido inverno della città toscana.

Le persone uccise a freddo con diversi colpi d’arma da fuoco sono due venditori ambulanti senegalesi, uccisi mentre lavoravano – dopo anni di sacrifici e quanti sacrifici per mantenere la regolarità del soggiorno lo sappiamo bene – esclusivamente perché migranti e di colore.

Non ci sembra possibile nessuna altra analisi o motivazione dietro il lucido gesto di chi armato da violenza razzista ha ucciso senza pietà.

Può chiamarsi follia questa come ci stanno propinando i media mainstream o forse è meglio dire che si tratta di un lucido gesto pensato e calcolato?!

E poi come si chiamano i due uomini uccisi senza pietà?! Non hanno diritto ad avere un’identità, un nome?!.

Anche se non ci sono conferme ufficiali sulla matrice del gesto a noi è tutto già chiaro.

L’assassino Gianluca Casseri è noto per essere vicino agli ambienti dell’estrema destra (dalle prime informazioni Casseri era iscritto a Casa Pound e frequentatore del gruppo di Pistoia) come denotano anche le sue attività di “scrittore” consultabili in diversi link rintracciabili in rete.

Casseri era iscritto a Casa Pound, movimento della destra radicale che si autodefinisce «fascista del terzo millennio», lui era parte di quell’arcipelago, altro che depresso e folle. Era folle quando presentava i suoi libri invitato dai vari circoli?!

L’uomo originario di un comune nel Pistoiese bloccato in un parcheggio sotterraneo - durante un conflitto a fuoco - è rimasto ucciso, non è ancora chiaro se si sia suicidato o se sia stato colpito.

Nel frattempo, in queste ore, la comunità senegalese che si è raccolta nei pressi di piazza Dalmazia dove sono avvenuti i due omicidi della tarda mattinata dopo un momento di raccoglimento e preghiera per i loro fratelli uccisi, ha mostrato tutta la sua rabbia e indignazione muovendosi in corteo spontaneo verso la Prefettura.

In 200 hanno bloccato i viali al grido di "Vergogna non si può morire così. Razzisti Razzisti" e staccato alcuni cartelli della segnaletica stradale. Non credono alla versione soft che le forze dell’ordine ribadiscono cercando si calmare la situazione, "si tratta di un folle, depresso...".

La tensione rimane molto alta soprattutto dopo la conferma delle "simpatie" politiche di estrema destra dell’assassino, è intervenuto anche il reparto celere in assetto antisommossa a presidiare la situazione, mentre si è riunito il Tavolo per l’ordine pubblico e la sicurezza, presente anche il Sindaco, Matteo Renzi.

Nel frattempo un altro gruppo di senegalesi si è radunato nei pressi del mercato di San Lorenzo dove è avvenuta la seconda sparatoria e sta decidendo come muoversi in una sorta di assemblea improvvisata. Intanto i movimenti cittadini antirazzisti si stanno organizzando, domani pomeriggio è previsto un presidio in piazza Dalmazia e Sabato 17 dicembre una manifestazione regionale antirazzista.

Dopo i tentativi di linciaggio e l’assalto al campo rom di Torino pochi giorni fa, l’ennesimo atto di violenza razzista che mostra come decenni di cultura e politica intrisa dalla xenofobia, dalla tautologia della paura, dalle decostruzione della sfera dei diritti umani nonché da un processo più generale di clandestinizzazione dei diritti stanno producendo i loro effetti nella pancia della società italiana.

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Messaggi

  • Firenze - Sabato 17 dicembre ore 15 Piazza Dalmazia - Manifestazione antirazzista

    • Un lucido fascista

      di Gmdp

      13 / 12 / 2011

      " ....la storia del nazionalsocialismo venne ridotta a storia dei campi di concentramento e quindi ancora una volta letta come storia di una follia omicida, come storia “eccezionale” e non come storia di “normali” complicità"
      (Sergio Bologna, Nazismo e classe opearia, 1993)

      Samb Modou e Diop Mor non erano “degli africani ambulanti”, ma nostri concittadini al pari di chi scrive o di chi legge questa nota, avevano dei sogni, degli amori, un progetto di vita.

      La loro uccisione interroga tutti noi e credo che quanto successo vada affrontato togliendolo dalla retorica dell’ “istante di follia di un pazzo” e messo, invece, dentro la discussione politica tout court ed in sequenza con altre tappe della storia recente italiana.

      Una storia di pogrom ( le molotov al campo Rom di Ponticelli a Napoli, l’incendio contro il campo delle Vallette a Torino, ma chi si è dimenticato del tiro al piccione di a Castelvolturno o le violenze nel lager agricolo di Rosarno?), stragi ripetute che travolgono tutto e sopratutto gli ultimi della scala dei diritti (valga per tutti l’esempio del tumulto di Lampedusa).

      La storia dell’Italia nella crisi è una via crucis di odio etnico, di sublimazione delle tensioni sociali in violenza sul (più) povero, in cui cinguettano timidezza della politica – Renzi e la segretaria torinese del PD sono stati indecenti- e violenza organizzata, sia essa popolare e di massa o armata ed individuale.

      Gianluca Casseri non è un folle. Come fa una persona ad essere fino a ieri un militante sostenitore di Casa Pound, dirigere riviste, partecipare a tutti i livelli della discussione sulla fase e un solo giorno dopo a diventare un “folle” che fa “gesti inconsulti”.

      Non esiste la pazzia a comando. Esistono forzature e comportamenti che estremizzano linearmente un progetto politico di intervento sulla crisi dibattuto nella destra estrema italiana. E più in là rappresentato nel nuovo linguaggio inaugurato già anni fa dal leghismo a la Borghezio. Casseri non era un pazzo, ma un dirigente politico di estrema destra la cui memoria la sua stessa organizzazione sta cercando di occultare togliendone le tracce da web.

      Dopo il pogrom di Torino, bene analizzato dal prof. Marco Revelli sul Manifesto, la discussione pubblica e che non compare sui giornali è stata -anche- quella de “certo i ragazzi hanno esagerato a bruciare il campo Rom ma non possiamo mantenere gli zingari”; dopo oggi, strisciante, serpeggia sotto traccia il “certo, sparare in faccia ai negri è una follia, ma gli ambulanti abusivi in Piazza Duomo non ci devono stare”.

      La politica è anche, e talvolta sopratutto, stabilire un ordine del discorso, che impone e che informa la verità sui fatti ed i dispositivi successivi (negli esempi di prima i Rom del napoletano sono stati cacciati e l’”emergenza” lampedusana è stata risolta in negativo per l’accoglienza dei migranti).

      Per questo Casseri non è un “pazzo” ma era ed è rimasto fino all’ultimo un fascista organizzato con altri.

      La crisi in corso non genera da sé nuova democrazia con nuovi diritti, ma è uno spazio politico maledettamente incerto, nel quale ogni esito, anche il peggiore, è possibile. Dalla crisi si può anche uscire più poveri, con meno diritti e con un assetto governamentale durissimo.

      Qualche anno fa Sergio Bologna pubblicò un libro, per anni fu difficile trovarlo e quindi venne riedito dalla Manifesto Libri, dal titolo “Nazismo e classe operaia”. La collocazione storica è il periodo di declino della Repubblica di Weimar e l’arrivo di Hitler al Reichstag e nel libro Bologna ricostruisce le giornate straordinarie di resistenza all’avanzata delle SA nella Germania ed in particolare a Berlino: osteria per osteria i giovani delle organizzazioni dei lavoratori ed il Gastarbeiter difesero i loro quartieri.

      La costruzione dell’alternativa politica si fonda dentro i conflitti sociali che dobbiamo affrontare, non è un processo esogeno alla durezza di quello che abbiamo di fronte. Non servono scorciatoie, dobbiamo stare dentro per costruire l’oltre, l’esodo, l’altra società.

      Il finale non è scritto. Possiamo costuire unità contro la crisi, creare ponti laddove la crisi separa e divide, connettere in conflitti comuni pezzi di società che il comando vuole in competizione per la povertà invece che fratelli ed alleati per riavere la ricchezza socialmente prodotta.

      Ci vediamo a Firenze sabato. Chiudere Casa Pound.

      Con Samb e Diop nel cuore.