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FOTO >30 Settembre contro le missioni militari manifestazione nazionale a Roma

Publie le domenica 1 ottobre 2006 par Open-Publishing
4 commenti

30 Settembre contro le missioni militari manifestazione nazionale a Roma

Hanno chiamato la spedizione in Libano “missione di pace”. Hanno ragione.
Ma solo nel senso che vogliono portare in Medio Oriente la “pace” dei dominatori. Vogliono garantire allo Stato di Israele quel disarmo della resistenza libanese che la sua guerra criminale non è riuscita ad ottenere. Vogliono trasformare il Libano in un “pacifico” protettorato d’Occidente, con confini presidiati e un esercito commissariato. Vogliono ottenere da milioni di palestinesi la “pacifica” rassegnazione a vivere (e a morire) nella piccola prigione a cielo aperto di Gaza e Cisgiordania, negando il diritto di ritorno per i profughi e i rifugiati.

E’ per conquistare questa pace che è stata mobilitata la più impressionante macchina da guerra internazionale mai sbarcata in terra araba da mezzo secolo. Con USA ed Europa nuovamente alleati nelle politiche di potenza (come già in Kosovo e in Afghanistan). Con l’Onu, responsabile a suo tempo dell’embargo genocida contro il popolo iracheno, che benedice la nuova missione “umanitaria”. Con Bush e Olmert che plaudono e ringraziano tanta generosità.
E’ per partecipare, in prima fila, a questa missione di “pace” che il nuovo governo Prodi-D’Alema ha chiesto ed ottenuto il voto meritato di Fini e Berlusconi, e le pubbliche congratulazioni di Israele.

Come hanno potuto i gruppi dirigenti delle sinistre (PRC-PDCI-Verdi-Sinistra DS) siglare questa vergognosa unità nazionale militare con D’Alema, Fini e Berlusconi? Perché non un solo deputato o senatore della sinistra ha avuto il coraggio e la dignità morale di votare NO alla missione? La risposta è semplice: perché tutta la sinistra italiana si è ricollocata nel governo dell’Unione con la precisa funzione di coprire a sinistra la sua politica, di subordinarvi i movimenti, di disinnescare ogni opposizione. Il tutto al modico prezzo di tre ministri e di una presidenza della Camera.

Noi rifiutiamo questa svendita. Milioni di giovani, di lavoratori, di pacifisti non si sono mobilitati per anni contro Berlusconi per vedersi oggi arruolati da Prodi (e Bertinotti) in nuove missioni militari. E’ ora di rilanciare un’aperta opposizione alle missioni militari e ai loro interessi coloniali a difesa dei popoli oppressi del Medio Oriente.

VIA LE TRUPPE DA TUTTI I TEATRI DI GUERRA
NO ALLA SPEDIZIONE MILITARE IN LIBANO
NO ALL’UNITA’ NAZIONALE MILITARE PRODI-D’ALEMA-FINI-BERTINOTTI
NON UN UOMO, NON UN SOLDO PER LE MISSIONI MILITARI
PER IL DIRITTO INCONDIZIONATO DI RESISTENZA DEI POPOLI OPPRESSI CONTRO LE FORZE MILITARI DI OCCUPAZIONE
PER IL PIENO DIRITTO DI AUTODETERMINAZIONE DEL POPOLO PALESTINESE

GALLERIA FOTOGRAFICA INTERA MANIFESTAZIONE AL LINK:

http://www.edoneo.org/30settembre.html


http://www.edoneo.org/

Messaggi

  • da italy.indymedia.org

    però è nato quantomeno settimino
    by Nino Sunday, Oct. 01, 2006 at 1:05 PM mail:

    Premetto che, nonostante motivate perplessità rispetto a certe adesioni, al corteo ho partecipato pure io.

    E mi sembra che i presunti 10.000 stimati dagli organizzatori ( i Cobas, dei quali faccio parte, sono arrivati a sparare 15.000 !) sono stati sovrastimati almeno 4 volte rispetto alla realtà.

    Quindi, se è nato "un nuovo movimento" ( e ho qualche motivato dubbio in proposito), questo movimento è nato quantomeno settimino ......

    E NON CREDO CHE QUESTA OGGETTIVA REALTA’ POSSA ESSERE MODIFICATA CON UN TRIONFALISMO A DIR POCO PATETICO ......

    • Il Forum Sociale Europeo di Atene ha deciso come principale obiettivo di mobilitazione europea la lotta contro la guerra globale e permanente scatenata dagli USA e dai loro alleati, stabilendo una settimana di iniziative in tutta Europa dal 23 al 30 settembre.

      Quindi mettersi a contare con sospetta puntigliosità i numeri di Roma è da ignoranti (nel senso di chi ignora).

      Ci sono testimonianze e foto che giungono da Atene, per esempio.

      Domani o già questa sera sapremo quanti, in Europa, rifiutano certe posizioni.

      Oppure il movimento riguarda Roma e provincia?

      Se fossi del Sud Italia forse sarei andato a manifestare ad Atene, da dove è partita l’iniziativa.

      Se invece fossi un Milanese sarei andato a manifestare a Madrid perchè ho molti amici laggiu’.

      Isomma non fossilizziamoci e usciamo dal provincialismo.

      Se poi è comodo strumentalizzare lo sciopero dei giornali e i conteggi dei questurini per portare acqua a Bertinotti che boccheggia...e Prodi che annaspa...fate vobis

    • A parte che la quasi totalità degli organizzatori del corteo di ieri - unica eccezione i Cobas - non aveva nulla a che fare col Foum Sociale di Atene così come molto poco a che fare con Atene aveva la piattaforma politica di Roma, credo che in ogni caso sia ridicolo moltiplicare per quattro ( ma forse anche per cinque o sei) i numeri reali dei partecipanti.

      E non è questione di numeri dati dalla questura, che a quanto ne so non ne ha dati proprio.

      Certo, la allucinante "sindrome da governo amico" che sta toccando anche ambienti qualche mese fa impensabili ed il fatto che la manifestazione sia stata completamente ignorata dai media sicuramente hanno avuto il loro ruolo nel determinare il "flop".

      Ma è anche vero che lo stesso schieramento ( con i Cobas aggregati o meno a corrente alternata ) ha prodotto in questi anni soltanto "flop" analoghi, anche quando non c’era il presunto "governo amico" ed anche quando qualche spazio sui media era stato "benevolmente" concesso.

      L’ultima volta era avvenuto sulla Palestina poco prima delle elezioni politiche.

      Per cui credo che, invece di vantare un inesistente "successo" dell’iniziativa, sarebbe il caso di fare una riflessione seria .....

      Senza contare poi che a tenere lontani dal corteo romano anche ambienti e situazioni che a grandi linee ne condividevano la piattaforma ha contribuito pure la presenza tra gli organizzatori e tra le adesioni di sigle e singoli personaggi alquanto ambigui ed inquietanti.

      Ed anche questa è una questione sulla quale sarebbe stupido ed infantile sorvolare .....

      Naturalmente, sempre se si vuole veramente mettere in piedi un movimento di massa e reale e non soltanto piantare qualche bandierina di organizzazione su una carta geografica desertica.

      Keoma

    • Noi ci troviamo di fronte ad un governo che non ci è amico ma il punto è che non è neanche un mancato governo amico, magari su cui premere per esercitare una correzione o mandare un avvertimento e lanciare una speranza. No, ci troviamo di fronte ad un governo che sta dall’altra parte della barricata. Il governo della settima potenza imperialista del mondo.

      Discorso conclusivo di Marco Ferrando (Partito Comunista dei Lavoratori) al termine della manifestazione nazionale e corteo contro le missioni militari - Roma 30 settembre 2006

      In molti paesi, in queste ore, sfilano importanti manifestazioni ma in Italia questa manifestazione ha una valenza particolare
      perchè si muove in un contesto in cui tutte le sinistre italiane, anche quelle che si definivano radicali, alternative,
      antagoniste, anticapitaliste, quelle che avevano giurato sul no alla guerra, assumendola come un elemento pubblico della
      propria identità, hanno finito per dare un sostegno determinante alle missioni militari. Per capitolare alla guerra, per
      capitolare al proprio militarismo, per capitolare al proprio imperialismo. Il quadro è ancor piu’ terrificante, per molti
      aspetti, dalle analisi fatte precedentamente. Perchè qui, a differenza di altri paesi, assistiamo ad una comunità attorno alle
      missioni militari. Fino a poco tempo fa l’unità era presentata come un perimetro da difendere per recintare e impedire uno
      slittamento a destra. Oggi vediamo che, in omaggio alla politica e al programma del centrosinistra nel campo della politica
      estera, si sviluppa una unità nazionale larghissima che va da Fini a Bertinotti. Da Fini e cioè l’erede dell’Olocausto, della
      cultura di guerra, del colonialismo fascista, a Bertinotti e cioè il predicatore gandhiano della non-violenza.
      Parlano di un "valore assoluto" ma solo per i popoli resistenti e non gli stati dominanti, i loro carri armati, i loro
      bombardieri, perchè le missioni degli stati dominanti si possono sostenere e votare nel nome della non-violenza. Così abbiamo
      visto questa unità nazionale dispiegarsi su tutti i tasselli della politica estera. Persino sull’Iraq si è finito per gestire
      unitariamente un ritiro concordato con il precedente governo Berlusconi. Nei tempi e nei modi con l’amministrazione americana,
      nei tempi e nei modi voluti da Berlusconi e quindi nei tempi e nei modi compatibili con la continuità del saccheggio economico
      e dell’occupazione militare dell’Iraq e oggi vediamo tutti, a destra come a sinistra, fare il plauso bipartisan alle truppe
      italiane delle quali viene lodata la professionalità di pace. Ma se poi queste truppe, come avviene in Iraq, si sono macchiate
      di crimini coloniali, hanno annichilito ambulanze, hanno ammazzato donne e bambini, come dicono le stesse interpellanze
      parlamentari, come riconosce la stessa magistratura, questo poco importa perchè il tricolore militare ha riunito tutte le
      rappresentanze politiche di questo Paese. Lo stesso dicasi dell’Afghanistan, come abbiamo visto, dove tutto il Parlamento
      rivota missioni di guerra, proprio nel momento della precipitazione massima di quelle missioni e l’abbiamo visto ancor piu’ con
      il Libano. L’enormità della questione Libano non è solo nel fatto che tutto il Parlamento sostiene la piu’ grande spedizione italiana del secondo dopoguerra, dentro una missione internazionale il cui obiettivo è sostanzialmente lo stesso obiettivo di fondo della guerra che l’ha preceduta, a partire dal disarmo della resistenza libanese. L’enormità sta nel fatto che la cosiddetta sinistra radicale ha finito con l’assumere questa missione come modello di riferimento, come modello umanitario, come la propria missione. Non una missione come quella in Afghanistan, che si sostiene opportunisticamente obtorto collo e su cui si finge una opzione critica ma la missione militare per eccellenza, quella che viene indicata da imitare per le
      missioni future. Questa sarebbe la sinistra radicale di questo paese. Tutto questo non accade per caso, tutto questo non accade
      per errore o deviazioni politiche piu’ o meno gravi di questo o quell’altro gruppo dirigente.
      Questa è una ricollocazione di campo di tutti i gruppi dirigenti della sinistra italiana. Una sinistra che ha utilizzato i movimenti quando era
      all’opposizione, per salire al governo ma oggi, che è al governo, governa a vantaggio delle classi dirigenti e contro i movimenti e facendosi ammortizzatore sociale e politico delle loro reazioni. Cintura protettiva della politica del governo anche nel campo della politica estera. Questa manifestazione oltre i suoi numeri ragguardevoli è una importante manifestazione.
      In questa piazza, c’è un campo di forze, certamente diverse ma accumunate da un punto: c’è una sinistra che non ha piegato la
      testa, che non si è accodata all’unità nazionale, non si è accodata alla retorica tricolore, non si è accodata al nuovo
      imperialismo, una sinistra che non vuole difendere ministeri, sottosegretari, la presidenza della Camera, ma ha da difendere
      solamente i diritti dei popoli oppressi, le richieste dei lavoratori, una prospettiva di trasformazione. Questo campo di forze
      è un investimento sul futuro, del movimento operaio e dei movimenti di lotte in questo paese. Quindi la necessità che abbiamo
      oggi non è di recintare il nostro perimetro di dissenso ma di investire questo campo di forze in campo aperto, in una vera e
      propria battaglia di massa, capace di intercettare il senso comune di tanta gente semplice che non si riconosce in queste
      missioni e capace di intercettare il malumore di tanti lavoratori colpiti in queste ore da una legge finanziaria che destina
      alle spese militari e alle missioni militari parte dei servizi sociali e delle spese sociali. Anche quei settori del mondo
      pacifista che forse non condividono la nostra piattaforma giustamente antimperialista ma fortunatamente non hanno chinato il
      capo alle celebrazioni di Assisi, a quelle del militarismo umanitario. Dobbiamo riuscire ad investirci in una interlocuzione
      larga con tutte queste forze, per costruire il piu’ largo fronte di opposizione di sinistra al governo dell’Unione. Credo che
      un punto sia centrato: noi ci troviamo di fronte ad un governo che non ci è amico ma il punto è che non è neanche un mancato
      governo amico, magari su cui premere per esercitare una correzione o mandare un avvertimento e lanciare una speranza. No, ci
      troviamo di fronte ad un governo che sta dall’altra parte della barricata. Ci troviamo di fronte al governo della settima
      potenza imperialista del mondo. Ricostruire una opposizione a questo governo è un problema morale e politico e anche il piu’
      grande atto di solidarietà che possiamo avere verso le lotte di liberazione dei popoli oppressi di tutto il mondo.